Cos'hanno in comune fave e pecorino con il 25 aprile? La resistenza: quella che in forno cuoce (si spera) a puntino i vostri tortini e quella con la "R" maiuscola, all'origine di questa festa. Oggi si cucina sul serio: la ricetta di Sofia, in arte Cucinare Stanca.
Cos'hanno in comune fave e pecorino con il 25 aprile? La resistenza: quella che in forno cuoce (si spera) a puntino i vostri tortini e quella con la "R" maiuscola, all'origine di questa festa. Oggi si cucina sul serio: la ricetta di Sofia, in arte Cucinare Stanca.Ho 33 anni e, anche se interiormente me ne sento 80, il 25 aprile è stata proclamata festa nazionale della Liberazione molto prima che io nascessi, esattamente il 22 aprile del 1946.
La Liberazione è quella dal nazifascismo, il 1946 è l’anno della nascita della nostra Repubblica.
Eppure mi sembra che un po’ ce ne stiamo dimenticando, anzi che questa libertà guadagnata con tanti morti la stiamo dando per scontata, anche se di libertà in questi mesi di lockdown ne abbiamo sperimentata gran poca.
La Liberazione non è una ricorrenza sciapa
Certo, nessuno di noi ha vissuto in prima persona il fascismo e forse per questo abbiamo declassato questa festa a luogo comune o, peggio, tendiamo a rimanere indifferenti. Proprio l’indifferenza è il sentimento peggiore, perché è esattamente il contrario di ciò per cui i nostri nonni - che in quel 25 aprile 1945 erano sulle montagne, sulle colline e nelle città a combattere per liberare il paese - hanno lottato. Loro erano partigiani - che vuol dire che sceglievano da che parte stare - e avevano scelto la libertà. Per loro e per i loro figli e nipoti.
La nostra generazione è quella che più o meno consapevolmente vive di rendita, ha un debito insanabile verso chi ha sentito prepotente dentro di sé l’ideale della democrazia, ha cacciato ‘lo straniero’ e ha combattuto la connivenza fascista. È quella deve ricordare sempre che il miglior modo di commemorare è quello di sentire dentro le ingiustizie, di saperle individuare chiaramente, di dare loro un nome e di condannarle, e contro queste ingiustizie utilizzare e salvaguardare sempre lo strumento più grande che abbiamo ricevuto in eredità: la democrazia, schierandoci e prendendo ‘le parti’, parteggiando, anche senza che ci sia più la necessità di combattere in montagna.
Fave e pecorino: il sapore delle scampagnate in (nome della) libertà
Quest’anno non potranno esserci cortei, non potremo riunirci nelle piazze, non potremo andare sulle colline a grigliare e a mangiare fave e pecorino, simbolo delle feste di questo periodo, soprattutto del primo maggio, festa dei lavoratori, ma che già iniziamo a mangiare il 25 aprile sui campi, sdraiati morenti e ubriachi.
Quindi oggi vi propongo una ricetta alternativa con questi ingredienti, ricordandovi sempre che non c’è un solo modo di fare le cose e di essere partigiani, ma ognuno nella propria quotidianità può farlo come meglio crede, purché lo faccia.