Viaggio tra i vini, e non solo, nelle terre di Arezzo
Viaggio tra i vini, e non solo, nelle terre di ArezzoVigne, vini e Arezzo: un legame a dir poco centenario. Basta solo raccontare un fatto: un documento risalente al 1416 prova l’esistenza di tenute appena fuori le mura della città. Si tratta di un certificato di vendita di un vigneto, appartenente a Baccio de’ Bacci, nella tenuta dei conti Borghini Baldovinetti de’ Bacci, il cui ricavato doveva servire per finanziare la decorazione della cappella di famiglia nella chiesa di San Francesco. Il pittore a cui fu commissionato il lavoro era Piero della Francesca, che lì dipingerà la Leggenda della Vera Croce.
Già da questo si può capire come un itinerario in questa parte di Toscana proponga aspetti storici, artistici, culturali ed enogastronomici da non mancare. I comuni della provincia coinvolti sono 19: Arezzo, Bucine, Cavriglia, Capolona, Castelfranco di Sopra, Castiglion Fibocchi, Castiglion Fiorentino, Civitella in Val di Chiana, Cortona, Foiano della Chiana, Laterina, Loro Ciuffenna, Lucignano, Marciano della Chiana, Monte San Savino, Montevarchi, Pergine Valdarno, San Giovanni Valdarno, Subbiano, Terranuova Bracciolini. La Strada del Vino Terre di Arezzo si snoda per circa 200 chilometri percorrendo tre (Valdarno, Val di Chiana e Casentino) delle quattro vallate che convergono verso la città, toccando lungo il suo percorso le zone di produzione degli otto vini che hanno la denominazione d’origine: il Chianti DOCG, il Chianti dei Colli Aretini DOCG, il Colli d’Etruria Centrale DOC, il Valdichiana DOC, il Cortona DOC, il Pietraviva DOC, il Vinsanto del Chianti DOC e il Vinsanto del Chianti dei Colli Aretini DOC. Il logo dell’associazione che riunisce le aziende che ne fanno parte è eloquente: una ruota con i raggi, le cui parti vuote sono scudi e di cui quello superiore è modificato per prendere la forma di un calice.
I vini sono bianchi e rossi, fra cui anche qualche ‘Supertuscan’; il vinsanto invece è un vino dolce, da dessert, che si distingue per il lungo e particolare metodo con il quale si produce. Si usano infatti uve scelte di Malvasia e di Trebbiano bianco, che vengono stese su un piano di canniccio e fatte appassire fino a dopo Natale. Quindi avviene la pigiatura e il mosto viene messo in piccole botti, dette caratelli, insieme alla ‘madre’, e lì invecchia, sigillato, per quattro anni. Senza nessun altro trattamento, il vinsanto viene poi imbottigliato, risultando come quantità la metà di ciò che era stato messo nella botticella. Da non dimenticare, poi, i numerosi prodotti tipici nell’area, come il fagiolo zolfino del Pratomagno (IGP), la carne Chianina, la patata rossa di Cetica, il pollo del Valdarno, solo per citarne alcuni.
L’itinerario può partire da San Giovanni Valdarno. Qui le colline terrazzate e punteggiate di vigneti si alternano ad abbazie, castelli e torri; qua e là, un paesaggio lunare di buche e cave, a testimonianza dell’attività mineraria a cielo aperto. Da Bucine si arriva a Pergine, proseguendo su strade appartate, fra oliveti centenari, vigne e boschi; difficile nominare tutti i luoghi notevoli che meriterebbero una visita: il castello di Cennina, Badia a Ruoti, il borgo incastellato di Rapale. Da Civitella si lascia con uno sguardo il Valdarno per ammirare, sull’altro versante, la Val di Chiana, sulle cui alture sorgono Monte San Savino, il castello di Gargonza e Lucignano, dalla caratterstica pianta a spirale. Quindi Foiano della Chiana e Pozzo, attraversando la pianura punteggiata dalle tipiche case coloniche dell’epoca del granduca Leopoldo e salendo poi lentamente verso Cortona, che conserva ancora le mura etrusche, i dipinti del Signorelli e del Beato Angelico. Si imbocca poi la statale Umbro-Casentinese, verso Castiglion Fiorentino e quindi ad Arezzo, dove si possono ammirare, fra gli altri, gli affreschi di Piero della Francesca, l’anfiteatro romano, la Pieve romanica; chi ama l’antiquariato, ogni prima domenica del mese, potrà anche divertirsi a girare fra le bancarelle della Fiera antiquaria, la più ‘antica’ d’Italia a cadenza regolare, essendo nata nel 1968. Ci si dirige quindi verso il Casentino, risalendo l’Arno, fino a Capolona; proseguendo si può percorrere la vallata, fino a Poppi con il suo castello e il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi. Da Arezzo si riprende la statale che costeggia il massiccio del Pratomagno, nel Valdarno Superiore. Luoghi che meritano una sosta sono il borgo medievale del Borro, la sorprendente pieve romanica a Gropina e Loro Ciuffenna.