I Misteri di Santa Cristina a Bolsena
I Misteri di Santa Cristina a BolsenaUna storia antica e terribile, quella che si ricorda ogni 23 e 24 luglio a Bolsena: si tratta del martirio di Santa Cristina, giovanissima martire torturata dal padre che rimase salda nella sua fede fino alla fine. La celebrazione che si è tramandata nei secoli ha il sapore del Medioevo, quando si narravano al popolo le storie dei santi attraverso le rappresentazioni sui sagrati delle chiese. A Bolsena la storia di Cristina viene ripercorsa attraverso una serie di quadri viventi, molto suggestivi. La sera del 23 luglio tutto comincia con lo spegnimento delle luci del sagrato del santuario di Santa Cristina. Suonano le campane ed esce la macchina a forma di tempietto che custodisce la statua della santa: la sua veste è azzurra, trapuntata di gigli d’oro, e la sua mano destra sorregge al petto una freccia, simbolo di uno dei suoi supplizi. Mentre il corteo sfila, lungo la strada si apre un sipario e sul palcoscenico ecco il primo quadro vivente che illustra una scena del martirio, suggestivamente illuminata da torce e lampade. La folla si muove rapida e segue la statua della santa, per non perdere lo spettacolo delle scene che via via sono proposte lungo il percorso. La processione giunge fino alla chiesa del Santissimo Salvatore: la statua della santa rimarrà lì fino al mattino successivo, quando riprenderà il suo cammino in senso contrario, dove saranno allestite nuove scene in piazze e angoli suggestivi della città, fino a tornare al santuario, presso il quale si apre la scena finale della ‘Morte eGloria’.
La storia narrata nei quadri viventi prende spunto da una tragedia scritta da Alessandro Donzellini nel 1583; l’utilizzo dei quadri viventi, dove i personaggi sono immobili o al massimo riproducono pochi movimenti semplici e ripetuti, probabilmente era stato stabilito in passato per permettere al popolo di capire facilmente quello che accadeva senza l’aiuto di spiegazioni. La leggenda sulla santa è molto più antica, e gli scavi archeologici hanno rivelato che il suo culto, qui, risalisse almeno al IV secolo. Racconta dunque la leggenda che una fanciulla di nome Cristina, convertitasi al cristianesimo, fosse stata rinchiusa insieme a 12 ancelle in una torre insieme a simulacri degli dei, affinché rinunciasse alla religione cristiana e tornasse ad adorare gli dei pagani. La giovane, che aveva solo 12 anni, non solo non si piegò ai voleri del padre, ma ruppe le statuette e donò l’oro di cui erano fatte ai poveri. Il padre allora la imprigionò e decise per lei uno dei supplizi peggiori, quello della ruota sotto al quale ardevano le fiamme. Ma Cristina riuscì a sopravvivere e le sue ferite furono miracolosamente guarite da tre angeli; essendo sopravvissuta, fu di nuovo condannata a morte: gettata nel lago con una pietra al collo, non affondò in acqua perché gli angeli sostennero la pietra a galla. Sconvolto e sconfitto, il padre morì portato all’inferno da terribili diavoli.
Il martirio di Cristina però non termina qui, perché saranno i tiranni Dione e Giuliano, successori del padre, a proseguire la persecuzione della fanciulla: la flagellazione, l’immersione in una caldaia di acqua bollente, la fornace, poi il tentativo di farla mordere da serpenti che invece si rivolteranno contro il serparo che li ha scagliati contro di lei. Solo alla fine Cristina morirà trafitta dalle frecce di due arcieri. Ogni anno tutta la popolazione, soprattutto i giovani, diventano protagonisti dell’intera rappresentazione, che non propone sempre gli stessi quadri, alcuni dei quali si alternano. Altri, invece, come quello particolarmente d’effetto dei diavoli tra le fiamme dell’inferno e la scena finale, sono fissi.
A partire dall’Ottocento, i Misteri sono stati anche oggetto di studi antropologici. Il santuario di Santa Cristina, poi, è particolarmente interessante anche dal punto di vista artistico: è composto infatti da tre chiese e una grotta, e in questa sorta di museo dove si sovrappongono opere d’arte dall’epoca precristiana al Settecento è possibile ammirare tutta l’iconografia della santa, che viene riprodotta su terrecotte invetriate, affreschi, tavole e statue.