Una recente indagine ISTAT riapre il dibattito sulla conciliazione, ancora difficile, tra maternità e lavoro. Cerchiamo di capirne insieme qualcosa di più.
Una recente indagine ISTAT riapre il dibattito sulla conciliazione, ancora difficile, tra maternità e lavoro. Cerchiamo di capirne insieme qualcosa di più.Diventare mamma è un'esperienza bellissima e gratificante, ma che spesso finisce per imporre alle donne un sacrificio ingiusto, almeno nel nostro Paese, ovvero quello di rinunciare al posto di lavoro.
Secondo una recente indagine ISTAT, infatti, il 30% delle donne lavoratrici lascia l'impiego dopo la gravidanza.
Non solo. Stando ai dati emersi, ad essere penalizzate sarebbero soprattutto le donne nate dopo il 1964 e dunque quelle potenzialmente più attive dal punto di vista del lavoro: il 25% di loro, infatti, si ritrova senza un'occupazione in seguito alla nascita di un figlio.
Dati decisamente scoraggianti, dunque, che riaprono il dibattito sull'impossibilità nel nostro paese di conciliare maternità e lavoro, nonché sulla ancora molto forte discriminazione femminile nel mondo dell'occupazione, come dimostrano gli stipendi e le pensioni più basse rispetto ai parametri maschili.
Alla base del problema, la mancanza di aiuti e sostegno da parte dello Stato ma anche una mentalità retrograda quanto profondamente radicata che vede nelle donne le principali figure di accudimento della famiglia.
Il problema infatti non riguarda solo le neo-mamme, costrette a lasciare il lavoro subito dopo la nascita del figlio, ma anche donne mature che si trovano a dover rinunciare al proprio impiego per assistere famigliari malati.
L'indagine solleva dunque la necessità sempre più impellente di mettere in atto delle strategie di sostegno adeguate, che vanno da una maggiore flessibilità da parte delle aziende al cosiddetto smart working.
I vantaggi, a differenza di quello che si può pensare, non sarebbero solo per le donne ma anche per le imprese, che potrebbero contare su professioniste soddisfatte del proprio ruolo e della loro posizione e dunque ben disposte a cooperare per il bene dell'azienda.
Non solo, le mamme rapprsentano anche una risorsa speciale nel mondo del lavoro, come si evince anche dal famoso saggio di Andrea Vitullo e Riccarda Zezza, fondatori del progetto "Maam, Maternity as a Master".
Secondo gli autori, infatti, fare la mamma non costituisce un limite nel lavoro ma anzi una grandissima spinta poiché aiuta ad affinare competenze fondamentali come le capacità relazionali e la gestione delle difficoltà.
La speranza dunque è ancora quella che le cose possano davvero cambiare anche in Italia, con politiche di sostegno adeguate e con il superamento di posizioni arcaiche e discriminatorie.