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Conto corrente: istruzioni per l'uso

Si può aprire un conto corrente a costo zero? L'internet banking conviene davvero? Quali sono i servizi bancari indispensabili? Claudia Segre risponde.

Si può aprire un conto corrente a costo zero? L'internet banking conviene davvero? Quali sono i servizi bancari indispensabili? Claudia Segre risponde.

Quanto ne sappiamo del nostro conto corrente? In un’analisi fatta da Global Thinking Foundation con Powderly su un campione di 1000 donne sul territorio nazionale e utilizzatrici dell’APP Consapevoli e Indipendenti, i dati più significativi emersi risultano essere che: mentre il 93% conosce la differenza fra una carta di debito e una carta di credito, il 33% non sa che cosa sia una carta revolving e solo il 41% fornisce un’esatta definizione della stessa. Solo il 51% sa quanto possa costare un conto corrente. E poi – ed è il dato più sconcertante – il 14% del campione dichiara di non avere un conto corrente. Con una concentrazione più elevata al Sud (26,1%).

Comunque prima di aprire un conto corrente queste sono le domande da porsi:

  • Quale banca scegliere? E poi: preferisco un contatto personale, digitale o entrambi?
  • Quali servizi sono fondamentali per la mia gestione personale e quali accessori? Quanto costano?
  • Quante e quali operazioni di pagamento prevedo di fare in un mese o in un anno?
  • Con questa mappatura delle esigenze siamo pronti ad attivare il nostro conto corrente bancario!

Un salvadanaio in banca per gestire i risparmi al meglio

Il conto corrente è uno strumento bancario tramite il quale la banca prende in custodia il nostro denaro e ci offre la possibilità di amministrare in autonomia i nostri risparmi, mantenere sotto controllo le entrate e le uscite, che compongono il nostro bilancio personale, e accedere ad una serie di servizi molto diffusa, tra quelli base un esempio dei più importanti sono:

  • Rilascio di carte di credito e di debito
  • Effettuazione pagamenti ordinari e ricorrenti (rata del mutuo, bollette, tasse, bollo auto)
  • Fare operazioni finanziarie (acquisto o vendita titoli azionari o obbligazionari)
  • Ottenere finanziamenti (mutuo immobiliare, finanziamento al consumo, linea di credito commerciale)
  • Pianificare scelte assicurative e previdenziali

Tutti questi servizi si possono effettuare presso la filiale della banca, ma ancora meglio ora è possibile attivarli più facilmente tramite il proprio cellulare/smartphone e sul PC di casa, gestendo digitalmente tutti i servizi.

Ma cerchiamo di mettere un po’ di ordine, anche perché abbiamo già compreso come un buon uso dell’internet banking, cioè della possibilità che ci è stata data di gestire il nostro conto corrente autonomamente con internet ci può far risparmiare tempo e ridurre il costo complessivo del nostro conto corrente. Infatti, tutte le banche offrono condizioni agevolate sul costo delle operazioni quando vengono fatte in autonomia e tante informazioni utili a comprendere meglio quanto spendiamo e quanto abbiamo risparmiato all’istante.

Ma vediamo cosa è possibile fare con il nostro internet banking conoscendo bene strumenti principali e tipologie di pagamenti rispetto a quelle pratiche che invece si fanno in filiale perché maggiormente complesse, perché necessitano di una verifica fisica delle firme che permettono l’avvio di queste operazioni come mutui, fidejussioni, deleghe operative e operatività verso l’estero.

Un IBAN per amico

Il conto corrente è sempre legato a delle cosiddette coordinate bancarie per le operazioni in Italia, che si identificano in un IBAN, International Bank Account Number, un codice alfanumerico di 27 caratteri che vede le prime due cifre identificare la nazione del correntista, ad esempio per Italia IT, che poi sono seguite da due numeri di controllo europeo (CIN), ed una lettera di controllo italiano, e poi i codici bancari del Paese. Nel nostro caso 5 cifre per l’ABI (associazione bancaria italiana) che rappresentano l’istituto di credito, 5 per il CAB (Codice di avviamento bancario) che indica la filiale o l’agenzia della banca, e 12 per il numero di conto corrente.

Ma quando facciamo operazioni all’estero, e per esempio dobbiamo ricevere un bonifico non basterà l’IBAN ma ci verrà anche chiesto il codice BIC SWIFT, un codice alfanumerico di 11 caratteri, dei quali i primi quattro (BIC) rappresentano la banca destinataria o Bank Identifier Code, e con SWIFT si intende il sistema interbancario internazionale o World Wide Interbank Financial Telecommunication. 

Essendo comunque molteplici le attività offerte da diverse tipologie di istituti finanziari e/o piattaforme di investimento oltre alle banche tradizionali occorre sempre verificarne la natura e l’ordinamento di autorizzazione e di vigilanza al quale sono legati.

