Un Thanksgiving day ci sta tutto, anche se non siamo in America, per ringraziare specialmente noi stesse, con una ricetta buona e clemente.
Un Thanksgiving day ci sta tutto, anche se non siamo in America, per ringraziare specialmente noi stesse, con una ricetta buona e clemente.Tra qualche giorno è il giorno del Ringraziamento incapacy cocority, una festa che nessuno di noi sa che cosa voglia dire, non fa parte della nostra cultura e della nostra tradizione. Vi evito di cercare su Google: il quarto giovedì di novembre (quest’anno il 25) negli Stati Uniti si ringrazia Dio per quanto ricevuto nell’anno precedente.
Lo vedo che storcete la faccia, che abbiamo ricevuto durante l’ultimo anno? Domanda retorica, non rispondiamo che non si possono dire parolacce su questo articolo.
Da quando nasciamo siamo sempre stati caldamente invitati dai nostri genitori a ringraziare per tutto: «Dì grazie a Zia», «Dì grazie a papà», per qualsiasi cosa.
Non sto dicendo che sia sbagliato, sto dicendo che a forza di ringraziare per tutto, ci dimentichiamo di quelle cose per le quali non bisogna ringraziare nessuno eppure, troppo spesso, veniamo messi nella condizione di doverlo fare, uno su tutti, il lavoro.
Non voglio aprire una discussione infinita, anche se ci sarebbe da fare, sul diritto dei lavoratori, voglio solo dirvi di fermarvi un secondo e fare una lista delle cose per cui ringraziate, ma che in realtà sono solo frutto dei vostri sforzi, della vostra competenza e della vostra capacità relazionale.
Io per molto tempo, avendo un carattere abbastanza stupendo, no scherzo, abbastanza discutibile, mi trovavo a ringraziare le persone che decidevano di stare con me, in una relazione amorosa, ringraziavo i miei datori di lavoro dell’opportunità di farmi lavorare e i miei amici di essere miei amici. In questo modo mi affannavo davvero molto nel mostrare gratitudine, con gesti, remissività e altre cose pesantissime. Dite, ma poi che t’è successo? Quando sei diventata così cattiva?
L'importanza di ringraziare se stessi
La terapia mi è servita tanto per capire il valore delle cose che facevo, delle cose che possedevo dentro di me e per avere chiaro quanto di positivo apportavo nella vita degli altri, ma mi è servita a capire più di tutto, che quello che io desideravo ricevere, “l’amore incondizionato”, non esiste, una condizione c’è sempre, per tutti, per i genitori, per i partner e via dicendo. Quindi ho imparato, ancora non del tutto, a ringraziare me stessa quasi tutti i giorni per quello che sono riuscita a fare, al netto dei sensi di colpa, della sindrome dell’impostore, della mania di controllo sui sentimenti altrui.
Decomprimendovi leggermente, vedrete che vi sentirete meno grati nei confronti degli altri e più tranquilli nel dare e nel ricevere. Sentirete che quello che avete vi spetta, e che si ringrazia per un regalo, per un favore, ma non per l’amore e per la considerazione altrui, perché, a meno che non siate dei narcisisti mangiacuori, vi meritate tutto e, vi assicuro, che tutti leggiamo la stessa pagina, dello stesso libro, non siete soli in questo.
La ricetta che sto per farvi vedere, preparatela pensando di ringraziare voi stessi, è una ricetta buona, dolce e clemente, a base di patate dolci, molto utilizzate nella cultura americana, soprattutto nel giorno del Ringraziamento.
Oggi quindi instituiamo il nostro giorno del Ringraziamento, un giorno in cui ci ringraziamo da soli e non ringraziamo nessuno, facciamo una lista di cose che abbiamo dentro e che diamo agli altri, anche se non se le meritano.
Cosa vi serve: