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Multitasking, l'inganno contemporaneo: ecco perché non esiste

Il tanto celebrato multitasking, quello che vantiamo come prerogativa femminile e a volte ci viene addirittura richiesto sul lavoro, non esiste. Esiste l’abitudine (sbagliata) di passare senza sosta da un compito a un altro, sovraccaricando il nostro sistema cognitivo.

Il tanto celebrato multitasking, quello che vantiamo come prerogativa femminile e a volte ci viene addirittura richiesto sul lavoro, non esiste. Esiste l’abitudine (sbagliata) di passare senza sosta da un compito a un altro, sovraccaricando il nostro sistema cognitivo.

“Tranquillo, sono una donna, so fare più cose insieme”. Ti è mai capitato di dire questa frase? Probabilmente sì, e probabilmente l’hai detto mentre parlavi al telefono in vivavoce, inviando una mail con la mano sinistra e caricando la lavatrice con la destra. Ma abbiamo una notizia, decidi tu se è bella o brutta: il tanto celebre multitasking non esiste. Anzi, dovremmo proprio smetterla di inseguirlo, perché è un inutile stress a cui sottoponiamo il nostro cervello.

Il significato di multitasking

Sei al lavoro, stai partecipando a una call su Zoom e nel frattempo controlli le email, cestini lo spam e ogni tanto rispondi. E sì, dai pure un’occhiata al meteo perché hai proprio voglia di fare una scappata al mare nel weekend. È il momento di tornare a casa: ti metti alla guida, tieni sotto controllo il traffico e il navigatore GPS e nel frattempo ti fai due risate ascoltando la tua trasmissione radio preferita. 

Bastano questi esempi per spiegare cosa significa multitasking e, soprattutto, quanto spesso nella nostra vita quotidiana ci capita di fare più cose in contemporanea, un po’ per volontà e un po’ perché le circostanze ci costringono. A volte ne siamo consapevoli, e magari nutriamo anche una certa dose di orgoglio per la nostra efficienza; altre volte non ce ne rendiamo nemmeno conto. 

La nostra psicologia non ammette il multitasking

C’è però un problema. Come spiega Paul Atchley, professore associato di Psicologia presso l’università del Kansas, il nostro cervello dispone di miliardi di neuroni e migliaia di miliardi di connessioni, sa svolgere i suoi compiti a una velocità che non riusciamo nemmeno a immaginare ma, nonostante ciò, ha un grosso limite: non riesce a fare più cose insieme. Ebbene sì: il multitasking, come ce lo immaginiamo noi, non esiste. Quando abbiamo l’impressione di svolgere due compiti in contemporanea, in realtà il nostro cervello sta scegliendo di volta in volta quali informazioni processare per poi passare senza sosta dall’una all’altra.

“Che problema c’è?”, ti chiederai. “Dopotutto, l’importante è il risultato!”. Purtroppo, le cose non vanno esattamente così. Quando inizi a svolgere un compito, per esempio cucinare il pranzo, il tuo cervello costruisce una sorta di mappa mentale con gli ingredienti, le azioni da compiere, gli strumenti, i risultati attesi. Se nel frattempo una tua amica ti telefona, è un po’ come cancellare di colpo quella mappa mentale, salvo poi doverla ricostruire da capo. Peccato, però, che dopo una distrazione servano in media 15 minuti per riorientare il cervello verso il suo compito principale, con un calo dell’efficienza che può arrivare addirittura al 40%.

Gli effetti negativi del multitasking

Insomma, ogni volta che passi dall’attività A all’attività B, sacrifichi una parte dell’efficienza che avresti avuto se fossi rimasta focalizzata soltanto sul tuo compito principale. Chiaramente, questo è un principio generale che si può declinare in vari modi: un conto è interrompere un’attività di routine come cucinare un piatto di pasta, un conto è perdere la concentrazione mentre cerchi di decifrare un contratto bancario. In ogni caso, sarai un po’ meno precisa e un po’ meno veloce.

Non solo: che ci piaccia o no, il multitasking sovraccarica la nostra memoria di lavoro, cioè l’intervallo di informazioni che elaboriamo per svolgere un determinato compito. Tutto questo mette sotto pressione il nostro sistema cognitivo, affaticandoci mentalmente ma anche fisicamente: la pressione si alza, il battito cardiaco accelera, siamo più predisposte all’ansia e al malumore. Siamo proprio sicure che ne valga la pena, di controllare immediatamente quella notifica? 

Foto in apertura: Karolina Kaboompics/Pexels