Tra sopportazione e pazienza, nelle relazioni, c'è una sottile linea rossa. La nostra Love & Sex Teller Lucrezia Holly Paci ci aiuta a definirla.
Vi è mai capitato di pensare di essere insopportabili? Di dire alla vostra amica: “Sono single perché sono difficile da sopportare”? O di pensare, riguardo a una persona che conoscete, “beato chi la sopporta”?
Il punto è che nelle relazioni c’è una linea sottile di separazione tra sopportazione e pazienza. Sia a parole che nei fatti. È difficile che una persona innamorata di un’altra venga infatti a dirvi “non la sopporto”, se non per scherzo.
Poi è vero che scherzando si dice la verità. Ma avere pazienza in amore significa supportare qualcuno più che sopportarlo. Comprendere il partner, imparare col tempo a stargli accanto e relazionarsi con alcuni suoi lati, anche quelli più particolari. Quando supportiamo siamo, per così dire, il rinforzo dell’altro, senza però farci carico dei suoi pesi. Magari lo faremmo anche, ma lui non vuole “pesarci” così tanto. E così ci diamo da fare per aiutarlo a modo nostro.
Quando invece sopportiamo, siamo le uniche pazienti nella coppia. Dall’altro non riceviamo nulla e siamo sempre noi a sforzarci. Allora giustifichiamo, mandiamo giù robe che un tempo sarebbero state inaccettabili, e diventa una costante la frase “fa nulla non preoccuparti” anziché “mi daresti una mano a…”. E ci sono situazioni in cui addirittura diventiamo quasi ubiquitarie per arrivare dove l’altro non arriva, pur di fare tutto per lui. Ci facciamo in quattro, poi in otto, e poi in sedici. Moltiplichiamo la nostra pazienza come se fosse infinita.
La pazienza però dovrebbe essere un impegno: non uno sforzo.
Essere pazienti è anche una qualità innata: alcune persone sono più predisposte, altre no. Certo, avere accanto la persona giusta un po’ di differenza la fa. Magari da single sbandieriamo di essere pignole, perfezioniste, dure e cocciute: delle vere donne insopportabili. Poi entriamo in una relazione e “magicabula”: ci riscopriamo più accomodanti, elastiche e morbide di quanto pensassimo.
La pazienza possiamo, quindi, scoprirla. E, per fortuna, in alcuni casi anche perderla. Ci sono infatti partner che non meritano né il nostro supporto né tanto meno la nostra sopportazione. Ma in genere ce ne accorgiamo dopo. Una volta che li abbiamo lasciati, o poco prima di farlo. La frase tipica è: “non so come io abbia potuto sopportarlo per tutto quel tempo”. Oppure facciamo a noi stesse questa promessa: “Ho già dato: non sopporterò più uno così”.
Chi l’ha dura la vince, recita un detto. E nelle relazioni funziona, a patto però che entrambi i partner si supportino a vicenda e che nessuno dei due sopporti e basta. Essere pazienti è una manifestazione di maturità, la conferma che all’interno della coppia sta avvenendo una crescita reciproca e che entrambi possono contare l’uno su l’altro a vicenda.
È quando uno dei due si disinteressa totalmente dei bisogni dell’altro che la pazienza ha i tempi contati. L’accoppiata masochista-egoista ha la sua data di scadenza dopo la quale, o la relazione finisce, o l’intesa “va a male”. Quindi o si “scoppietta” tutti i giorni e tra discussioni e scenate la coppia si conserva nel tempo. O la coppia scoppia all’improvviso quando - liberi tutti! – la pazienza finisce.
La pazienza reciproca quindi tiene uniti, la pazienza non corrisposta allontana. E la fine della pazienza a volte è liberatoria. Praticate atti di pazienza con consapevolezza. Non fatelo a “caso”, datele sempre un senso.
Autore
Claudio Lucca
Regia
Claudio Lucca
DoP
Claudio Lucca
Montaggio
Claudio Lucca
Operatori
Claudio Lucca e Valentina Mele
Assistente di Produzione
Claudiu Rednic
Producer
Michele Rossi