Se anche nella vita tutto quello che non riesce bene al primo colpo potesse aggiustarsi con una seconda cottura, sarebbe tutto molto più semplice. Intanto cominciamo con i cantucci di Cucinare Stanca!
Se anche nella vita tutto quello che non riesce bene al primo colpo potesse aggiustarsi con una seconda cottura, sarebbe tutto molto più semplice. Intanto cominciamo con i cantucci di Cucinare Stanca!Incapacy agitati miei, se anche voi vi siete impantanati in un vortice di vita all’insegna della performance, vi do il benvenuto e una pacca sulla spalla.
La sensazione costante della mia vita è che tutto dipenda dalla singola cosa che faccio, anche inserita in un processo e in un percorso, insomma ogni cosa è un esame e ogni cosa è una tragedia. Dentro di me ho un Ponzio Pilato immaginario, colui che decide fra vita o morte, non prevedendo posizioni intermedie, non prevedendo che un giorno un po’ si può morire, ma non del tutto.
Volevo fare questa ricetta e, onestamente, non avevo idea di cosa raccontarvi oggi, perché per chi crea dei contenuti, non è sempre semplice avere idee costanti da proporre.
La lezione dei cantucci: ce la si fa, anche non al primo colpo
L’idea me l’ha data la ricetta stessa, mentre preparavo questi cantucci, mi sono detta “ah se potessi essere questa ricetta, che funziona solo dopo la seconda cottura”, quanto sarei più rilassata.
Cosa voglio dire con questo? La ricetta ci insegna che è possibile farcela non al primo colpo, e anzi, c’è spesso bisogno di un secondo colpo per raggiungere il risultato, ma che il primo colpo deve partire perché altrimenti il processo non inizia.
Non significa che io abbia sbagliato la ricetta la prima volta (comunque non sarebbe la prima ricetta che sbaglio in vita mia). Significa che il procedimento di questa ricetta mi ha spiegato che si può attenuare un po’ il senso di fallimento imminente, si può pensare che quello che abbiamo realizzato non è un fallimento ma una tappa di un altro progetto e di un diverso risultato.
Se i cantucci non dovessero essere cotti nuovamente dopo la prima infornata, se non ci fosse la necessità di tagliarli e farli biscottare, il risultato sarebbe un enorme serpente pallido e insapore. Ecco incapacy, non ci fermiamo davanti a un serpente, perché deve esserci, ci deve far esclamare “ma che ho fatto? Ma che è ‘sta roba?”. ‘Sta roba la dovete fare a fettine e infornarla.
Ricordiamoci sempre che nessun atto che compiamo è definitivo e, a meno che non facciamo qualcosa di grave tipo un omicidio o servirmi al mio compleanno una mimosa con bagna alcolica (che reputo due situazioni di pari gravità), le occasioni sono infinite, bisogna solo smetterla di fare la lagna, piccoli miei.
La ricetta è molto semplice, non ha bisogno di alcuna tecnica particolare, c’è solo bisogno che non vi ustionate le mani e stiate attenti a quello che fate coi coltelli.
Cosa vi serve: