Meno si sa, più si crede di sapere. Questo paradosso dell'ignoranza ha un nome, effetto Dunning-Kruger, e tutti prima o poi abbiamo dovuto farci i conti. Se impariamo a conoscerlo, riusciremo anche a tenercene alla larga.
Meno si sa, più si crede di sapere. Questo paradosso dell'ignoranza ha un nome, effetto Dunning-Kruger, e tutti prima o poi abbiamo dovuto farci i conti. Se impariamo a conoscerlo, riusciremo anche a tenercene alla larga.“Una delle cose più dolorose del nostro tempo è che coloro che hanno certezze sono stupidi, mentre quelli con immaginazione e comprensione sono pieni di dubbi e di indecisioni”. Lo scriveva il filosofo e logico britannico Bertrand Russell e, a più di un secolo di distanza, possiamo dire che non aveva poi tutti i torti. Anzi, il paradosso dell’ignoranza da lui descritto ora ha un nome: effetto Dunning-Kruger.
Cos'è l'effetto Dunning-Kruger
L’effetto Dunning-Kruger in psicologia è quella distorsione cognitiva per cui le persone ignoranti credono di sapere. Ma c’è di più: meno conoscono un determinato tema, più nutrono un’incrollabile fiducia nelle proprie idee (sbagliate). Mai sentito parlare della sindrome dell’impostore, quella per cui persone valide e preparate sono segretamente convinte di non aver meritato i propri successi e temono di essere smascherate? Ecco, è l’esatto contrario.
Di esempi se ne potrebbero fare a bizzeffe. In mezzo alla folla di aspiranti popstar che si presentano sognanti alle audizioni dei talent show, ci sono anche personaggi piuttosto pittoreschi e stonati come campane. Ebbene, sono proprio loro a restare puntualmente di sasso di fronte alla loro inevitabile bocciatura. Questo è proprio il tipico caso di effetto Dunning-Kruger in azione.
Se episodi del genere tutto sommato sono inoffensivi e ci strappano una risata, ci sono anche dei risvolti un tantino più preoccupanti. Pensiamo per esempio ai guru che improvvisano diagnosi su internet e spacciano terapie mediche senza mai avere i titoli per farlo, o ai presunti grandi alpinisti recuperati con l’elisoccorso.
La storia di McArthur Wheeler
Se l’effetto Dunning-Kruger si è guadagnato l’attenzione degli scienziati è soprattutto merito di McArthur Wheeler, quarantacinquenne americano che un bel giorno del 1995 ha ben pensato di brandire una pistola e rapinare due banche nella città di Pittsburgh. Tutto questo, a volto scoperto. Quando i poliziotti l’hanno arrestato, è rimasto sbigottito: “Ma io ero ricoperto di succo!”.
Si riferiva al succo di limone, quello che prima o poi tutti alle elementari abbiamo sperimentato come inchiostro simpatico, intingendovi un cotton fioc e scrivendo messaggi su un foglio di carta che tornavano visibili soltanto vicino alla fiamma di una candela. Ecco, Wheeler aveva clamorosamente travisato questo trucco, convincendosi del fatto che il succo di limone facesse diventare invisibili.
Così se ne era cosparso il volto e aveva addirittura fatto una prova, scattandosi un selfie con una Polaroid prima di passare all’azione. Nella foto, effettivamente, lui non compariva; ma soltanto perché, con gli occhi che gli bruciavano per l’acidità, aveva sbagliato mira.
Il paradosso dell'ignoranza: lo studio
Quando gli è giunta voce di questa incredibile vicenda, David Dunning, professore di Psicologia sociale alla Cornell University, ha deciso di vederci chiaro. Così ha reclutato il suo laureando Justin Kruger e ha dato il via a un progetto di ricerca, sfociato nella pubblicazione di Unskilled and Unaware of It: How Difficulties of Recognizing One’s Own Incompetence Lead to Inflated Self-assessments.
“Le persone tendono ad avere una visione eccessivamente favorevole delle proprie capacità in molti ambiti sociali e intellettuali”, mette nero su bianco lo studio. Ne deriva un effetto paradosso: le persone meno qualificate sbagliano e, proprio in virtù della loro incompetenza, non capiscono di aver sbagliato. Per citare William Shakespeare, “Il saggio sa di essere stupido, è lo stupido invece che crede di essere saggio”.
Per arrivare a questa conclusione, i ricercatori hanno sottoposto test di logica, grammatica e barzellette a un gruppo di studenti universitari. Scoprendo che quel 25% che aveva ottenuto i punteggi più bassi aveva una tendenza particolarmente spiccata a sopravvalutare le proprie capacità. Mediamente, questo gruppo di impreparati immaginava di aver ottenuto un punteggio di 62 su una scala da 1 a 100; la loro valutazione reale però si fermava a 12.
Cosa succede se si accrescono le competenze di queste persone? Ancora una volta, l’effetto è paradossale: diventano più consapevoli dei propri limiti e, di conseguenza, sono meno salde nelle proprie convinzioni.
Come capire se si è vittima dell'effetto Dunning-Kruger
E se questi ignoranti talmente sicuri di sé da risultare ridicoli… fossimo proprio noi? Già, l’effetto Dunning-Kruger non è uno strano fenomeno esotico da osservare con ironico distacco, bensì un bias cognitivo molto più comune di quanto sembri.
Diventa quindi fondamentale fare un esercizio di consapevolezza – e, perché no, anche di autocritica – per scovare i segnali di questo paradosso dell’ignoranza. Basterebbe fare mente locale su ciò in cui ci si ritiene davvero bravi (cantare, guidare, parlare inglese, padroneggiare le tattiche del calcio…) e rispondere con sincerità a queste domande:
- C’è un titolo, un diploma, un corso che dimostra quanto sono preparato?
- Quando è stata l’ultima volta in cui qualcuno mi ha fatto i complimenti?
- Mi capita mai di chiedere un'opinione esterna?
- Ho mai messo in dubbio le mie certezze dopo aver letto un libro o ascoltato il parere di un esperto?
Come evitare la distorsione cognitiva
Se sospettiamo di essere vittime del paradosso dell’ignoranza, come facciamo a correre ai ripari? A darci qualche consiglio è proprio il professor David Dunning in un Ted Talk: “Primo, chiedete un riscontro agli altri, e abbiatene considerazione, anche se è duro da ascoltare. Secondo, e più importante, continuate a imparare. Più cose impariamo, meno probabile sarà avere buchi invisibili nella nostra competenza”.
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