Ripida come la più alta delle cime da scalare, la tavola di Natale è una resa dei conti da cui non si può scappare. E allora un Mont Blanc a fine pranzo ci aiuta a capire che non siamo gli unici ad avere un Everest interiore da scalare.
Ripida come la più alta delle cime da scalare, la tavola di Natale è una resa dei conti da cui non si può scappare. E allora un Mont Blanc a fine pranzo ci aiuta a capire che non siamo gli unici ad avere un Everest interiore da scalare.Incapacy state già mentalmente con le gambe sotto al tavolo? Manca poco più di una settimana al pranzo più impegnativo dell’anno e sono sicura che nessuno sia mai realmente pronto a questa due giorni di cibo e confronti familiari.
Io e mia sorella, è quasi matematico, ogni anno a partire dal 20/21 dicembre iniziamo a guardarci male e con sospetto. La ragione è sempre una: a nessuna delle due va di fare niente ed entrambe ci infiliamo nei nostri ruoli prestabiliti dall’universo. Io inizio a lamentarmi che il peso del mondo lo devo portare tutto io, lei inizia a lamentarsi che il peso del mondo lo deve portare tutto lei.
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Se il mondo fosse un reality (forse lo è ma non voglio essere scambiata per una complottista perseguitata), il Natale sarebbe l’equivalente del falò di confronto di Temptation Island. Non si scappa, anche nelle famiglie più equilibrate, la resa dei conti si svolge fra la decisione del menù, l’assegnazione dei compiti, la disorganizzazione per il regalo del prozio di mio cugino e chi si deve immolare per i fritti, perché nessuno li vuole riscaldati in forno ma nessuno allo stesso modo vuole fare lo stage in una friggitoria proprio la sera di Natale.
Sorvoliamo sui Carabinieri che arrivano almeno una volta a casa di tutti fra minacce di diseredazione e urla disumane, facciamo finta che più o meno la preparazione sia andata tutta liscia, ci sediamo a tavola, l’equivalente del proprio Everest interiore.
Il pranzo di Natale, l'inscalabile monte con cui dobbiamo fare i conti
Ce l’hanno tutti. Ce l’ha pure vostra nonna che non riesce più a masticare quel lesso di vitello duro come la verità che preparate voi. Ce l’ha vostr* cugin*, che mangia troppo poco ed esigo che nessuno faccia domande e chieda specifiche. Ce l’ha vostra madre, che ogni anno si ripromette che non farà tutto lei perché le viene da piangere sempre un po’ dopo il pranzo di Natale. Ce l’ha vostro padre, che non ce la fa più a ricevere sempre la cravatta dozzinale e ce l’avete voi che non sapete che dovete fa’ della vita vostra ma immancabilmente lo dovete capire alle 12.30 del 25 dicembre per dare una risposta a vostra nipote che ha 10 anni meno di voi ma è già magistrato, sposata con due figli belli che sembrano finti e ha finito di fare i regali già il 30 novembre.
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A ciascuno la sua scalata (o il suo Monte Bianco)
Allora non vi dico di parlarne, vi dico solo di preparare delle monoporzioni di Monte Bianco da servire dopo pranzo, a simboleggiare che non siete gli unici che vivete un patema d’animo enorme e che ognuno dovrebbe concentrarsi sulla propria montagna da scalare, senza iper stimolare l’altro e senza sminuirlo.
È solo una cena, tiratevi la lingua per una sera.
Per questa ricetta, per circa 8 persone vi serve: