Hai l’impressione di fare il lavoro che fai solo perché hai avuto fortuna? I complimenti ti mettono in imbarazzo o ti fanno quasi sentire in colpa? Se è così, anche tu potresti essere affetto dalla sindrome dell’impostore. È un cortocircuito mentale incredibilmente diffuso, ma superarlo è possibile.
Hai l’impressione di fare il lavoro che fai solo perché hai avuto fortuna? I complimenti ti mettono in imbarazzo o ti fanno quasi sentire in colpa? Se è così, anche tu potresti essere affetto dalla sindrome dell’impostore. È un cortocircuito mentale incredibilmente diffuso, ma superarlo è possibile.È una delle donne più influenti del Pianeta. Ha vissuto alla Casa bianca per otto lunghi anni, incontrando i pesi massimi della politica e dell’economia globale. La sua autobiografia, Becoming, ha venduto 10 milioni di copie. Ci sono persone disposte a pagare 70mila sterline per assistere a una sua conferenza dal vivo. Eppure anche Michelle Obama, l’ex-first lady statunitense, è stata vittima della sindrome dell’impostore. Ha dubitato di se stessa, delle proprie doti, di meritare davvero i suoi successi. Cerchiamo di capire qualcosa in più su questa trappola mentale in cui ricadono in tanti, spesso senza rendersene conto.
Cos'è la sindrome dell'impostore
Cominciamo mettendo in chiaro cosa non è la sindrome dell’impostore. Non è una malattia psichica, e infatti nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (Dsm) non ce n’è traccia. Possiamo descriverla piuttosto come una condizione psicologica a cui hanno dato un nome negli anni Settanta due psicologhe, Pauline Clance e Suzanne Imes. Spesso chi ne soffre ha ottenuto risultati importanti, sul lavoro o nelle relazioni, ma non si sente all’altezza. In cuor suo sente di non meritarli davvero e teme il momento in cui qualcuno riuscirà a smascherarlo.
Questa condizione non ha nulla a che vedere con la sindrome del saggio che, invece, consiste nello sviluppo di un’abilità straordinaria (come eseguire operazioni matematiche a mente o memorizzare grandi quantità di dati), di solito dopo una lesione cerebrale.
L'impostore immaginario: caratteristiche e sintomi
Stiamo parlando di un cortocircuito mentale comune, anzi, comunissimo: si stima che prima o poi ne soffra il 70% della popolazione. Le donne appaiono particolarmente propense a sminuirsi, così come le minoranze etniche. Probabilmente è anche l’eredità di un retaggio culturale che ci porta a dare per scontato che le posizioni di responsabilità siano coperte da uomini bianchi; chi esce da questo cliché può sentirsi “un’eccezione alla regola”, con tutto il carico di dubbi e insicurezze che ne conseguono.
Ma come si può riconoscere in sé stessi o negli altri? Insomma, quali sono i sintomi della sindrome dell’impostore?
Tendenzialmente, chi ne soffre fa fatica a celebrare i suoi successi perché ha la sensazione di non averli davvero meritati, ma di essersi solo trovato al posto giusto nel momento giusto. A volte matura un vero e proprio senso di colpa (“Hanno scelto proprio me, ma là fuori ci sono persone molto più brave”).
Difficilmente cerca di stare al centro dell’attenzione: se qualcuno si congratula con lui, sminuisce i complimenti con una battuta; se invece commette un errore, per quanto piccolo, ci rimugina a lungo e prova un profondo senso di vergogna. Secondo Alan Kearns, consulente di carriera, questo può innescare un effetto “psicologia contraria” sulle performance perché spinge a mettersi alla prova e dare il massimo. Se però il prezzo da pagare è un costante stato d’ansia, non ne vale proprio la pena.
Di solito si scelgono esempi dal mondo del lavoro, ma esiste anche la sindrome dell’impostore in amore. Tante persone in fondo ritengono di non sentirsi all'altezza del partner e non si riconoscono il merito di aver costruito qualcosa insieme a lui/lei. Questo le porta a vivere le relazioni con un costante senso di tensione, senza mai riuscire a lasciarsi andare.
