L’antico ateneo consegna il riconoscimento in Direzione Aziendale allo chef dell’Osteria Francescana di Modena, che ripercorre le tappe della sua storia.
L’antico ateneo consegna il riconoscimento in Direzione Aziendale allo chef dell’Osteria Francescana di Modena, che ripercorre le tappe della sua storia.Massimo Bottura, lo chef e imprenditore dell’Osteria Francescana di Modena, miglior ristorante del mondo secondo la classfica World's 50 Best Restaurants 2016, ha ricevuto all'Alma Mater la laurea ad honorem in Direzione Aziendale.
A consegnargliela è stato il rettore Francesco Ubertini, che ha detto: “Il percorso di Massimo Bottura si colloca all’incrocio tra imprenditorialità, cultura e tecnica e rappresenta un esempio per la diffusione della cultura italiana e per lo sviluppo del made in Italy a livello internazionale”.
“Massimo Bottura rappresenta un caso esemplare di gestione di una piccola impresa familiare italiana - legge la motivazione - raggiungendo in pochi anni un successo senza precedenti e una notorietà a livello globale. Dal punto di vista aziendale ha realizzato una deliberata strategia di crescita, volta allo sviluppo della qualità e alla visibilità internazionale, mediante visione, capacità imprenditoriale, creazione e gestione del team, innovazione di prodotto e raggiungimento di un livello di servizio molto elevato”.
Tradendo un filo di emozione, lo chef ha accettato il riconoscimento con queste parole: “La cucina è uno spazio aperto per l’inaspettato. Un errore può diventare la ricostruzione perfetta dell’imperfetto”.
Un percorso, quello di Bottura nella cucina, che affonda le sue radici nell’infanzia.
"Mia madre Luisa, grande cuoca, cucinava ogni sabato e domenica per 20-25 persone - ha raccontato in una recente intervista su Repubblica -. La tavola aveva un valore centrale perché davvero si viveva insieme. Da lì nasce in modo naturale la mia passione. La domenica mattina si piegavano i tortellini tutti insieme, si chiacchierava in un misto di aromi che poi mi sono restati nell'anima”.
Avviato agli studi di Giurisprudenza, negli anni Ottanta lascia l’università per seguire la sua passione: compra la Trattoria del Campazzo a Nonantola. “Avevo tanta voglia di fare ma ancora molta poca dimestichezza".
Tra gli incontri che hanno segnato la svolta della sua vita, quello con Lidia Cristoni (la cuoca che gli insegnò a tirare la sfoglia e che ancora oggi è il punto di riferimento dei ragazzi che arrivano alla Francesca) e Alain Ducasse.
“Alla fine del '93 viene a pranzo da me, mentre era in giro per la regione a cercare aceto balsamico. A fine pranzo mi propose di andare da lui a Montecarlo. Non me lo sono fatto dire due volte”.
I pilastri della sua cucina? “L'avanguardia si fa solo se si ha padronanza della tradizione e delle basi classiche - sottolinea -. Al centro di tutto c'è il prodotto, la religione dell'ingrediente. Da considerare sacro come si faceva in passato quando il cibo scarseggiava, ma da valorizzare come le tecniche moderne consentono".
Il fenomeno Bottura nasce nei primi anni del 2000: a dargli il via è una recensione di Enzo Vizzari sull’Espresso. “Dopo di ciò tutti, a Modena e fuori, hanno iniziato a guardarmi in modo diverso - ricorda -. Non ero più un cuoco che voleva fare cose strane, discostarsi dalla tradizione, ma al contrario, qualcuno con qualcosa da dire, in grado di valorizzarla la sua tradizione”.
Ciò che gli premi sottolineare, durante la sua lectio, è che la squadra vince su tutto. “Tutto sta nella squadra. Davide e Taka in cucina, Beppe Palmieri e i ragazzi in sala, lo staff in ufficio. Il miglior ristorante del mondo, che ha anche uno dei progetti sociali migliori del mondo, quello del Refettorio ambrosiano, va in scena ogni giorno con uno staff di 48 persone per 30 coperti. Se non è direzione aziendale questa...”.
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