Non solo reato ambientale, presto l'ecocidio potrebbe finalmente essere riconosciuto quale il quinto crimine contro l'umanità, al pari del genocidio. Il risultato di tanti anni di battaglie da parte di attivisti internazionali nel nome (e in memoria) di Polly Higgins.
Non solo reato ambientale, presto l'ecocidio potrebbe finalmente essere riconosciuto quale il quinto crimine contro l'umanità, al pari del genocidio. Il risultato di tanti anni di battaglie da parte di attivisti internazionali nel nome (e in memoria) di Polly Higgins.Devastare una foresta, distruggere un ecosistema, mettere a rischio di estinzione una specie. Sono solo alcuni dei reati ambientali che presto potrebbero essere riconosciuti come crimini internazionali. Sì, perché l’ecocidio è ormai sulla dirittura d’arrivo per essere riconosciuto come crimine contro l’umanità al pari del genocidio e degli altri crimini contro la pace, al coronamento di una battaglia lunga anni e anni.
Cos’è l’ecocidio?
L’ecocidio è un crimine contro la Terra e quindi contro gli essere viventi tutti. Si tratta, infatti, della decimazione degli ecosistemi, dell’umanità e della vita e da anni sono aperti il dibattito e la battaglia per farlo riconoscere come crimine internazionale. Il termine indica, di fatto, tutti i danni ambientali diretti causati alla terra, al mare, alla flora e alla fauna all’interno degli ecosistemi colpiti nonché l’impatto che ne deriva sul clima. Si tratta di un reato globale che ha impatti negativi su vari livelli: non solo di tipo ambientale ma anche culturale, psicologico ed emotivo. Inoltre, l’ecocidio può riguardare le comunità stesse, specialmente quando lo stile di vita di una comunità è connesso all’ecosistema colpito.
La definizione
Il termine “ecocidio” esiste fin dagli anni Settanta, quando comparve nella Conferenza sulla guerra e la responsabilità nazionale a Washington. Da allora, accademici, attivisti e studiosi di diritto hanno sostenuto l'esistenza e il riconoscimento del reato di ecocidio. Pochi mesi fa, dopo un lavoro lungo mesi, il gruppo di 12 avvocati esperti indipendenti per la definizione legale del termine ecocidio, convocato dalla Stop Ecocide Foundation alla fine del 2020, ha concluso il suo lavoro di redazione, dando la nuova definizione di “ecocidio” che è «atti illegali o sconsiderati commessi con la consapevolezza che esiste una probabilità sostanziale di danni gravi e diffusi o a lungo termine all'ambiente da tali atti».
La lotta per farlo riconoscere come crimine
Sono anni che attivisti e ambientalisti lottano per far riconoscere il crimine di ecocidio. Nel 2010, l’avvocata e attivista scozzese Polly Higgins, scomparsa nel 2019 a causa di un cancro, trasmise alla commissione di diritto internazionale delle Nazioni Unite una proposta di legge per riconoscere l’ecocidio – da lei definito come “la distruzione, il danneggiamento o la perdita su vasta scala di uno o più ecosistemi di un determinato territorio” – come un crimine contro l’umanità. Anche se la sua proposta non venne approvata, l’azione creò un precedente e da quel momento, la Corte ha accettato di trattare casi di distruzione ambientale come “crimini contro l’umanità” nel momento in cui viene accertato un impatto “sufficientemente grave” sulla popolazione di un’area. Nel 2017, Polly Higgins e l’attivista inglese Jojo Metha hanno unito le forze nella campagna di sensibilizzazione Stop Ecocide International, con lo scopo di far inserire l’ecocidio tra i reati contro l’umanità visto che ad oggi nessuna delle devastazioni ambientali causata dagli esseri umani rientra ancora tra i crimini internazionali perseguibili dal tribunale dell’Aia (anche se la Corte penale internazionale può pronunciarsi su questi casi in base agli effetti provocati sulle persone).