Foto: Victor Koldunov/123RF
Le cause del disturbo
A volte la sindrome dell’impostore insorge in una specifica fase della vita, come l’inizio di una relazione, dell’università o di un nuovo lavoro. In simili momenti di passaggio è comprensibile sentirsi sopraffatti e temere di non essere all’altezza.
Altre volte, però, si tratta di una condizione stabile, strutturale. Alcuni studiosi ipotizzano che sia caratteristica delle persone che soffrono di ansia, scarsa autostima e tendono all’auto-sabotaggio. Sicuramente è più facile aspettarsela in una persona molto sensibile o molto timida.
Altri invece puntano i riflettori sui condizionamenti ricevuti durante l’infanzia. Magari i genitori apparivano sempre vagamente insoddisfatti dei voti scolastici, o tendevano a vedere il fratello sotto una luce migliore? Da qui potrebbe essere scaturito quel sottile senso di inadeguatezza.
Come affrontare la sindrome dell'impostore
Se questa descrizione ti è suonata fin troppo familiare, con ogni probabilità sei anche tu alle prese con la sindrome dell'impostore. Visto che è così diffusa, devi rassegnarti a conviverci? Tutt'altro! Imparare a credere in sé stessi e nei propri meriti non sempre è facile, ma è un vero atto d'amore per sé stessi. Puoi cominciare da questi semplici consigli:
- Fai pace con il fatto che la perfezione, semplicemente, non esiste. Ci sarà sempre qualcosa che non sai fare, un concetto che non ti entra in testa, un'attività fisica in cui sei una frana. Puoi cimentarti per cercare di migliorare, ma in fin dei conti puoi anche accettarti così come sei, con i tuoi punti di forza e i tuoi punti deboli. Onestamente, hai mai conosciuto qualcuno che fosse eccellente in tutto?
- È successo: dopo aver studiato giorno e notte, sei stata bocciata. Dopo aver ricontrollato quella relazione riga per riga, ti è comunque sfuggito un refuso. Insomma, hai sbagliato. E la sola idea ti fa sprofondare in un tunnel di vergogna e sensi di colpa. Anche ai migliori capita di prendere una cantonata, ma questo non mette in dubbio il loro valore. E poi, a tutto si può rimediare!
- Ti sei laureata? Hai trovato una nuova casa con il tuo partner? Hai risolto un problema al lavoro? Soffermati a pensare agli ostacoli che hai superato con le tue forze e prenditi un momento per celebrare i tuoi successi; basta anche un bicchiere di vino con un'amica, senza bisogno di grandi cerimonie. Non è vanità, è consapevolezza.
- Nella tua testa e nel tuo stomaco si nasconde un groviglio di emozioni e paure sopite, un groviglio che puoi districare semplicemente traducendo in parole. Supera il muro dell'imbarazzo e prendi l’abitudine di parlare di quello che provi con le persone di cui ti fidi. Forse scoprirai che anche loro hanno la tendenza a svalutarsi, pur senza validi motivi. E, in ogni caso, ti sarà utile guardare le cose da un’altra prospettiva.
Cos'è l'effetto Dunning-Kruger
Esiste anche l’opposto della sindrome dell’impostore: si chiama effetto Dunning-Kruger ed è quel pregiudizio cognitivo che porta a sopravvalutare le proprie capacità. C’è chi si ritiene un automobilista provetto e guarda con sconcerto i parcheggi storti e i paraurti ammaccati; c’è chi decanta le proprie doti canore e viene bocciato a un provino; c’è chi è fermamente convinto di aver superato un concorso e grida al complotto nel vedere il suo nome in coda alla graduatoria; c’è chi elargisce consigli medici su Facebook senza averne i titoli.
L’effetto Dunning-Kruger innesca un vero e proprio paradosso: meno si sa, più si crede di sapere. Per questo il miglior antidoto è proprio quello di studiare. Approfondire un argomento significa cogliere quelle sfumature che sfuggivano a una prima impressione superficiale. Scoprendo che, in realtà, il tema non era poi così banale. E c’è ancora un po’ di strada da fare prima di potersi spacciare per esperti.
Foto apertura: Javier Sanchez Mingorance/123rf.com