L'Alzheimer è la forma di demenza senile più diffusa. Scopri come predire il rischio di svilupparlo con una semplice analisi del sangue!
L'Alzheimer è la forma di demenza senile più diffusa. Scopri come predire il rischio di svilupparlo con una semplice analisi del sangue!Quando troppo rame arriva fino al cervello quello che si corre è il rischio di ammalarsi di Alzheimer
A spiegarlo è Paolo Maria Rossini, direttore dell'Istituto di Neurologia del Policlinico “A. Gemelli” di Roma e coordinatore di una ricerca che promette di aprire una nuova strada nella lotta contro questa forma di demenza senile, ad oggi la più diffusa.
Rossini e collaboratori hanno messo a punto un esame del sangue in grado di predire il rischio di ammalarsi di Alzheimer valutando le concentrazione di rame “libero” nel plasma delle persone a rischio
Le origini della malattia di Alzheimer sono complesse e non del tutto chiarite. Ciò che si sa è che questa patologia è associata all'accumulo di una particolare proteina, la beta-amiloide, che depositandosi nel cervello uccide neuroni importanti per le funzioni mnemoniche e di apprendimento.
I fenomeni associati alla comparsa dell'Alzheimer non finiscono però qui.
“Pensiamo che in circa il 60 per cento dei casi di Alzheimer il rame svolga un ruolo significativo nei processi patologici alla base della malattia”, ha spiegato Rossini.
“Il rame arriva nel cervello e qui potrebbe reagire con i frammenti di beta-amiloide provocando stress ossidativo e rendendo quei frammenti tossici, come già peraltro dimostrato da molti studi su modelli animali”, ha aggiunto Rosanna Squitti, ricercatrice della Fondazione Fatebenefratelli e responsabile dello studio che ha convalidato il nuovo test, pubblicato sugli Annals of Neurology.
Squitti e collaboratori hanno sperimentato il test su 141 individui a rischio Alzheimer perché affetti da declino cognitivo lieve, il cui stato di salute è stato monitorato per 4 anni dopo aver eseguito l'esame del sangue.
E' stato così scoperto che il rischio di sviluppare l'Alzheimer è circa 3 volte superiore in chi presenta concentrazioni ematiche superiori alla norma di rame “libero” (detto anche “non-ceruloplasminico”), che può raggiungere più facilmente il cervello perché non legato a proteine.
La novità di questo test, già disponibile anche al Policlinico Gemelli, consiste proprio nella possibilità di misurare il rame “non-ceruloplasminico”, dettaglio che ha permesso ai suoi autori di brevettarlo.
Il test permette, quindi, di individuare i casi di Alzheimer “rame-correlati” e potrebbe portare allo sviluppo di nuove terapie contro l'insorgenza di queste forme della malattia.
“Abbiamo presentato una richiesta di finanziamento all'Unione Europea appositamente per verificare l'efficacia di terapie che ripristinino i normali livelli di rame”, ha raccontato Squitti, spiegando che si tratta di “terapie già esistenti in commercio e a basso costo, proprio per i soggetti a rischio che presentano queste anomalie”.
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Fonte: Agi; Ansa