Spesso considerate facce della stessa medaglia, questi due disturbi del comportamento alimentare si compongono di pratiche diverse: ecco i tratti distintivi.
Spesso considerate facce della stessa medaglia, questi due disturbi del comportamento alimentare si compongono di pratiche diverse: ecco i tratti distintivi.Anoressia e bulimia sono due termini che abbiamo ormai imparato a conoscere, che spesso associamo erroneamente solo alle passerelle di alta moda, quando in Italia sono oltre 3 milioni le persone che soffrono di questi disturbi alimentari. Tra l'altro, come ci insegna la storia di Wendy, si può oscillare tra bulimia e anoressia, quasi che una patologia - e non il vomito o i lassativi - sia la compensazione dell'altra, due facce della stessa medaglia.
Cos’è l’anoressia
Una persona anoressica rifiuta l’assunzione di cibo per la paura ingiustificata di ingrassare. Spesso il primo passo è quello di selezionare gli alimenti in modo sempre più restrittivo, eliminando quelli che appaiono troppo calorici, per poi masticare ogni boccone con estrema lentezza. Dopodiché, le due strategie principali sono:
- la riduzione progressiva delle dosi di cibo, fino ad arrivare al digiuno, accompagnata talvolta da un’attività fisica eccessiva;
- le condotte di eliminazione, tra cui il vomito autoindotto e l’assunzione di sostanze lassative e diuretiche.
La persona anoressica ha una percezione alterata della propria immagine corporea, è ossessionata dal proprio peso e rifiuta di ammettere di essere troppo magra. Nelle donne, uno dei sintomi tipici è la scomparsa del ciclo mestruale (amenorrea).
Cos’è la bulimia
Tra i disturbi alimentari più diffusi c’è anche la bulimia nervosa. Anche la persona bulimica sviluppa un’ossessione per il proprio peso corporeo, ma la manifesta in modo diverso, cioè attraverso le cosiddette crisi bulimiche. Ciò significa che si trova a ingurgitare una quantità eccessiva di cibo nell’arco di poco tempo, per poi trovarsi sopraffatta dal senso di colpa e adottare comportamenti compensativi quali indursi il vomito, fare uso di lassativi oppure sfinirsi con l’esercizio fisico.
Dall’esterno di norma è più difficile accorgersi di questo disturbo, perché non sempre la persona bulimica è sottopeso; ciò non toglie che le conseguenze fisiche e psicologiche possano essere anche molto gravi.
Ecco le differenze tra anoressia e bulimia
PESO. In primo luogo, chi è anoressico manifesta una massiccia perdita di peso. La forte paura di ingrassare va a braccetto con una scarsa autostima. Più si riesce a controllare il peso e l'alimentazione, più cresce la fiducia in se stessi. La bulimia d'altro canto non comporta un eccessivo dimagrimento. Ingerendo cibo in modo vorace, comunque, si trattiene più nutrimento, anche in presenza di comportamenti compensativi.
VOMITO. Sia nella bulimia che nell'anoressia si può indurre il vomito per eliminare il cibo ingerito. Ma se con la bulimia ci si può cimentare con palestra e uso di lassativi, con l'anoressia ciò è meno frequente proprio perché il paziente tende a non mangiare.
RICHIESTA D'AIUTO. Il bulimico è più propenso a chiedere aiuto perché percepisce i sintomi legati alla patologia come estranei e fastidiosi. L'anoressico invece percepisce la perdita di peso come un fatto positivo, per questo è più difficile che richieda aiuto.
CONSEGUENZE. Nell'anoressia e nella bulimia si riscontrano le conseguenze fisiche legate alla malnutrizione, tra cui mancanza di concentrazione, squilibrio elettrolitico con conseguenti aritmie e collasso cardiocircolatorio. Inoltre, il vomito autoindotto può danneggiare i denti e la cavità orale.
CURA. In entrambi i casi, sia davanti a soggetti anoressici o bulimici, è necessario adottare un approccio interdisciplinare che unisca l'operato di un medico, un nutrizionista e uno psicologo. Il loro compito è modificare l'approccio alla nutrizione e correggere l'idea del fisico che il paziente ha e che lo porta a stravolgere la sua alimentazione alla ricerca di un ideale impossibile nonché inutile da perseguire.
Quando anoressia e bulimia si incontrano
I principali manuali diagnostici descrivono l’anoressia e la bulimia come disturbi alimentari differenti, ciascuno con i propri criteri diagnostici, le proprie cause, le proprie conseguenze e le proprie indicazioni terapeutiche. La realtà è però molto più sfumata, tant’è che diversi studi clinici dimostrano come una percentuale considerevole delle persone affette da anoressia, con il passare del tempo, ceda alle abbuffate incontrollate; più contenuta, ma comunque rilevante, la percentuale di persone bulimiche che ricadono nell’anoressia.
Se si soffre in prima persona di disturbi alimentari o se si è vicini a qualcuno che ne soffre, la cosa più importante da sapere – e accettare – è che si può guarire. A patto, però, di essere disposti a farsi aiutare. Abbiamo raccolto alcune storie nel podcast Riassaporare. Tornare a gustare la vita dopo un disturbo alimentare.
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