Restare soli è una prospettiva che spaventerebbe chiunque. Ci sono però persone per cui questo è un pensiero fisso, a tal punto da compromettere la normale vita relazionale ed emotiva. In questi casi si ricade nella paura dell'abbandono, una situazione per cui è necessario essere supportati. Ne abbiamo parlato con uno psicologo e psicoterapeuta.
Restare soli è una prospettiva che spaventerebbe chiunque. Ci sono però persone per cui questo è un pensiero fisso, a tal punto da compromettere la normale vita relazionale ed emotiva. In questi casi si ricade nella paura dell'abbandono, una situazione per cui è necessario essere supportati. Ne abbiamo parlato con uno psicologo e psicoterapeuta.Restare soli, essere messi in un angolo dalle persone a cui teniamo di più, è una prospettiva che spaventerebbe chiunque. In certi casi, però, diventa un pensiero fisso, perfino invalidante. Si arriva al paradosso per cui, anche quando va tutto bene, non si riesce a godere dell’affetto di amici, partner o familiari per la convinzione che prima o poi tutto debba crollare improvvisamente. In questo caso, si ricade nella paura dell’abbandono. Ne abbiamo parlato con il dottor Francesco Minelli, psicologo e psicoterapeuta che riceve a Roma e online.
Cos’è la paura dell’abbandono
In psicologia si parla di sindrome dell’abbandono, o paura dell’abbandono, quando una persona – anche in assenza di motivi oggettivi – prova una forte paura di essere lasciata sola dalle persone care. Paura che si traduce in un senso di ansia costante che complica in vario modo le relazioni, con conseguenze più o meno gravi. Tristezza, angoscia, disperazione, rabbia e senso di vuoto sono i sentimenti con cui la persona si trova a convivere quotidianamente.
Le cause della paura dell’abbandono
In molti casi la paura dell’abbandono affonda le sue radici nell’infanzia. In caso di morte o abbandono definitivo di un genitore, per esempio, il figlio (o la figlia) sente venir meno un pilastro della propria crescita, anche emotiva. E può quindi essere portato a dare per scontato che nessun legame, nemmeno quello apparentemente più saldo, sia destinato a durare.
Capita anche che la famiglia sembri integra ma, in realtà, sia caratterizzata da dinamiche disfunzionali. E anche queste possono innescare la paura dell’abbandono. “L'incapacità dei genitori nel sintonizzarsi con i bisogni affettivi del bambino, l'incapacità di amarlo in maniera incondizionata, oppure frequenti tensioni e conflitti, possono portare il bambino a vivere costantemente la paura di essere abbandonato o di perdere le relazioni importanti della sua vita. La separazione dei genitori, ad esempio, se non vissuta ed elaborata in maniera corretta può influire molto sull'emergere di questa paura”, spiega il dottor Francesco Minelli. “Tutte queste esperienze hanno spesso un impatto significativo sulla salute mentale e sul benessere emotivo fino all'età adulta, influenzando i rapporti futuri e la capacità di creare e mantenere relazioni sane”.
Come si manifesta la paura dell’abbandono
Fino a una certa misura, la paura dell’abbandono è fisiologica. Soprattutto quando si attraversa un lutto, una separazione, o un altro dei momenti dolorosi che caratterizzano qualsiasi percorso di vita. “Tuttavia, questa paura può diventare problematica quando diventa eccessiva e interferisce con la vita quotidiana. In questo caso è caratterizzata da un'ansia costante e intensa, da evitamento delle relazioni o da comportamenti ossessivi o controllanti per evitare la perdita. Questi comportamenti influiscono negativamente sulla vita personale, professionale e relazionale, limitando la capacità di godere delle relazioni e della vita”, continua lo psicologo e psicoterapeuta.
Ma in cosa consistono, nel concreto, questi comportamenti problematici?
- Controllo. Sopraffatta dalla convinzione che il partner possa lasciarla o tradirla, la persona finisce per tenere sotto controllo i suoi spostamenti, le sue conversazioni e le sue attività. Inutile dire che un comportamento del genere può scatenare l’effetto opposto, mettendo in crisi la relazione.
- Rassicurazioni. Per via di questo costante stato di ansia e di questi pensieri ossessivi e ripetitivi, la persona ha continuamente bisogno di rassicurazioni e della presenza del partner.
- Evitamento. C’è anche chi, per tenere a bada la paura dell’abbandono, evita di manifestare affetto verso gli altri e di stringere legami profondi. In ultima analisi, si convince di poter evitare il problema conducendo una vita solitaria.
- Possessività. All’estremo opposto ci sono le persone che diventano possessive a un livello eccessivo e ingiustificato, lasciandosi andare anche a scenate di gelosia.
La paura dell’abbandono è consapevole o inconsapevole?
Ma di norma le persone si rendono conto di quanto siano sproporzionate le loro ansie e reazioni? “La mia esperienza mi indica che chi vive questa problematica soffre molto e quindi riesce a comprendere ‘razionalmente’ che potrebbe cambiare alcuni comportamenti o gestire meglio alcune reazioni ma non riesce a ‘sentirlo’ emotivamente e quindi a poterlo fare effettivamente”, chiarisce il dottor Minelli. La consapevolezza, continua, dipende da molti fattori: “l'intensità della paura, la capacità di riconoscere e comprendere le emozioni e la disponibilità a cercare aiuto professionale”.
Insomma, “chi ne soffre sa di avere reazioni e preoccupazioni eccessive, ma non riesce a farne a meno. Questo avviene perché c'è sempre una profonda ferita che la persona cerca di evitare in tutti i modi. Quasi sempre è da ricollegare alle esperienze infantili, nelle quali si è provato un profondo vuoto affettivo e la mancanza di amore e attenzioni adeguate che hanno portato a un senso di solitudine interiore molto doloroso e alla costante paura di essere di nuovo abbandonati. Le reazioni sono quindi in linea con questo rischio così doloroso e non con ciò che sta effettivamente avvenendo nel presente”.
Come superare la paura dell’abbandono
La sindrome dell’abbandono dunque non è un vezzo, è un qualcosa di radicato nella propria interiorità. Ma ciò non significa che non si possa risolvere. Al contrario, uscirne è possibile. “Se è così forte da interferire con la vita quotidiana, la cosa migliore è farsi aiutare da un professionista, come uno psicologo o un terapeuta. Attraverso la terapia si può arrivare alla radice delle sofferenze più profonde arrivando così alle cause di questa paura così forte”, sottolinea Francesco Minelli.
Che fare, invece, se ci si rende conto che un amico, un partner o un figlio manifesta un’eccessiva paura dell’abbandono? Come aiutarlo, senza sfociare in comportamenti controproducenti? “È fondamentale innanzitutto fornire supporto e comprensione”, conclude il dottor Minelli. “Ecco alcuni punti importanti. Comunicazione aperta: incoraggiare la persona a parlare delle sue paure e ascoltare attentamente. Comprensione ed empatia: cercare di mettersi nei suoi panni ascoltando la storia delle sue difficoltà. Fornire rassicurazione: fare sapere che si è lì per lui e che non lo si lascerà solo. Importante anche valorizzare i suoi punti di forza e le sue capacità”.
La paura dell’abbandono, infatti, “è strettamente legata a una bassa autostima e alla convinzione di non essere degni di amore e di attenzioni. Iniziare un percorso terapeutico è la scelta migliore perché si va alle radici più profonde di questo problema”.
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