L'ansia potrebbe dipendere anche dalle attività quotidiane. Scopri il legame con la sedentarietà!
L'ansia potrebbe dipendere anche dalle attività quotidiane. Scopri il legame con la sedentarietà!L'ansia è un problema che affligge 27 milioni di persone in tutto il mondo. La situazione di chi ne soffre non deve essere sottovalutata.
Le preoccupazioni eccessive associate all'ansia possono compromettere la qualità della vita
Le conseguenze non finiscono però qui. L'ansia può infatti manifestarsi anche con sintomi fisici come irregolarità cardiache, difficoltà respiratorie, tensioni muscolari e mal di testa.
Secondo alcuni studi a contribuire a tutto ciò potrebbe essere anche un ben noto nemico della salute: la sedentarietà.
I comportamenti sedentari sono associati a un aumento del rischio dell'ansia
Analizzando i risultati di 9 studi condotti sul tema un gruppo di ricercatori australiani ha infatti scoperto che sia un aumento del tempo dedicato ad attività sedentarie sia il tempo totale speso in occupazioni che possono essere definite tali – ad esempio guardare la tv o lavorare al computer – sono associati a un aumento del rischio di ansia.
Secondo gli autori dello studio il legame potrebbe essere mediato da alterazioni dei ritmi del sonno, da una cattiva salute metabolica o da problemi nella sfera delle relazioni sociali.
Dedicare molto tempo ad attività sedentarie, come guardare la tv, potrebbe infatti portare a trascurare i rapporti sociali e, già in altre occasioni, questo comportamento è stato associato a un aumento dell'ansia.
Gli studi condotti fino ad oggi non permettono però di affermare che la sedentarietà sia la causa dell'ansia.
Come ha infatti spiegato Megan Teychenne, primo nome dello studio, “la direzione di questa associazione deve ancora essere stabilita”.
Giungere a una conclusione è importante perché, ha sottolineato la ricercatrice, conoscere i fattori comportamentali che possono essere associati all'ansia può aiutare a “sviluppare strategie per prevenire e gestire questo disturbo basate su prove scientifiche”.
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Fonte: EurekAlert!