Non solo covid e vaiolo delle scimmie. Nei prossimi decenni potremmo assistere a nuove e diverse emergenze sanitarie. Ilaria Capua ci spiega come affrontare le pandemie del futuro.
Non solo covid e vaiolo delle scimmie. Nei prossimi decenni potremmo assistere a nuove e diverse emergenze sanitarie. Ilaria Capua ci spiega come affrontare le pandemie del futuro.Ora che un po’ tutti sappiamo cosa significhi Spillover, il salto di specie riferito al contrarre una malattia a partire da un patogeno animale in grado di evolversi e riprodursi nella popolazione umana, prepariamoci a metabolizzare i dati di un recentissimo studio comparso su Nature: nei prossimi decenni – o entro il 2070 – potremmo assistere a circa 4.000 eventi di spillover, con la possibilità che in media ogni 2, 3 anni possa riguardare un virus causa potenziale di nuove emergenze sanitarie.
Terrorismo psicologico? Tutt’altro. Dicasi stupore pandemico.
All’indomani di una nuova malattia, il vaiolo delle scimmie, che sta preoccupando l’Europa, è la virologa e direttrice del centro di eccellenza One Health dell’Università della Florida, Ilaria Capua, a suggerirci come reagire per gestire e affrontare queste e altre nuove infezioni il cui potenziale di contagio è strettamente correlato alla salute della biodiversità dei nostri habitat: sempre più risultati sui virus potenzialmente pandemici evidenziano, infatti, l'urgente necessità di associare la sorveglianza virale e gli sforzi di scoperta medica con le indagini sulla biodiversità che tengano traccia dei cambiamenti in atto tra molte specie viventi, in particolare nelle regioni tropicali, dove effetti del riscaldamento globale viaggiano a ritmo accelerato, che ospitano la maggior parte delle zoonosi, i salti di specie a prevalenza virale.
La pandemia da Covid 19 come acceleratore di consapevolezza
Di cos’altro avremmo da stupirci, ancora, ripensando a Covid 19? Ce lo ha spiegato la stessa scienziata che abbiamo incontrato al Salone del Libro di Torino in occasione della presentazione dei suoi ultimi lavori editoriali, Il coraggio di non aver paura (Solferino, 2022) e La meraviglia e la trasformazione verso una salute circolare (Mondadori, 2021).
Con Covid 19 ci siamo sorpresi di non aver avuto immediatamente a disposizione una medicina da poter tirar giù da uno scaffale e risolvere il problema. Un'esperienza simile toglie il fiato, soprattutto se accompagnata dal collasso delle reti di tracciamento dei contagi, dall’affanno negli ospedali, dalle tante vittime ogni giorno e anche dallo stato di regressione e depressione generale in cui molti di noi sono scivolati – ha riferito la scienziata davanti a una platea con numerosi studenti delle scuole secondarie –. Noi tutti abbiamo fatto quello che abbiamo potuto quando questo virus è arrivato. Con ogni pandemia accade questo ma non possiamo decidere di accettare solo l’energia negativa prodotta: guardare in faccia la realtà e cambiare le cose dev’essere la nostra risposta, la pandemia andrebbe vista come un acceleratore di consapevolezza”. Proprio ora, ora che siamo recettivi e flessibili a comprendere che gli interessi globali come la deforestazione, l’inquinamento, lo smaltimento scorretto dei farmaci contribuiscono a danneggiare il nostro pianeta, un sistema chiuso che funziona per vasi comunicanti e per cui il benessere di un gruppo genera e garantisce la salute dell’intero ecosistema”.
Come si diffonde il vaiolo delle scimmie?
Oggi siamo spaventati dal vaiolo delle scimmie infezione per cui al 26 maggio sono stati segnalati casi europei in Portogallo, Spagna, UK e Italia (Fonte Istituto superiore di sanità). Cosa sta succedendo? Capua lo ha spiegato a Torino. “Il virus del vaiolo umano è stato eradicato nel 1980 grazie alla vaccinazione. Il virus del vaiolo della scimmia è, invece, un virus della stessa famiglia endemico in alcuni Paesi africani, significa cioè che questo circola ma che le popolazioni locali sono in grado di conviverci. Si tratta di un patogeno che si trasmette a partire dalle scimmie, da cui il nome della malattia, e da alcuni roditori. Un interessante evento accaduto nel 2008 negli Stati Uniti ha portato l’attenzione sul vaiolo delle scimmie e sulla sua diffusione: una ragazzina americana si era recata dal medico per una bolla sul dito, diagnosticata poi come vaiolo della scimmia. Quel che si pensa sia accaduto è che l’importazione negli Usa del ratto del Gambia tramite il traffico illecito di animali esotici abbia permesso di introdurre nel paese un portatore del virus destinato alla vendita al pubblico. Esemplari che devono essere poi stati liberati e quest’ultimi devono aver trasmesso il patogeno ai roditori locali, come topi e scoiattoli che frequentano i parchi urbani, da cui si pensa possa essere avvenuto più facilmente il salto di specie nell’uomo”.
In questo momento non sappiamo se si tratti di un focolaio solo, mancano dati a riguardo. Fattori comportamentali sono così i principali fattori di rischio: quel che si sa è che questo virus si trasmette tramite saliva, fluidi, contatto molto ravvicinato con animale infetto o persona infetta, rapporti sessuali.
E la peste suina?
Si tratta di un virus che colpisce cinghiali e maiali e non è trasmissibile all’uomo. In questi giorni è sempre la virologa Capua a proporre un lockdown mirato per gli ungulati affinché si possa arginare il rischio, anche, di pesanti ripercussioni nelle economie del settore zootecnico dei Paesi più colpiti.
Come mettere in pratica proficuamente il nostro stupore pandemico?
Richiamandoci ai principi di una salute circolare. “Salute circolare parte dal presupposto che siamo quello che mangiamo e se il cibo, di origine vegetale o animale che sia, non è salubre ne risentiamo – ha dichiarato la scienziata al Salone del libro –. Pensiamo solo all’acqua: gettare i farmaci scaduti nel lavandino o nel gabinetto è da criminali. Questi stessi sono ancora attivi sia da scaduti, sia quando di espelliamo attraverso il nostro corpo con conseguenze sulle acque di fiumi, laghi e poi dei mari. Anche a causa della pandemia la quantità di psicofarmaci che scarichiamo è aumentata a dismisura e questo ha un effetto ma il problema più grande avviene con gli antibiotici: ne assumiamo troppi, in molti casi inutilmente e poi li riversiamo nell’ambiente in modo errato. Questi comportamenti sono all’origine delle infezioni ospedaliere, ambienti in cui siamo stati in grado di creare super batteri multi-resistenti che hanno imparato a metabolizzare questi tipi di farmaco e che sono all’origine di patologie differenti per severità e incidenza. L’antibioticoresistenza non riguarda soltanto la difficoltà di pensare a nuovi prodotti piùefficaci e mirati ma al rischio di alterare il microbioma della Terra. Ad ammalarsi, dunque, sarebbe tutto il nostro sistema chiuso”.