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Papilloma virus: come si prende, sintomi, cura

Il papilloma virus (o HPV) è estremamente diffuso, ma talvolta circolano ancora informazioni scorrette e imprecise in merito. Trattandosi di un fattore di rischio importante per alcune patologie tumorali, tra cui il cancro al collo dell'utero, è bene sapere di cosa si tratta, come si trasmette e quando è opportuno vaccinarsi.

Il papilloma virus (o HPV) è estremamente diffuso, ma talvolta circolano ancora informazioni scorrette e imprecise in merito. Trattandosi di un fattore di rischio importante per alcune patologie tumorali, tra cui il cancro al collo dell'utero, è bene sapere di cosa si tratta, come si trasmette e quando è opportuno vaccinarsi.

È difficile non aver sentito parlare di papilloma virus, o HPV, soprattutto da quando abbiamo a disposizione un vaccino che – anche in Italia – viene somministrato gratuitamente ai bambini. Averne sentito parlare, però, non sempre equivale a sapere esattamente di cosa si tratta, come si trasmette e quali sono le sue potenziali conseguenze. Cerchiamo quindi di chiarire i dubbi più comuni sull’argomento. 

Cosa è il papilloma virus

Parlare di papilloma virus al singolare è già di per sé un’approssimazione, perché in realtà questa denominazione indica una grande famiglia composta da circa duecento ceppi diversi di virus. Ci sono molte possibilità di essere infettati dall’HPV prima o poi nella vita ma per fortuna, nella maggior parte dei casi, si risolve tutto spontaneamente senza alcun sintomo. È però possibile che l’infezione causi lesioni, escrescenze o papillomi, più o meno dolorosi, in zona genitale oppure orale. In circa l’1% dei casi può progredire fino allo stadio tumorale: va sottolineato infatti come sia l’unica infezione che la scienza riconosce come fattore scatenante per il tumore alla cervice uterina.

Come si trasmette 

Il papilloma virus si trasmette soprattutto attraverso i rapporti sessuali: l’uso corretto del preservativo diminuisce le probabilità, senza però azzerarle del tutto. Questa è la casistica in assoluto più comune. Può anche succedere che il contagio avvenga attraverso il contatto tra mucose, soprattutto in presenza di graffi o abrasioni; visto che il virus vive anche al di fuori dell’organismo, c’è un margine di rischio anche quando si frequentano ambienti promiscui come gli spogliatoi di piscine o palestre, o quando si condividono asciugamani e biancheria intima. Le persone più esposte sono quelle che hanno un sistema immunitario vulnerabile, a causa di altre patologie oppure di cure particolarmente aggressive in corso.

HPV e sesso orale 

Complice la carente educazione sessuale degli italiani, molti danno erroneamente per scontato di poter essere contagiati da una malattia venerea soltanto durante un rapporto penetrativo. In realtà non è così. Il papilloma virus, così come gonorrea, sifilide e altre infezioni, si può trasmettere anche con i rapporti orali, tanto il cunnilingus quanto la fellatio.

In questo caso, infatti, l’HPV passa dalle aree genitali alle mucose della bocca del partner. Nella maggior parte dei casi viene neutralizzato dal sistema immunitario, ma può succedere che resista fino a provocare lesioni. Il caso più comune è quello del papilloma squamoso, che si manifesta attraverso piccole formazioni simili a un cavolfiore nel cavo orale, ma possono anche crearsi verruche al livello della laringe. Si tratta non solo di fastidiosi inestetismi, ma anche di fattori di rischio per futuri tumori alla bocca.

Sintomi

Come già ricordato, nella maggior parte dei casi il sistema immunitario riesce a debellare il virus in fretta, tant’è che la persona colpita non se ne accorge nemmeno. Quando è sintomatico, però, si può manifestare in vari modi:

  • Verruche (dette condilomi) localizzate sui genitali esterni, all’interno della vagina o nella zona perianale. Si riconoscono perché sono piccole escrescenze carnose dalla forma che ricorda quella di un cavolfiore; quando diventano più estese, si dice che siano “a cresta di gallo”.
  • Altre lesioni della pelle e delle mucose, localizzate sui genitali ma anche su bocca, mani e piedi.

Queste formazioni possono provocare fastidio, prurito, oppure risultare spiacevoli e dolorose. I ceppi 16 e 18, quelli che possono provocare un tumore, provocano invece lesioni della cervice uterina (il cosiddetto collo dell’utero) che però sono totalmente asintomatiche: ecco perché diventa fondamentale sottoporsi con regolarità agli esami di screening.

