Come capire se si è pronti per un viaggio in solitaria? Fino a che punto scendere a compromessi pur di viaggiare in compagnia degli amici? Ne abbiamo parlato con la dottoressa Monica Triolo, psicologa e psicoterapeuta che si interessa – tra le altre cose – anche di psicologia del turismo.
Come capire se si è pronti per un viaggio in solitaria? Fino a che punto scendere a compromessi pur di viaggiare in compagnia degli amici? Ne abbiamo parlato con la dottoressa Monica Triolo, psicologa e psicoterapeuta che si interessa – tra le altre cose – anche di psicologia del turismo.Parliamoci chiaro, chi direbbe di no all’ipotesi di una bella vacanza? Quando bisogna decidere con chi, però, le cose si fanno già più complicate. C’è chi si dispera se non trova compagni di viaggio e chi, viceversa, anela alla completa solitudine per almeno un paio di settimane all’anno. Prima ancora di preparare le valigie, quali sono gli elementi da valutare per assicurarsi di vivere in modo positivo questa esperienza?
“Quello che dice la letteratura in merito è che spesso la scelta della vacanza è ‘di pancia’, cioè dettata da un’attivazione emotiva, più che dallo status. Insomma, se una persona ha una relazione di coppia, nulla vieta che possa sentire la necessità di viaggiare da sola”, chiarisce la dottoressa Monica Triolo, psicologa e psicoterapeuta che si interessa – tra le altre cose – anche di psicologia del turismo. “Questo al netto degli impedimenti oggettivi legati, per esempio, alla gestione dei figli”. Vediamo dunque quali sono le emozioni, i bisogni e i desideri sottostanti a ciascuna tipologia di viaggio.
Viaggiare da sola
“Un viaggio in solitaria può essere una buona idea nei periodi successivi a un trauma, come un lutto, la fine di un lavoro o di una relazione”, spiega la dottoressa Triolo. “Una persona che viaggia da sola lo fa per scappare da realtà soffocanti e trovare sé stessa mentre esplora il mondo esterno. Il filo conduttore è sempre un bisogno o un desiderio, che può essere di autonomia, esplorazione, inclusione… Insomma, il viaggio in solitaria non nasce mai dalla routine. Prima o poi tutti ci pensiamo, almeno in astratto, ma ben presto emergono i primi blocchi: la sicurezza, soprattutto per le donne; la vergogna, per esempio all’idea di mangiare da soli al ristorante; la solitudine, perché manca la possibilità di condividere l’esperienza con altre persone”.
Viaggiare in gruppo con sconosciuti
Per chi vuole partire da solo senza però doversi scontrare con questi ostacoli, un’ipotesi sono i viaggi organizzati di gruppo, come Avventure nel mondo. Chiaramente si tratta di un gioco di equilibri. Si guadagna in termini di sicurezza, compagnia e condivisione e, per contro, si fa qualche sacrificio in termini di comodità e privacy, accettando di dormire nella stessa camera con dei perfetti sconosciuti e di sottostare a regole comuni. “Stare in gruppo significa prendere, ma anche dare. Il fatto di non essere soli impone di sviluppare un forte spirito di adattamento e cooperazione”, puntualizza la psicoterapeuta.
Viaggiare in gruppo con amici
E se il gruppo è composto da persone che si conoscono già? Che siano compagni di corso all’università, amici storici, colleghi di lavoro o appassionati di trekking della zona, la regola di base non cambia. “Ogni vacanza nasce da un obiettivo chiaro che può essere il relax, il divertimento, l’avventura… Unirsi a un gruppo sotto la spinta dell’amicizia, senza però condividere lo spirito del viaggio, significa condannarsi all’insoddisfazione”, spiega la dottoressa Monica Triolo. “Quando si decide di viaggiare in gruppo, ci vuole una grande consapevolezza e condivisione di emozioni, bisogni e desideri. Quando c’è chiarezza su questo, ci si può chiedere con onestà: vale la pena per me di scendere a compromessi, per poter godere di questa compagnia?”.
Viaggiare in coppia
La dottoressa Triolo ci tiene a precisare una cosa: è impossibile generalizzare. Non ha senso, dunque, chiedersi se valga la pena di fare un viaggio in coppia all’inizio della relazione, oppure per superare una fase di “stanca”, o per risollevarsi da una brutta crisi. Ciascuna situazione è da valutare nella sua unicità. La domanda che qualsiasi coppia dovrebbe porsi, piuttosto, è simile a quella valida per i gruppi: qual è l’obiettivo della vacanza? “Se manca la concordanza su questo aspetto, l’esperienza è destinata a rivelarsi fallimentare. Tanto più perché il viaggio in coppia è un’occasione per conoscere il partner in tutte le sue sfaccettature, nei momenti di spensieratezza come in quelli di tensione, facendo emergere dei vissuti che difficilmente si attivano nella quotidianità”, continua la dottoressa Triolo.
Viaggiare in famiglia
Merita un capitolo a parte il viaggio in famiglia, soprattutto quando ci sono dei figli. Inevitabilmente il baricentro si sposta, perché bisogna trovare la formula che faccia stare bene tutti, genitori e soprattutto figli. “Se i bambini sono molto piccoli, la nostra cultura ci porta a optare per una vacanza tranquilla, sicura e con tutti i confort. Altrove non è così, in Germania per esempio, ma è una questione di mentalità”, conclude la dottoressa. “Se i ragazzi sono adolescenti il principio non cambia, anzi: rispettare i loro bisogni e desideri diventa essenziale, altrimenti la vacanza rischia di trasformarsi in un incubo!”.
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