Perché voler essere a tutti i costi delle sardine e non godersi i momenti migliori che l'estate ha da offrirci?
Perché voler essere a tutti i costi delle sardine e non godersi i momenti migliori che l'estate ha da offrirci?La sessione all’università è sempre finita a luglio e si sa, più di tre esami a sessione sono una follia, almeno lo erano a Giurisprudenza. Ma noi ragazzette chiamate “curvy” dalle case di moda o anche “ciccia” dalle bulle delle medie, abituatissime a stare sotto pressione, ci inserivamo il quarto esame, forse il più duro: la prova costume.
La prova costume: il più severo e inutile degli esami
La prova costume, per chi come me, per tanto tempo è stato schiavo della diet culture, me la immagino come un banchetto all’entrata dei cancelli di Ostia (il famoso mare romano) con seduto un giudice severo e parziale, con accanto una pesa. La sentenza è sempre la stessa: non conforme, non idoneo a spogliarsi, ritenta l’anno prossimo. Allora giù con parei, posizioni tirate e costumi avvolgenti e una dose di stress considerevole.
Per me gli esami erano un momento di grande autocastigazione: ci arrivavo sempre molto affannata, pensavo che la mia vita o la mia morte sarebbero dipese da questo singolo evento isolato, da un numero, che se ci penso adesso, mi sembra un po’ riduttivo nell’economia di una vita intera. Non ero sensibile ad alcuna rassicurazione di sorta e mi distruggevo con i sensi di colpa, voglia di procrastinare, voglia di dormire. Quando ho smesso l’università mi sono ripromessa che di mia spontanea volontà, non mi sarei mai più sottoposta a qualcosa di così stressante.
Ovviamente non ho mantenuto la promessa in molti ambiti, perché mi continuo a cacciare incoscientemente in situazioni allucinanti. Ma in un ambito ci sono riuscita: ho capito quanto fosse inutile figurarmi mentalmente una forma fisica perfetta, in un futuro prossimo, e quanta violenza ci fosse nella struttura dei miei pensieri, secondo i quali sarei stata felice solo nei limiti di un corpo immaginario, spesso diametralmente opposto al mio (che sono alta 1,80 e non potrò mai comprare le taglie “petite” negli store online), per arrivare ogni estate a deludermi. Che fatica!
Non è un percorso semplice incapacy miei perché - soprattutto per chi come me passa molto tempo sui social - non introiettare immagini di corpi perfetti e di vite altrettanto perfette è faticoso e non automatico, così come è faticosa la performance in ogni ambito. Solo voi incapacy mi affaticate di più della performance forse.
L'importanza di godersi il momento
Lo so che dovrei dire frasi come “tutti i corpi sono belli”, “tutti i corpi sono validi”, ma sono sicura che per molti di voi suonerebbero come le rassicurazioni che facevano a me prima di un esame, che mi angosciavano ancora di più dell’esame stesso. Perché non le sentivo vere dentro di me, perché il panico che provavo per ogni esame non mi faceva focalizzare sul concetto che l’esame è solo un momento circoscritto, quasi senza valore, così come non ha valore un’estate, nell’economia di una vita intera.
La soluzione non la so, non sono un’esperta, posso solo dirvi che se un po’ di questa energia autodistruttiva che vi tenete in corpo la utilizzaste per godervi il momento in cui vi mettete al sole, entrate per la prima volta in acqua e vi vengono quei capelli da maledetti che vi regala solo la salsedine, potrebbe essere un primo passo.
Il rapporto con il proprio corpo è un argomento molto delicato e spinoso come lo è il rapporto con il cibo, che molto spesso la diet culture riduce a un mero elemento nutrizionale, da utilizzare per avere potere sul nostro corpo e sulla nostra forma fisica.
Dietro al cibo c’è quasi sempre un’esperienza, una cultura, un coinvolgimento emotivo non da poco e privarsene per me è la violenza più grande che possiamo farci.
Il cibo fatto bene, non quello che fate voi coi piedi, è evocativo ed emozionante. E un pasto diverso dal solito, più pesante, più condito o che non segue la grammatura giusta, è solo un evento, che vale tanto quanto un’ora di esame o un’estate in cui vi sentite più appesantiti. Allora se è ininfluente nel vostro programma di vita perfetta, perché non goderselo senza flagellarsi?
Oggi quindi, wannabe sardine mie, prepariamo la pasta con le sarde, un piatto tipico Siciliano, che mi riporta a un’estate talmente bella che sul momento non riesco neanche a ricordare la mia forma fisica di allora.
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