La misofobia è una paura irrazionale di venire a contatto con sporco e batteri. Scopriamo cosa comporta e come si cura questa fobia patologica.
La misofobia è una paura irrazionale di venire a contatto con sporco e batteri. Scopriamo cosa comporta e come si cura questa fobia patologica.La misofobia è una paura patologica e irrazionale nei confronti dello sporco e dei batteri. Chi ne soffre, infatti, tende a diventare ossessionato dall’igiene e dalla pulizia della propria abitazione, ma anche degli oggetti e degli ambienti in generale.
Parliamo di soggetti che aumentano costantemente le precauzioni igieniche, reiterando all’inverosimile comportamenti di pulizia (anche estremi) verso sé stessi, verso gli altri o anche verso ciò che li circonda.
Che cos’è la misofobia?
La misofobia è la fobia dello sporco. Chi è affetto da questo timore ossessivo ha paura delle malattie perché teme di contrarre infezioni o varie patologie venendo a contatto con sporcizia e batteri in generale.
Il termine venne coniato nel 1870 da William A. Hammond in riferimento ad un paziente che continuava a lavarsi continuamente le mani e che era affetto da un disturbo ossessivo-compulsivo.
Tuttavia, gli studi condotti successivamente da più ricercatori (ed in particolar modo le dissertazioni dello psichiatra americano Harry Stack Sullivan) hanno differenziato di fatto la misofobia dal ramo dei disturbi compulsivi.
Significato di Misofobia
Il termine misofobia è di origine greca, perché in greco mysos significa "sporco" e phobos significa "fobia".
A fronte di questo, dunque, parliamo di una paura patologica e irrazionale verso lo sporco, ma anche nei confronti di cose e persone che potenzialmente possono essere veicolo di contaminazione o infezione.
Rupofobia e Misofobia: affinità e differenze
Rupofobia e misofobia sono due tipologie di fobie affini e per questo talvolta erroneamente vengono confuse.
La misofobia è la paura irrazionale del contatto diretto con lo sporco e, di conseguenza, anche della successiva (e indiretta) contaminazione, delle malattie e delle possibili infezioni. Di contro, invece, la rupofobia può essere innescata anche dal solo pensiero della scarsa pulizia circostante.
I sintomi della misofobia
Al pari di altre fobie, la misofobia si presenta come un insieme di sintomi sia psicologici che somatici. Chi ne soffre, infatti, manifesta:
- tensione e nervosismo;
- tachicardia;
- nausea;
- mancanza di respiro;
- bisogno incessante di lavarsi o igienizzarsi le mani o il corpo.
Inoltre, non è raro che questa paura patologica comporti anche sudorazione eccessiva e profusa, ansia, attacchi di panico e altre manifestazioni fisiche che possono portare il soggetto fobico a limitare la propria vita sociale, affettiva o lavorativa.
E non è tutto: i soggetti affetti da tale disturbo, infatti, dedicano molto tempo alla pulizia quotidiana, indossano guanti e mascherine, tendono a evitare mezzi pubblici o di condividere il proprio cibo, detergendo scrupolosamente ambienti e indumenti. Non è raro, inoltre, che manifestino anche altri tipi di timore, come ad esempio la paura di essere soffocati.
Misofobia: le cause
Alla base di questa patologia ci può essere un insieme di concause e di fattori ambientali e caratteriali. Chi ne soffre, ad esempio, può aver sviluppato un disturbo ossessivo-compulsivo o può vivere un conflitto morale inconscio che tende a manifestarsi in questo modo.
La misofobia, inoltre, può essere determinata da ricordi dolorosi, aspettative eccessive, episodi drammatici che sono stati rimossi razionalmente dal soggetto. Senza contare che possono esserne affette anche persone particolarmente ansiose, insicure, insoddisfatte o soggette a forti stress.
Misofobia: le cure
La persona che soffre di misofobia, a tal punto da evitare qualsiasi contatto con persone o ambienti potenzialmente infetti, dovrebbe parlarne con il suo medico di base e farsi indirizzare a una figura competente. La paura dello sporco, fino a certi limiti, è gestibile; se però diventa una paura morbosa, va affrontata con i giusti strumenti.
Le possibili cure dipendono dalla gravità del disturbo e dal quadro clinico completo del paziente che ne soffre. Sarà lo specialista, infatti, a delineare l’iter terapeutico più indicato.
lI terapeuta può consigliare di intraprendere un percorso mirato a gestire gli stati ansiosi e la sintomatologia specifica a essi associata. Anche la psicoterapia cognitivo-comportamentale è un valido strumento terapeutico in tal senso.
In altri casi, infine, lo psichiatra potrà consigliare anche l’assunzione di farmaci mirati come le benzodiazepine, i beta-bloccanti o gli antidepressivi triciclici. Per ciascuno di essi definirà le modalità di assunzione specifiche a seconda della situazione.
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