Diagnosi

Ma se il papilloma virus è così diffuso, e comporta sintomi così vari, come si fa a diagnosticarlo? A fare la differenza sono gli esami di screening, nello specifico:

  • L’HPV-DNA test consiste nel prelievo di una piccola quantità di cellule dal collo dell'utero che vengono poi analizzate per cercare specificamente il papilloma virus. È consigliato a partire dai trent’anni, a intervalli di almeno cinque anni tra un test e il successivo. Per il momento viene usato in associazione al pap test, senza però sostituirlo, o successivamente a una diagnosi di HPV.
  • Il pap test è un esame che rileva eventuali alterazioni (non necessariamente tumorali) delle cellule della cervice uterina. Ogni donna dovrebbe sottoporsi a questo accertamento ogni tre anni, indipendentemente dal fatto di manifestare o meno dei sintomi, a partire dal primo rapporto sessuale e fino ai 65 anni di età.
  • In seguito a un pap test dubbio, si procede con la colposcopia: il ginecologo applica al collo dell’utero una soluzione che evidenzia le aree sospette attraverso dei coloranti. Diventa così possibile prelevare le cellule sospette e confermare la diagnosi mediante un esame istologico.

Cura del papilloma virus 

Una volta diagnosticato il papilloma virus, bisogna procedere con il trattamento. Al momento non esistono farmaci in grado di debellare il virus dall’organismo, ma sulla parte interessata dalle lesioni si possono applicare alcune creme ad azione antivirale o incidono sulla risposta immunitaria.

Chirurgia 

Se l’applicazione di queste creme non è sufficiente, è possibile intervenire chirurgicamente per rimuovere le escrescenze. A seconda della localizzazione e dell’entità, il medico può asportarle con il bisturi oppure distruggerle con le basse temperature (cripterapia), con l’elettricità (diatermocoagulazione) o con il laser. Queste operazioni tuttavia non possono e non devono essere ritenute risolutive: una volta contratto l’HPV, bisogna continuare a tenersi sotto controllo per intercettare eventuali recidive prima che si evolvano in forme tumorali; un’eventualità, quest’ultima, rara ma possibile.

Prevenzione

Ci sono modi per prevenire il contagio da papilloma virus? Avere rapporti protetti – soprattutto con i partner occasionali – è una cautela da adottare sempre. Nel caso dell’HPV l’uso corretto del preservativo è utile ma non sufficiente perché, come già accennato, il virus non necessita della penetrazione per passare da un individuo all’altro. L’altra grande misura di prevenzione è rappresentata dal vaccino.

Il vaccino contro l'HPV 

Nel nostro Paese abbiamo a disposizione due vaccini contro l’HPV: quello bivalente viene somministrato solo alle femmine, perché contiene solo i sierotipi 16 e 18, responsabili della maggioranza dei tumori al collo dell’utero; quello quadrivalente invece può essere somministrato a persone di entrambi i sessi e contiene due sierotipi in più, il 6 e l’11, che provocano i condilomi anali e genitali.

Ma quando è bene sottoporsi al vaccino? Ed è vero che va fatto rigorosamente prima di avere avuto rapporti? È bene fare chiarezza, tanto più perché in Italia è una relativa novità e circolano ancora diversi falsi miti in merito. La vaccinazione non è obbligatoria, bensì raccomandata: di solito viene somministrata gratuitamente verso i 12 anni, perché la sua efficacia è massima prima dell’inizio dell’attività sessuale, ma anche successivamente offre una buona protezione. La differenza principale sta nel fatto che fino ai 14 anni bastano due dosi, successivamente ne servono tre. Oltre i 26 anni resta sempre una strada percorribile, ma l’efficacia scende ulteriormente perché è più probabile che la persona sia già entrata in contatto con il virus.

Fatta salva la rarissima eventualità di reazioni avverse, che esiste per qualsiasi trattamento farmacologico, di per sé il vaccino anti-HPV è sicuro e ben tollerato. Al massimo può provocare un lieve rossore e gonfiore nella zona dell’iniezione, cioè il braccio o la coscia.

Tumore del collo dell'utero

Il motivo per cui bisogna prendere molto sul serio il papilloma virus sta nel fatto che è considerato il principale fattore di rischio per il tumore al collo dell’utero. Quest’ultimo, a sua volta, è il secondo più frequente per la popolazione femminile dopo quello alla mammella. In genere passano circa cinque anni tra l’infezione e l’insorgenza delle lesioni nelle mucose uterine e poi altri 5-10 anni prima dell’insorgere del tumore vero e proprio. Ciò significa che sottoporsi al pap test o al HPV-DNA test, rispettando la tabella di marcia suggerita dai ginecologi, permette di notare per tempo eventuali campanelli d’allarme.

Altre forme di tumore collegate al papilloma virus 

Il tumore al collo dell’utero è il più comune ed è quello per cui è stato riscontrato un nesso causale più forte. Non bisogna però dimenticare che vari ceppi di HPV sono stati riscontrati anche in altre tipologie di tumori, maschili e femminili: nell’area genitale il cancro all’ano, al pene, alla vagina e alla vulva; più sporadica (ma comunque rilevante) la presenza del virus nei casi di tumore al cavo orale, alla faringe e all’orofaringe.

 

Credits foto: alexraths/ 123rf.com