Che cos'è la dislessia, quali sono i sintomi e come si affronta? Un approfondimento su un disturbo dell'apprendimento tra i più diffusi.
Che cos'è la dislessia, quali sono i sintomi e come si affronta? Un approfondimento su un disturbo dell'apprendimento tra i più diffusi.La dislessia è un disturbo dell’apprendimento di origine neurobiologica che riguarda la capacità di lettura e la velocità e la comprensione di un testo scritto. Rientra nella categoria dei Dsa (Disturbi Specifici dell’Apprendimento), di cui molti bambini soffrono, ed è frequente per un genitore dover affrontare la dislessia già dalla tenera età, sfruttando ogni aiuto possibile, dallo specialista in neuropsichiatria alla tecnologia, con i nuovi tablet adatti ad aiutare il bambino che lotta contro questo disturbo.
Quali sono i sintomi della dislessia
Una volta avuta risposta alla domanda “che cos’è la dislessia”, e individuato il settore su cui va a incidere (la capacità di leggere e comprendere un testo scritto), è importante capire quali sono i sintomi della dislessia: la diagnosi precoce è fondamentale per aiutare il bambino a gestire un disturbo che può rendere la crescita molto difficile sia dal punto di vista dell’apprendimento sia da quello sociale.
I sintomi più comuni sono la difficoltà e la lentezza a leggere, che spesso si accompagna all’incapacità di capire cosa si stia effettivamente leggendo: caratteristiche che non danno la misura dell’intelligenza del bambino, ma evidenziano una difficoltà sostanziale a decodificare la scrittura. Secondo l’Associazione Italiana Dislessia, il bambino dislessico può infatti leggere e scrivere, ma riesce a farlo solo impegnando al massimo le sue capacità e le sue energie, poiché non può farlo in maniera automatica. Conseguenza diretta, si stanca rapidamente, commette errori, rimane indietro rispetto ai compagni e viene quotidianamente sottoposto a un forte stress.
Come riconoscere la dislessia
Fermo restando che ogni bambino dislessico è diverso dall’altro, perché il grado di difficoltà può variare anche di molto (può essere una dislessia lieve, o può presentarsi in associazione ad altri disturbi dell’apprendimento, come la difficoltà a fare calcoli, ad associare linguaggio scritto e parlato o a scrivere e riconoscere lettere e numeri), ci sono alcuni errori caratteristici che, sempre secondo l’Associazione Nazionale Dislessia, il bambino dislessico commette spesso:
- Inversione di lettere e di numeri (es. 21 vs 12);
- Sostituzione di lettere (m/n; v/f; b/d, a/e);
- A volte non riesce ad imparare le tabelline ed alcune informazioni in sequenza come le lettere dell’alfabeto, i giorni 17 1 della settimana, i mesi dell’anno;
- Può fare confusione per quanto riguarda i rapporti spaziali e temporali (destra/sinistra; ieri/domani; mesi e giorni);
- Può avere difficoltà ad esprimere verbalmente quello che pensa;
- In alcuni casi sono presenti anche difficoltà in alcune abilità motorie (ad esempio allacciarsi le scarpe).
A questi problemi si accostano, a volte, un rifiuto verso un ambiente scolastico in cui il bambino si trova a disagio, perché si sente non capito, preso in giro o diverso rispetto ai compagni.
Quali sono le cause della dislessia
A oggi numerosi studi sono ancora in corso per cercare di individuare l’esatta causa della dislessia, ma l’origine neurobiologica è stata ormai accertata. L’idea di base è che la dislessia sia causata da un deficit nell’elaborazione dei suoni, in particolare dei fonemi, e cioè della già piccola unità di suono della parola: per leggere è necessaria associare in modo rapido le lettere - fonemi - ai corrispondenti suoni. La teoria più accreditata è dunque che il bambino dislessico non sia in grado di percepire e riconoscere i fonemi che compongono le parole, e non riesca a dargli un senso, ostacolando l’apprendimento della lingua scritta e la lettura.
Come affrontare la dislessia: diagnosi e trattamento
Come detto, per affrontare la dislessia è indispensabile in primis riconoscerne i sintomi per effettuare una diagnosi. Prestare attenzione a come legge un bambino dislessico è uno dei modi più semplici e immediati per capire quanto sia grave il disturbo, ma nel caso in cui i sospetti siano fondati è importante rivolgersi a un esperto per una valutazione diagnostica.
La diagnosi viene fatta da specialisti attraverso specifici test per la dislessia, per cui si può fare richiesta mediante l’Asl di competenza o in centri privati, e una volta effettuata si può passare alla valutazione, che permette di capire che cosa sta succedendo esattamente e trovare la chiave giusta per affrontare la dislessia e supportare il bambino, di suo spesso già frustrato e demoralizzato per le difficoltà che incontra su base quotidiana.
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Fare una diagnosi di dislessia prima della fine della seconda elementare è difficile, soprattutto perché è a scuola, quando il bambino si confronta con l’apprendimento, che si manifestano in maniera evidente i sintomi. È però possibile accorgersi di alcuni sintomi che possono far intuire una possibile dislessia, e attivarsi di conseguenza. Una volta accertata la presenza del disturbo, le strade da percorrere sono diverse: gli insegnanti vanno subito informati per stabilire percorsi didattici adeguati, e si può decidere di consultare un neuropsichiatra infantile per stabilire insieme un percorso in grado di gestire non tanto le cause, quanto le conseguenze del disturbo.
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I genitori, dal canto loro, possono supportare il bambino standogli vicino, stimolandolo costantemente a condividere le sue emozioni (senza forzarlo) e trasformando il gioco in un momento di apprendimento: leggere insieme, per esempio, è un ottimo modo per aiutare il bambino a gestire la dislessia senza farlo sentire sotto pressione, così come giocare a giochi da tavolo o guardare insieme la televisione e commentarla, facendo particolare attenzione ai suoni e alle scritte che compaiono sullo schermo. Si tratta in tutti i casi di giochi che diventano, di fatto, esercizi per la dislessia e aiutano sia il bambino sia i genitori ad affrontare il disturbo nel modo più costruttivo possibile.
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