Correre scalzi, o indossando sottilissime scarpe con le dita, si può: si chiama barefoot running ed è una pratica sempre più comune. Prima di cimentarsi, però, è bene conoscerne i benefici e le possibili controindicazioni.
Correre scalzi, o indossando sottilissime scarpe con le dita, si può: si chiama barefoot running ed è una pratica sempre più comune. Prima di cimentarsi, però, è bene conoscerne i benefici e le possibili controindicazioni.Fino a qualche anno fa, chi correva indossando scarpe con le dita veniva accolto da sguardi curiosi, a volte sbigottiti. Ora che il barefoot running è stato ampiamente sdoganato, è il caso di vederci più chiaro: possiamo credere nei suoi tanto decantati benefici per la salute? Stare così a contatto con il suolo non espone al rischio di infortuni?
Che cosa significa barefoot
Senza andare troppo lontano, barefoot significa “a piedi nudi”. A piedi nudi come qualsiasi animale sul Pianeta, come i nostri progenitori, come i bambini che incespicano muovendo i loro primi passi. A piedi nudi come Richard Gere sul prato nell’indimenticabile commedia romantica Pretty Woman, convinto dal fascino scanzonato di Julia Roberts.
Gli esperti sostengono che “sentire” il suolo, senza interferenze date da scarpe e ciabatte, sia un toccasana soprattutto da piccoli perché favorisce la propriocezione, la corretta postura e lo sviluppo dei movimenti. Ma ci sono benefici anche per gli adulti, perché si riattiva la circolazione e si tengono alla larga dolorini e problematiche come l’alluce valgo.
Se camminare scalzi sul parquet di casa può diventare facilmente un’abitudine, per strada o in montagna le cose si complicano. Ecco quindi che sono state studiare delle scarpe a forma di piede, sempre più diffuse tra gli appassionati di running.
Caratteristiche delle scarpe barefoot minimaliste
Le scarpe minimaliste simulano la forma del piede e interferiscono il meno possibile con i suoi movimenti naturali. Sembra quasi di indossare un calzino, ma con la sensazione di essere comunque protetti.
Tra le loro caratteristiche peculiari bisogna citare innanzitutto il drop – cioè la differenza in millimetri tra il tallone e la punta – che è ridotto al minimo indispensabile: non supera i 4 millimetri, contro i 4-8 millimetri di una comune scarpa da running.
Estremamente leggere, flessibili e sottili, le scarpe barefoot rinunciano anche alle varie tecnologie di stabilità, come cuscinetti e intersuole ammortizzanti. A livello estetico saltano subito all’occhio le scarpe con le dita, come le celebri Vibram FiveFingers, ma esistono anche modelli dalla forma più classica.
I benefici delle scarpe barefoot
A sentire gli appassionati, i benefici delle scarpe barefoot sono innumerevoli. Costretti da calzature e vestiti, spesso dimentichiamo che la pelle è il nostro più esteso organo di senso, e quella dei piedi non fa eccezione. Essere a contatto con il suolo ci aiuta ad avere un maggiore controllo della postura e dei movimenti, evitando tutte quelle distorsioni legate a scarpe troppo larghe, strette o rigide. Chi si abitua a camminare o correre indossando scarpe minimaliste, in ultima analisi, ha muscoli delle gambe più forti, articolazioni più solide e meno disturbi ad anche e ginocchia.
Il barefoot running
Chi pratica barefoot running – anche detto corsa libera – si allena come qualsiasi altro appassionato di running, in città o in montagna, al parco o sul marciapiede. La differenza, però, sta nella scelta di indossare queste calzature minimaliste che simulano l’andatura a piedi scalzi. I più integralisti rinunciano in toto alle scarpe e si avventurano a piedi nudi, ma si tratta di una minoranza.
Le controindicazioni
Finora abbiamo raccontato i benefici, ma il barefoot running porta con sé anche alcuni effetti collaterali. Chi è abituato a correre con le comuni scarpe sportive, infatti, tende ad appoggiare per primo il tallone; lo stesso schema motorio, replicato con un’ammortizzazione pressoché assente, sovraccarica le articolazioni esponendo al rischio di infortuni. Per non parlare di tutti i micro-traumi dovuti al terreno accidentato o cosparso di sassolini, radici, ghiaia e altri impedimenti.
Insomma, possiamo fidarci o meno? Provare non costa nulla ma la regola d’oro, come sempre, è la gradualità. Quando si acquistano le prime scarpe con le dita, quindi, è bene iniziare con brevi tragitti su superfici “sicure” come il pavimento di casa, la palestra o un campo cosparso di erba sintetica. Con calma, e solo quando ci si sente a proprio agio, i tempi sono maturi per cimentarsi con la strada o lo sterrato.
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Foto apertura: maridav / 123rf.com