Si può misurare intelligenza o il quoziente intellettivo QI? E soprattutto, si può misurare? Il metro per misurarla da risultati sempre individuali e mai assoluti. Ecco come si fa.
Si può misurare intelligenza o il quoziente intellettivo QI? E soprattutto, si può misurare? Il metro per misurarla da risultati sempre individuali e mai assoluti. Ecco come si fa.L’intelligenza non è come l’altezza o il peso di una persona. Non si dispone di un metro o di una bilancia per poterla misurare. Si può misurare con dei test che danno risultati sempre individuali, relativi e mai assoluti. Non esiste, quindi, una persona in assoluto più intelligente delle altre. Per fare un esempio, prendiamo alcuni note personalità geniali come Einstein e Stravinskij. Entrambi, considerati due geni nel loro campo, non brillavano in matematica, anzi. Si direbbe di loro che avevano un’ intelligenza assoluta? No, ma eccellevano in una campo particolare, Einstein nella fisica e nella filosofia e Stravinskij nella musica. Il QI (Quoziente d'intelligenza) di Einstein arrivava, comunque, a 165. Come è possibile, oggi, calcolare l’intelligenza di qualcuno e quanto i risultati di questo calcolo possono essere attendibili? Esistono fin dai primi del ‘900 alcuni test, elaborati in principio in Francia.
Questi test servivano per misurare le capacità intellettive dei bambini e furono elaborati dagli psicologi Alfred Binet e Theodore Simon, il cui target erano bambini di 7 anni.
In seguito, intorno agli anni ’40, furono elaborati test per valutare il livello di intelligenza degli adulti, definite scale di intelligenza Wechsler, dal nome del loro ideatore. Si tratta di test che ogni tanto sono resi più attuali e conformi alla società che, con il tempo, tende a mutare. Tutti i test di intelligenza mettono la persona di fronte a quesiti vario tipo: logico matematici, spaziali, risoluzione di problemi. Il punteggio più alto si ottiene a seconda del tempo impiegato. Miniore sarà il tempo, maggiore il risultato che, in media si aggira intorno al QI100. C’è chi arriva anche a 160 e chi non supera i 40, 50 o anche meno. Le prove, in particolare, si soffermano su: comprensione e vocabolario, ragionamento aritmetico, memoria espressa in cifre, associazione di numeri e simboli, completamento di immagini, copie di disegni, riordinamento di figure, ricostruzione di oggetti.
I risultati non sono mai assoluti ma ogni individuo è un universo a sé.
In pratica, ci sono individui che arrivano anche 100 e oltre, ma magari nella vita reale non mostrano di avere realmente tale intelligenza. Ci sono persone che ottengono risultati medi o inferiori, che comprendono molto di più alcune cose piuttosto che altre.
C’è chi risolve prima i quesiti sul linguaggio e ha difficoltà con l’aritmetica e viceversa. Non significa essere poco intelligenti.
In più, l’intelligenza è anche intelligenza emotiva, ovvero la nostra capacità di reazione davanti alle cose, il modo in cui sappiamo gestire le nostre emozioni.
L’intelligenza emotiva non è calcolata da questi test. Inoltre, bisogna dire che spesso, quelli che da ragazzini sono considerati piccoli geni, come per ultima Victoria Cowie, ragazzina di 11 anni con un QI di 162, da adulti tendono a “normalizzarsi”. I test di intelligenza possono essere considerati una sorta di divertissement, un gioco, magari anche istruttivo, da fare senza stress e con molti stimoli. Non dovrebbe mai essere un modo per discriminare chi, secondo questi test, presenta un QI più alto da chi non raggiunge gli stessi risultati ma ha comunque diverse indubbie qualità. L’importante è saperle tirare fuori e qui, l’intelligenza emotiva prende il sopravvento.