Nel 2020, come anticipato, un gruppo composto da 12 esperti di giustizia climatica e diritto internazionale, guidato da Philippe Sands e da Dior Fall Sow ha cominciato a lavorare su una bozza di legge sull’ecocidio con la quale chiunque danneggi il pianeta potrà essere perseguito per un crimine internazionale. In questo modo, la devastazione ambientale diventerebbe il quinto dei reati processati dalla Corte penale internazionale (assieme al genocidio, ai crimini contro l’umanità, ai crimini di guerra e ai crimini di aggressione).
Il dibattito sulla criminalizzazione dell’ecocidio
Il dibattito sulla criminalizzazione dell’ecocidio non è affatto recente. Nel 1972, il primo ministro svedese Olof Palme evidenziò la necessità di una legge di questo tipo durante la conferenza ambientale delle Nazioni Unite di Stoccolma, quando accusò di ecocidio il governo statunitense per l’utilizzo in Vietnam dell’agente arancio (diversi tipi di erbicidi utilizzati per rendere aride le terre e affamare la popolazione civile). Ad oggi, di fatto, non esiste una legge di protezione della Terra a livello internazionale. Anche se i vari Paesi hanno leggi e regolamenti ambientali, locali e nazionali, quando individui, aziende e gruppi distruggono ecosistemi e comunità non vengono "perseguiti" ma al massimo rischiano sanzioni per i reati ambientali si limitano a compensazioni di tipo monetario. Rendere l'ecocidio un crimine crea un reato che può portare all'arresto e rende perseguibili penalmente gli individui che sono responsabili di finanziare, permettere o causare gravi danni ambientali.
La bozza di configurazione formale del reato, presentata dalla fondazione Stop Ecocide (una piattaforma di finanziamento globale creata per finanziare la legge sull’ecocidio) nel mese di giugno 2021, è molto generale e farebbe in modo di far rientrare nella fattispecie di “ecocidio” anche eventi come le grandi fuoriuscite di petrolio, la deforestazione dell’Amazzonia o l’uccisione di specie protette. L’iter ora prevede che la definizione predisposta dagli esperti possa essere adottata come emendamento allo Statuto di Roma – quello che regola il lavoro della Corte penale internazionale – rendendo l’ecocidio un crimine internazionale al pari degli altri quattro “crimini contro la pace” e stabilendo così un dovere, non solo etico, ma anche legale nei confronti del Pianeta riconoscendo la decimazione degli ecosistemi, la distruzione delle comunità e delle popolazioni civili e la minaccia del cambiamento climatico per la vita sulla terra.
In effetti, le prime bozze dello Statuto di Roma includevano una legge sull’ecocidio, ma dopo il 1996, la legge fu rimossa per volere di tre Stati: Regno Unito, Francia e Paesi Bassi. Vent'anni dopo, la Corte penale internazionale ha annunciato che avrebbe dato priorità anche ai crimini che portano alla “distruzione dell’ambiente”, allo “sfruttamento delle risorse naturali” e all'”espropriazione illegale” della terra. In sintesi, il Tribunale ha dichiarato che avrebbe dato maggiore attenzione a certi reati, come ad esempio al land-grabbing.
Ecocidio: i casi in cui diventerà un crimine internazionale
Nel momento in cui l’emendamento verrà inserito nello Statuto di Roma, molti crimini ambientali di grandi proporzioni potreanno essere perseguiti dalla Corte dell’Aia. I casi in cui l’ecocidio diventerà un crimine internazionale, saranno, ad esempio, la deforestazione dell’Amazzonia, i grandi disastri petroliferi, gli incidenti nucleari fino all’uccisione illegale di specie protette che ne possono comportare la scomparsa come nel caso del rinoceronte bianco e la minaccia di estinzione dell’orango di Sumatra. Tutti reati verso l’ambiente che sono, di fatto, veri crimini verso gli esseri viventi. E se a questo si aggiunge anche che la deforestazione viene oggi considerata quale una delle cause maggiori dello spillover – il salto di un virus dagli animali all’uomo a causa della distruzione della biodiversità - , c’è davvero da temere per come la deforestazione amazzonica sta già creando le condizioni per lo scoppio di future pandemie.
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