10 mamme a cui ispirarsi
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/Angiolina Montagna - Correva l’anno 1988, l’Italia non conosceva ancora il potere del web. Le notizie non potevano diffondersi con la velocità che oggi può dare loro la condivisione in rete, ma il mondo conosceva già il sapore della violenza e della sopraffazione.
Il 30 gennaio 1988 il virus della violenza e della sopraffazione, della cupidigia e dell’odio animò anche il rapimento di Cesare Casella.
Mamma Angiolina fece di se stessa lo strumento perché il nome di Cesare passasse di bocca in bocca: nel giugno del 1989 camminò a passi lenti ma rumorosi attraverso i paesi dell’Aspromonte (Calabria), lì portavano le tracce del rapimento del figlio.
Si incatenò ai cartelli stradali; dormì in una tenda; si lasciò fotografare, baciare e avvicinare sciupata, stanca e con i capelli stetti sul capo a scoprire il viso sofferente; scrisse a mano slogan di denuncia; protestò con umano dolore e mosse a compassione un intero paese.
Nelle piazze di Platì e San Luca ruppe ogni omertà, accolse la solidarietà delle madri del sud e i giornali per primi la chiamarono “Mamma coraggio”.
Angiolina Montagna è una mamma a cui ispirarsi: lei riottenne l’abbraccio di suo figlio e proprio da quell’abbraccio noi traiamo, ancora oggi e per sempre, la testimonianza della forza fiera delle madri.
- milano.repubblica.it