Quei costi da non sottovalutare, perché il costo zero assoluto non esiste

Entrando nella banca nella quale abbiamo deciso di aprire un conto corrente, oppure visitando il sito di una banca digitale, dopo aver scambiato la documentazione (documento di identità e certificato di residenza) per potere avviare la relazione “contrattuale” con la banca ed ottenere il nostro IBAN, per poter fare tutte le operazioni bancarie dovremo prima di tutto informarci e comprendere pienamente il costo del conto corrente sulla base dei servizi per noi più idonei.

Tenendo presente che il costo totale di un conto corrente si compone di costi fissi: come i costi di apertura/attivazione, costi su servizi di pagamento (bonifici, prelievi, giroconti, bollette, carte di credito e debito), costi di gestione estratti conto; ma anche di costi variabili legati soprattutto agli investimenti: come gestioni titoli, operatività di trading, coperture assicurative (su acquisti on line o prelievi) o previdenziali.

A questi costi - tutti da contrattare e definire a priori, che verranno formalizzati e sottoscritti - si aggiungono le tasse. Ad esempio l’imposta di bollo, sui conti correnti e libretti a risparmio, pari allo 0,20% per le persone fisiche e 100 euro all’anno per le persone giuridiche, con un saldo medio annuo superiore a 5000 euro all’anno, la ritenuta fiscale sugli interessi creditori maturati del conto corrente che è del 26%, così come la tassa sui guadagni di Borsa (o capital gain) e sui titoli obbligazionari, i fondi comuni, e gli ETF con eccezione dei titoli di Stato o di enti multilaterali per cui scende al 12,5%. Molte banche per premiare i nuovi correntisti si accollano e quindi rimborsano l’imposta di bollo, perlomeno il primo anno.

Così una volta definito il pacchetto costi e avuto un quadro degli impegni fiscali, dobbiamo valutare che per tutte le operazioni finanziarie sarà necessario aprire un deposito titoli, ove saranno inseriti i titoli azionari, obbligazionari, ETF e certificates che si andranno ad acquistare. Anche questo è gravato da un’imposta proporzionale dello 0,20% su qualsiasi strumento finanziario, con eccezione dei fondi pensione e quelli sanitari.

Aprendo un deposito titoli è però obbligatorio compilare il questionario MIFID. Dal 2018 infatti è entrata pienamente in vigore la Direttiva europea sugli strumenti dei mercati finanziari detta MIFID2, che vedrà un ulteriore rinnovo a breve , e già si parla di Mifid3! Ma andiamo con ordine.
Per migliorare la tutela dei risparmiatori e permettere alla consulenza finanziaria di poter svolgere la propria azione di indirizzo verso lo strumento finanziario più adatto al cliente, si è normalizzata un’informativa verso il cliente più poderosa, frequente, aggiornata e puntuale che vede un primo passo nella compilazione del questionario Mifid presso gli sportelli fisici o virtuali della banca. 
Quindi da un lato il risparmiatore rispondendo al questionario definisce il limite dei rischi che è disposto ad accollarsi sui futuri investimenti, delineando il suo livello di conoscenze ed esperienze finanziarie, e dall’altro la banca si impegna ad un’informativa capillare sui costi associati ai servizi, così come su quelli associati agli strumenti finanziari, nonché a fornire prospetti con identificazione del livello di rischio di ogni strumento o strategia di gestione sottoscrivibile.

Gli unici conti correnti agevolati per persone che hanno un ISEE in corso di validità inferiore a 11.600 Euro, anche per coloro che soggiornano nell’UE e richiedenti asilo, o per  i pensionati che dichiarino un trattamento pensionistico di importo lordo annuo non superiore a 18.000 Euro sono detti conti correnti di base, e per questi ultimi vengono offerti senza spese e senza imposta di bollo. Entrambe queste due categorie non devono essere titolari di un altro conto corrente di base.
E questi sono gli unici esempi di conti correnti che possono considerarsi a costo zero assoluto! Ovviamente non comprendono servizi accessori come libretti di assegni o la gestione del risparmio e nel contratto con la banca dovranno essere chiaramente indicati il numero di operazioni entro le quali il conto corrente sarà gratis e quale sarà il costo delle operazioni se la soglia verrà superata.

L’evoluzione dei pagamenti aiuta il rapporto banca cliente

Lo strumento principale che ci offre una possibilità di gestione sicura del nostro denaro, per non aver contante appresso, passa dall’utilizzo di “plastic money” ovvero carte fisiche che ci permettono di portare con noi il denaro, utilizzandolo con modalità differenti a seconda della natura della “carta” bancaria a nostre mani:

