Gli ingredienti di un risotto perfetto: burro senza dubbio, un brodo saporito e... l'umiltà di voler imparare. Parola di Cucinare Stanca!
Gli ingredienti di un risotto perfetto: burro senza dubbio, un brodo saporito e... l'umiltà di voler imparare. Parola di Cucinare Stanca!Quando mi sono trasferita in Brianza, una sera a caso, ho scoperto l’umiltà.
Ero a cena dalla mia prima amica che ho avuto in Brianza, antipasto ok, primo piatto: un risotto giallo, ossia zafferano e luganega, una salsiccia tipica lombarda.
Al primo assaggio mi sono fermata e, presa da un moto di consapevolezza, mi sono dovuta dire brutalmente: «Ok, questa cosa non la so fare», ed ero così contenta in realtà... (poi vi dico perché).
Attenzione, non era la prima volta che me lo dicevo eh, ma era la prima volta che me ne facevo un problema. Era la prima volta in cui mi rendevo conto che il mio risotto non si avvicinava neanche lontanamente a quello che avevo assaggiato quella sera, fatto da una persona comune, non da un’esperta. Quello che facevo io non era cattivo, ma non era risotto.
Ero così contenta perché qualcosa mi era stato svelato, a mie spese eh, perché un pochino mi sono vergognata per tutte le volte che, inconsapevolmente, avevo invitato qualcuno a mangiare il risotto ai funghi a casa mia e mi era anche stato detto che era buono. Probabilmente nessuno aveva assaggiato un risotto in Lombardia, fatto dalla mia prima amica della Brianza.
Vorrei fare un discorso motivazionale su quanto le difficoltà e le sfide mi stimolino. In realtà le difficoltà mi appesantiscono e le sfide mi preoccupano, ma una cosa che ho imparato da poco, dicevo, è l’umiltà. Cioè, l’ho imparata quella sera, in cui bello tutto, so cucinare, so due, tre regole di base, ma ho dovuto abbassare le penne, e chiedere: «mi insegni a fare questo risotto? Ti pago».
Lei mi ha risposto come se le avessi chiesto: «mi insegni ad allacciarmi le scarpe?».
Questa cosa che il risotto sia una specie di skill innata in Lombardia mi ha fatto sentire molto arrabbiata, talmente arrabbiata che due giorni dopo mi sono presentata a casa della mia prima amica della Brianza con la spesa. Praticamente mancava tutto, a detta sua, ma soprattutto mancava una cosa: il burro.
A Roma il burro non viene utilizzato molto di frequente: siamo persone da olio d’oliva, non ci potevo pensare mai che facesse la differenza in modo netto nella preparazione del risotto. Ma ero un po’ rigidina all’idea di infilare in un piatto un tocco di burro grande come una prugna, eppure… ora lo faccio a cuor - più o meno - leggero.
Ci sono molte cose alle quali stare attent* nella preparazione del risotto, una su tutte, il brodo di carne, che (vogliatemi bene lo stesso, ma non ho 10 pagine di articolo), questa è l’unica volta che vi dico «fatevelo spiegà da nonna».
Altro accorgimento da tenere: la pentola. L’ideale sarebbe averne una di rame. Lei l'aveva, (anche qui tramandata da chissà chi), molto vissuta, purtroppo la volevo rubare ma non mi entrava nello zaino... Per questo ci accontenteremo di una pentola in acciaio, che distribuisce il calore in modo forte e uniforme.
Dovete avere pazienza, stare in piedi davanti al risotto, guardarlo, parlargli e interpretarlo.
Io oggi ovviamente, cuore impavido, non preparerò il risotto giallo, ma preparerò il risotto al radicchio, con un roman touch: pezzi di caciotta.
>>>Leggi anche: "Torta di Zucca: gli altri sognan se stessi e tu sogni di loro"
Partiamo, cosa vi serve per due persone: