Eletta parola dell'anno dall’Università di Oxford, racconta di come abbiamo consegnato la nostra intelligenza al cestino della spazzatura
Eletta parola dell'anno dall’Università di Oxford, racconta di come abbiamo consegnato la nostra intelligenza al cestino della spazzaturaDopo il 7 ottobre 2023, data che segna l’inizio della riaccensione del sanguinoso conflitto nella striscia di Gaza, sui social circolava un video dalle noti tanto paradossali quanto drammatiche. Ne era protagonista una donna seduta nel vagone del treno. I suoi occhi erano incollati allo schermo di uno smartphone e un lieve sorriso le increspava le labbra. Fuori dal finestrino, fuoco e distruzione generati dalle bombe. La tv prima e i social poi sono stati definiti “armi di distrazione di massa”. Ma la distrazione porta il nostro sguardo lontano per un momento indefinito eppure non eterno. Quel video, invece, sembra raccontare un’altra storia sintetizzata nella parola brain rot.
Cosa significa brain rot?
Brain rot è stata scelta come Oxford Word of the Year 2024. Il termine ha surclassato altre cinque parole selezionate dagli esperti per rappresentare gli umori e le ricorrenze nelle conversazioni intrattenute durante i passati dodici mesi. Con una platea di 37mila votanti, dopo due settimane è emersa la parola vincitrice, brain rot.
Stando al suo significato letterale, brain rot indica il marciume cerebrale, cervelli marci. A usare per la prima volta questa dicitura fu Henry David Thoreau nel suo libro “Walden”. L'autore la coniò per criticare la tendenza della società a svalutare le idee complesse a favore di quelle più semplici.
L'espressione si riferisce alla sensazione che si prova dopo aver passato troppo tempo sui social network, scrollando senza un focus preciso il proprio feed. Ci si sente svuotati, disconnessi, scollegati dalla realtà che, come in quel famoso video, ci scorre al fianco, spesso tragica e apparentemente distante.
La diffusione del brain rot
Semplificare la complessità è lo sport principale della società contemporanea. In un mondo che scrolla invece di leggere, non c’è più tempo per conoscere il significato delle parole, la connessione tra gli eventi, i mezzi per far sentire la propria voce. Eppure, sono gli stessi creator – per lo più appartenenti alla Generazione Z o Alpha – a usare l’espressione brain rot, consapevoli della deriva a cui vanno incontro a causa della fruizione di contenuti di bassa qualità.
Il brain rot esperito comporta l'annebbiamento mentale, a cui si associano letargia, riduzione della capacità di attenzione e deterioramento cognitivo. Ultimo ma non meno importante, c'è poi la condizione di dipendenza dai social media. Proprio per questo gli stessi creator percepiscono il brain rot come uno dei pericoli dell'abitare la vita virtuale.
Brain rot: quali rimedi?
Superare il brain rot e tornare a gestire la propria mente in modo lucido e attivo è possibile. Prima di tutto, bisogna eseguire una manovra à la San Patrignano: ridurre o estinguere completamente il tempo trascorso su social e videogiochi. Progettati per tenere al guinzaglio l'attenzione per ore e ore attraverso un flusso costante di stimoli, il cervello non riesce mai davvero a riposarsi né ad elaborare le informazioni ricevute. Altro che attività rilassanti. Il tempo sottratto a questi mezzi può essere investiti in lettura o una passeggiata. La differenza sarà immediatamente visibile.
Se non vi è possibile cancellare la vostra presenza dai social, mettete in calendario delle pause consapevoli. Con timer alla mano, riappropriatevi del vostro cervello con qualche minuto di stretching o semplice respirazione profonda.
Infine, curare il brain rot significa anche irregimentare il tempo della propria giornata, mettendo in programma la cura per se stessi. Ciò passa attraverso l'igiene del sonno. Si tratta di riprogrammare i tempi di sonno e veglia per sfruttare a pieno i benefici dei cicli circadiani. Programmare il tempo per prendersi cura di se stessi significa anche fare pasti equilibrati e attività fisica regolare. È importante essere consapevoli che ogni piccola buona abitudine che ci tiene lontani dagli schermi contribuirà al recupero della nostra lucidità mentale.
Foto di apertura: Freepik