Cresce l’interesse per il foraging, ovvero l’andar per boschi alla ricerca di frutti, bacche e piante, riscoprendo il contatto con la natura.
Cresce l’interesse per il foraging, ovvero l’andar per boschi alla ricerca di frutti, bacche e piante, riscoprendo il contatto con la natura.Tornare al nostro passato di raccoglitori di piante e frutti selvatici, passeggiando per fiumi, colline, spiagge ma soprattutto boschi: stiamo parlando del foraging.
Questa nuova cultura dell’alimentazione viene dal Nord Europa, dove si è già radicata nelle cucine dei ristoranti e tra la popolazione, ma sta suscitando grande interesse in Italia grazie all’iniziativa di persone appassionate che, attraverso i loro siti internet, diffondono curiosità e segreti di questo nuovo mangiar sano e selvatico.
Il foraging, riassunto in tre parole, è esplorazione, raccolta e cucina.
Per iniziare a farlo, il prerequisito necessario è essere amanti della natura e delle passeggiate in luoghi incontaminati. Questa attività si basa sull’alimurgia, una scienza che studia l’utilizzo delle piante selvatiche per la sussistenza in momenti di carestia e sull’etnobotanica, che si occupa dell'uso e della percezione delle specie vegetali all'interno di una o più società umane.
Per avvicinarsi al foraging, ovviamente, è necessario studiare.
In rete esistono tanti corsi base che possono dare una prima infarinatura sull’argomento, da approfondire anche su libri dedicati alla botanica e, se si ha la possibilità, facendosi aiutare dagli anziani che vivono in montagna, spesso depositari di questa conoscenza tramandata di generazione in generazione: possono essere loro i migliori “tutor” in questo campo.
Confondere le bacche infatti è molto facile e pericoloso e, prima di lanciarsi nel foraging, bisogna prepararsi adeguatamente.
I vantaggi che se ne ricavano sono tanti:
- Risparmiare, facendo la spesa gratuitamente
- Mangiare cibi sani e purissimi, con elevati principi nutritivi
- Scoprire sapori antichi e incontaminati
- Ritrovare il contatto atavico con la terra, la natura, gli animali.
In Italia, una delle più convinte promotrici del foraging è Valeria Mosca, che ha fondato l’associazione Wood*ing insieme a uno chef, una tossicologa, un’erborista e un biotecnologo.
Cosa fanno? Cercano erbe, fiori bacche selvatiche da usare in cucina e nuovi metodi di conservazione.
Poi insegnano alle persone come si fa la “spesa nel bosco”, con corsi e menu degustazione, che realizzano anche a domicilio.
“Se raccogli in territori incontaminati, quello che mangi è veramente puro e non c’è bio che tenga”, ha raccontato la Mosca in un’intervista.
Anche in Italia sono nati ristoranti che usano prodotti selvatici: il Povero Diavolo di Torriana (Rimini) con lo chef Piergiorgio Parini; il Pomiroeu di Seregno con Giancarlo Morelli e poi c’è Fabio Morriconi, lo chef che collabora con Wood*ing.
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