Nelle ricette, come nelle persone, potrebbe esserci una zona d’ombra, un aspetto, un fantomatico ingrediente segreto, che non conosciamo e che non dovremmo affannarci a conoscere. Perché potrebbe essere quel "non sapere" a farci apparire tutto magico.
Nelle ricette, come nelle persone, potrebbe esserci una zona d’ombra, un aspetto, un fantomatico ingrediente segreto, che non conosciamo e che non dovremmo affannarci a conoscere. Perché potrebbe essere quel "non sapere" a farci apparire tutto magico.È Pasqua e va be’, Pasqua veramente non se la fila nessuno, quindi non è che mo proprio io devo scrivere un articolo su questa festa, vero?
L’altro giorno stavo parlando con la mia amica Luisa, una mia ex compagna di corso della Cast Alimenti, la scuola di pasticceria che abbiamo frequentato insieme a Brescia. Ha appena aperto la sua pagina di cucina (@accettoicookie) e, da napoletana fino all’osso, mi diceva di voler portare online quello che lei fa già da anni a casa sua con la sua famiglia, le olimpiadi della pastiera. Un’opera di altruismo unico e anche di masochismo lieve: fare mille pastiere per Pasqua, da regalare a vicini, parenti e persone forse che ti vuoi baciare boh.
Le domandavo se si ricordava che l’anno scorso mi aveva dato la sua ricetta della pastiera proprio per Cucinare Stanca e, visti i miei obblighi di sbattimento verso tutti voi, quest’anno l’avrei replicata identica, se per lei non fosse stato un problema.
Lei molto cara mi ha detto che sì, più o meno la sua ricetta sarebbe rimasta quella ma comunque, ogni volta che la fa, cambia e prova qualcosa di nuovo.
Davvero dobbiamo sapere tutto di una ricetta? E delle persone?
Che cosa cambia? Me lo sono chiesto e l’ho chiesto a lei. Forse ho sbagliato, perché subito dopo ho pensato a una cosa: quanto è irrispettoso a volte indagare nelle "cose" degli altri? Costringerli in qualche modo a svelare qualcosa di se stessi contro la propria volontà, forse presi alla sprovvista in quel momento?
Ma poi con queste informazioni noi che ci facciamo? Quasi mai niente.
Mo questa è una ricetta e non stiamo qui a svelare il segreto della luna di fuoco però, per ampliare il concetto di “cose” io, fossi in noi, farei pace con il fatto che agli altri bisogna concedere il beneficio di avere un’area oscura e tenebrosa. Non come quelle/quegli scem* che conoscete voi, proprio un’area di sé all’ombra, della quale non ci è dato sapere, che non contiene necessariamente brutture o scorrettezza, contiene delle cose che non sono per noi, che non ci riguardano e che non possono essere oggetto di indagine.
Tutto questo per dire che non dovete guardare quando il vostro partner inserisce il codice sblocco sulla tastiera del telefono (no scherzo, ci dovete guardare… no, non è vero). È per dire che come il cibo a volte viene reso incredibile da questo fantomatico ingrediente segreto, anche le persone potrebbero essere straordinarie per quello che non sapete, per quel magical touch che non afferrate. Molto spesso l’ingrediente segreto nelle cose non esiste, e neanche nelle persone. A volte le persone non hanno proprio niente dentro, che quasi una parte oscura ve la augurereste per loro, ma niente, non ce l’hanno, ma quello lo capite senza indagini particolari.
Delle persone e della pastiera si può godere anche senza sapere tutto di loro
Soprattutto ripetiamo insieme un concetto a me sempre caro: non è tutto vostro. Non tutto riguarda voi, le persone non ce l’hanno con voi e non esistono solo due opposti nella vita: o la disperazione di non essere visti o la tragedia che tutto il mondo degli altri riguardi voi, le omissioni e la privacy compresa.
Della pastiera, come delle persone, si può godere anche senza saperne i segreti e a volte anche solo il pensiero che ne abbiano, li rende quella cosa un po’ senza senso, ma magica.
(No seconde famiglie, no finto lavoro, no figli nascosti).
>>> Leggi anche: «Casatiello, o l’arte di saper perdere»
Cosa vi serve per questa pastiera segreta, per due pastiere, una da 24/26 cm di diametro per voi e una piccola da regalare (a chi? a voi):