  • Carta di debito o Bancomat: con la carta di debito puoi solo spendere i soldi che sono sul conto corrente dove vengono subito addebitate le spese fatte con la carta. Si possono abilitare anche per l’utilizzo all’estero e bisogna impostare, cioè fissare, i limiti giornalieri e /o mensili di prelievo per maggiore cautela. Inoltre si consiglia di inserire sull’internet banking l’opzione di ricevimento sms per ogni spesa da una certa cifra in su per proteggersi ulteriormente da furti in caso di smarrimento o sottrazione fraudolenta della carta;
  • Carta prepagata: per questa carta il concetto rimane lo stesso del bancomat.  Ovvero puoi spendere solo i soldi disponibili, che in questo specifico caso sono stati accreditati preventivamente e direttamente sulla carta stessa, ed ogni versamento di denaro sulla carta prepagata può prevedere un costo di commissione, ma dipende dagli accordi con la banca;
  • Carta di credito: la differenza con la carta di debito è che stiamo prendendo in prestito del denaro quando spendiamo più della liquidità disponibile e che posticipiamo il totale dei pagamenti effettuati con la carta in un’unica soluzione mensilmente, quindi è molto importante segnarsi la data fissata per l’addebito, per non avere sorprese.
    Anche in questo caso fissare il limite mensile coerente con le nostre disponibilità medie mensili ed un “sms alert”, cioè un messaggio che sul telefonino ci avvisi di ogni spesa effettuata è utile a non perdere la visione ed il controllo della nostra spesa mensile. Soprattutto per evitare di mandare il conto in “rosso”, quindi con un saldo negativo che non è ammesso, a meno che si abbiano degli accordi in tal senso preventivamente definiti con la banca, e che ovviamente avranno un costo, come per un prestito.
  • Carta prepagate con IBAN: fa parte della famiglia delle carte ricaricabili ma viene associato un IBAN per permettere di effettuare operazioni bancarie come con un conto corrente, quindi anche ricevere ed inviare bonifici in Italia ed anche all’estero, ricaricare il telefono, domiciliare e pagare bollette, ed altri servizi a seconda del circuito o della banca emittente. Spesso sono gratuite o a pagamento in alcuni casi con canone annuo, e viene sempre fissato un livello di prelievo e di spesa giornaliero e/o mensile.

Per alcuni pagamenti effettuati con carta bancaria ci viene richiesta sempre la scadenza della carta ed anche il codice CVV (card validation and verification) o CVC, che si trova nella maggior parte dei casi sul retro della carta, impresso all'interno della banda bianca nella quale il titolare ripone la propria firma. Si tratta di tre cifre, che, nel caso delle carte American Express, diventano quattro. Trattasi di uno strumento di protezione delle proprie risorse economiche come tutti i dati/codici riservati, che devono essere divulgati solo con tutte le cautele del caso.

La nuova frontiera dei pagamenti digitali: dal PIN alla PSD2

Le carte bancarie appena trattate sono una parte preponderante della rivoluzione dei pagamenti digitali, un ambito dove sono tanti i temi che si confrontano e che hanno un comune denominatore: l’esigenza di una maggiore sicurezza informatica, per la quale è sempre necessario un comportamento responsabile da parte di ogni risparmiatore.

Prima di tutto quindi una raccomandazione fondamentale va alla protezione del PIN (Personal Identification Number), che è il numero di identificazione personale. Questo codice, che può essere composto da quattro o cinque cifre, consente di eseguire operazioni con la carta bancaria, dal prelievo contanti da uno sportello automatico/Bancomat (ATM) o effettuare pagamenti nei negozi.

Tutti i codici come il PIN che abbiamo creato per accedere al banking on line, agli sportelli automatici di prelievo (ATM) o per accedere all’utilizzo di carte più in generale per acquisti o pagamenti digitali, devono essere tenuti riservati, non devono mai essere divulgati, tanto meno inseriti in messaggi digitali (SMS o whatsapp), o nelle email (es. per pagamento di un albergo).

Sullo sfondo di queste cautele si inserisce una nuova architettura dei servizi bancari definita da una normativa europea entrata in vigore in Italia nel Settembre del 2019, la PSD2 ovvero un insieme di nuove regole per i pagamenti digitali e che, attraverso sistemi bancari aperti e tecnologicamente avanzati, hanno permesso alla clientela di accedere a servizi personalizzati con costi calmierati, ed al contempo di vedere rinforzate le misure di sicurezza per limitare le frodi anche attraverso sistemi di autenticazione che oltre ai PIN gravitano sul riconoscimento detto “autentificazione forte a due fattori” diretto via smartphone con codici, sms, biometria o token.

Riassumendo: Confrontiamo, approfondiamo e informiamoci

Tra i documenti che contraddistinguono il rapporto con la banca da conservare abbiamo:

  • Il contratto con le condizioni bancarie sui servizi;
  • L’estratto conto: che riceviamo per posta o via e mail periodicamente e ci permette di controllare il saldo del conto corrente, e le entrate e uscite definitive effettuate nel periodo di riferimento, ed anche i costi attraverso l’evidenza di un ISC Indice Sintetico di Costo indicativo messo a confronto con il costo effettivo dettagliato;
  • Il Documento di sintesi periodico, che accoglie l’aggiornamento e le eventuali modifiche unilaterali delle condizioni economiche del conto corrente;
  • Il Questionario MIFID, se si è aperto un deposito titoli.

Tutti questi documenti sono anche archiviati e disponibili sul banking on line o internet banking ovvero la versione digitale del nostro conto corrente e di tutti i servizi abilitati e stabiliti con la Banca.

Foto apertura: Antonio Guillem - 123RF