Cosa significa vivere in una famiglia queer, tra falsi miti e luminose speranze.
Cosa significa vivere in una famiglia queer, tra falsi miti e luminose speranze.La parola queer è un termine inglese che significa letteralmente “strano, eccentrico, insolito”. Oggi viene ampiamente utilizzata per indicare tutte quelle persone che non si identificano nella definizione dicotomica di maschio e femmina.
Per questo motivo, queer diventa spesso sinonimo di un individuo che fa parte della comunità LGBTQ+, ovvero di chi non vuole essere definito con un’etichetta - soprattutto se di genere.
Rifiutare di essere categorizzato è un bisogno che può scaturire da motivazioni differenti: non sentirsi rappresentati da qualcosa, essere fluidi, quindi non accettare le catalogazioni rigide, non avere il bisogno di esprimere una preferenza.
Se nel tempo la parola queer è stata caratterizzata da un’accezione negativa, in quanto veniva frequentemente utilizzata come insulto omofobo, oggi è invece un termine-ombrello del quale molti esponenti della comunità LGBTQ+ si sono riappropriati per spogliarlo da ogni connotazione negativa.
Di recente, la sua diffusione è stata amplificata da Michela Murgia, che ha raccontato cosa sia una famiglia queer. E non una qualunque: la sua.
Cos'è una famiglia queer
Dare una definizione di famiglia queer significa abbattere dei confini. Principalmente mentali, che poi hanno in genere una matrice sociale e familiare, perché nascono nei luoghi che condizionano, fin da bambini, il nostro essere e la nostra prima percezione del mondo.
Una famiglia queer è una famiglia i cui componenti sono persone non necessariamente cisgender o eterosessuali. Potrà essere formata anche da lesbiche, gay, bisessuali, asessuali, persone transgender o non-binarie. Ci potranno essere due padri, due madri, ma anche un solo padre, una sola madre, genitori, figli, nonni, fratelli, sorelle, genitori e figli adottivi.
Parafrasando un vecchio detto sugli amici che sono i fratelli che ti scegli, la famiglia sono le persone che ti scegli. Quelle che ami senza condizioni e condizionamenti, e senza dover indossare una maschera. Proprio perché le hai scelte.
La queer family di Michela Murgia
Michela Murgia ha scritto un libro per spiegare al mondo la questione queer, God save the queer. Di recente ha poi pubblicato una serie di post sui social in cui ha spiegato - a parole e con foto che trasudano amore - cosa significhi essere parte di una famiglia queer.
La famiglia queer di Michela Murgia è una famiglia in cui tutti i componenti si chiamano sposi e spose. Non sono i ruoli che li uniscono, ma l’amore, l’affetto, i sentimenti.
Una famiglia che non è un posto senza regole, ma quello in cui si curano le fragilità e si organizzano le reciproche responsabilità. Un luogo in cui nessun “ti amo” varrà mai quanto un “ci penso io”.
Le differenze tra famiglia queer e famiglia tradizionale
La famiglia queer è, oggi, una famiglia che non viene legittimata dalla legge. Se due donne stanno insieme e hanno un figlio (che biologicamente è soltanto di una delle due), chi lo ha accudito e cresciuto fin da quando era piccino, non potrà andare a prenderlo a scuola perché per lo Stato lei non è nessuno. Anche se lui la chiama mamma.
Un modello che dovrebbe essere normalizzato dalla società, riconosciuto, accettato. Perché se nella famiglia tradizionale i sentimenti sono legati a un vincolo, quello del ruolo che si sta occupando, nella queer familiy le maschere pirandelliane cadono.
Quello che resta sono i volti di chi è in grado di superare le carenze legali, i ricatti morali, i rapporti morbosi e le dinamiche del possesso, e di arrivare a quella forma pura di felicità che, come direbbe Brunori Sas, è al di là dell’amore.
E in fondo, forse, serve davvero solo questo per spiegare una famiglia queer: raccontare il mondo con parole nuove.