Di miopia in miopia. Ossia del guardare le cose da lontano, da vicino o di schiscio, non importa. Perché per vivere con serenità il proprio corpo e la propria vita non esiste una sola ricetta, ma ce ne sono diverse. Tutte giuste e tutte sbagliate. Così come per fare la focaccia. Teorema di Sofia Fabiani.
Di miopia in miopia. Ossia del guardare le cose da lontano, da vicino o di schiscio, non importa. Perché per vivere con serenità il proprio corpo e la propria vita non esiste una sola ricetta, ma ce ne sono diverse. Tutte giuste e tutte sbagliate. Così come per fare la focaccia. Teorema di Sofia Fabiani.Io sono miope, l’ho scoperto un giorno all’università. Durante la lezione di diritto ecclesiastico, ero seduta quasi all’ultima fila di una grande aula a gradoni, una mia amica mi fa vedere i suoi occhiali nuovi. Ovviamente me li provo e come uno schiaffo bello forte, capisco che fino a quel giorno non avevo mai visto il professore in faccia e, più in generale, non avevo mai visto bene niente.
Un po’ affranta prenoto una visita oculistica: mi mancavano 1,75 gradi all’occhio sinistro e 1,50 all’occhio destro, in più ero anche molto astigmatica. Come ogni cosa che non capisco di me e che, in questo caso letteralmente, era sotto ai miei occhi, mi sono distrutta per non aver individuato prima che avevo vissuto più di 20 anni di vita così (forse meno), ignara e spedita, senza capire i contorni delle cose.
Una volta arrivati gli occhiali (avevo anche sbagliato la montatura), ho iniziato a capire che alcune delle cose che mi facevano paura erano in realtà dovute al fatto che non le vedevo.
Una su tutte, la mia paura di guidare, soprattutto di notte, in cui mi sembrava tutto distorto e allungato e mi saliva il cuore in gola e sudavo anche tutte le lacrime che avevo in corpo. Non dico di aver risolto subito la questione, perché l’angoscia mi accompagnava comunque, ma col tempo, almeno di giorno, iniziai a guidare bella spedita e anche a salutare le persone non solo quando mi cadevano quasi addosso.
Io sono miope in tantissimi ambiti della vita: di molte cose non vedo i contorni, non le vedo arrivare e mi fanno paura. Dal mio lato però ho una quasi totale assenza di giudizio in ogni ambito, ma, qualora una cosa proprio non mi torna, dentro ho una grandissima capacità di capire quando la mia opinione non è richiesta, non ostacolo nessuno e non mi prendo gioco di nessuno.
Conforme, con forme oppure no... body positivity, una battaglia che prende corpo
Mi sono infuriata per la frase di Davide Maggio sulle calze di Emma Marrone. Come dice la mia amica Daniela su Twitter, le sue gambe sono importanti perché l’hanno portata su ogni palco, davanti a centinaia di migliaia di persone, l’hanno sostenuta in ogni esperienza e la prossima volta le sue calze dovranno essere fatte di fili d’oro.
A questo evento sono seguiti articoli e messaggi sui social e sui giornali, qui purtroppo mi sono incastrata.
Io sono miope, forse, anche in questo caso: cerco di seguire la battaglia sulla body positivity, la approccio da lontano, informandomi, ma non ne vedo sempre contorni delineati, perché forse a causa appunto della mia miopia, il messaggio non basta a me, Sofia Fabiani, che non ho esattamente un corpo conforme.
Vivere serenamente il proprio corpo? Non c'è una sola "ricetta"
Mi piacerebbe bastasse qualcuno che mi dicesse: “ti devi amare per come sei”, “tutti i corpi sono validi”, “vestiti come ti pare”, per sentirlo vero. Perché poi quando mi siedo e mi tirano le calze perché ho mangiato un po’ di più e sto scomoda mi maledico? Perché se provo un vestito che mi vorrei mettere, appunto per vestirmi come mi pare e, invece che ai piedi mi arriva a metà ginocchio non c’è voce che tenga, incoraggiamento che ho letto su internet e mi viene da mettermi a letto? Forse la colpa è della mia analista che mi fa capire che è dall’angoscia e dal malessere che posso iniziare la riflessione e non da un suo incoraggiamento che, puntualmente, non arriva mai.
Sì, certo, l’ho capito perché mi sento così male, l’ho capito che in parte è un mio problema e in parte è della società. L’ho capito davvero, e spero che la battaglia vada avanti sia con gli slogan che con il sostegno al singolo disagio della persona, perché forse ci sono altre persone alle quali non basta il sostegno della collettività, e a casa si sentono un po’ male. Si potrebbe continuare a parlare della responsabilità dell’educazione ricevuta, che ingenera un senso di colpa straziante nelle persone con un corpo non conforme, ma io spero che abbiate delle persone che sul tema sono più preparate di me, che vi posso parlare solo di come mi sento io.
Perché faccio la focaccia in padella? Per dimostrarvi che alle cose ci si può arrivare da diverse strade e nessuna è valida e nessuna non è valida.
Cosa vi serve per 4 focacce in padella: