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Diritto alla disconnessione: forse ci siamo anche in Italia

I lavoratori italiani hanno finalmente gli strumenti per proteggersi da mail e telefonate in arrivo dopo l’orario di lavoro

I lavoratori italiani hanno finalmente gli strumenti per proteggersi da mail e telefonate in arrivo dopo l’orario di lavoro

Dopo la pandemia da Covid-19 il lavoro è cambiato e anche in Italia abbiamo iniziato a parlare sempre più di diritto alla disconnessione. Si tratta della libertà di non rispondere a mail o telefonate di lavoro dopo l'orario previsto dai contratti, senza per questo subire ripercussioni negative sul proprio ruolo. Nonostante sia una tutela regolamentata solo per i lavoratori dipendenti, anche quelli autonomi hanno qualche strumento con cui difendersi. In più, un nuovo disegno di legge promette di proteggere tutti i lavoratori da tecno-stress e sindrome da burn out.

Cos'è il diritto alla disconnessione

Il diritto alla disconnessione è la facoltà che un lavoratore ha di non rispondere a email, chiamate o messaggi di lavoro al di fuori dell’orario contrattuale, senza subire conseguenze negative dai suoi superiori. Ma cosa dice la legge a riguardo?

In Italia, il diritto alla disconnessione è stato introdotto con la Legge n. 81/2017 (nota come "Jobs Act degli autonomi") e rafforzato dal Decreto Legislativo n. 104/2022 (recependo la Direttiva UE 2019/1152), che introduce più trasparenza nei contratti di lavoro, ma non impone un diritto alla disconnessione specifico per gli autonomi. Questo diritto tutela i lavoratori, in particolare quelli in smart working, garantendo loro il diritto di non essere reperibili fuori dall’orario di lavoro.

Il diritto alla disconnessione è una prerogativa appannaggio dei lavoratori subordinati (sia nel settore pubblico che privato). Tuttavia, contrariamente a quello che si può pensare, spetta anche ai lavoratori in smart working, come previsto all'articolo 19 della legge 81/2017.

Ma cosa accade ai lavoratori autonomi? Anche per loro possono essere previste forme di tutela, benché non ci sia una regolamentazione stringente come per chi svolge un lavoro dipendente. Il riferimento resta sempre l'articolo 19, che prevede il rispetto dei tempi di riposo. Tuttavia, i lavoratori che prestano la propria opera con partita Iva sono liberi di organizzare il proprio tempo di lavoro. Infatti, nei contratti con i committenti si possono stabilire fasce orarie o limiti alla reperibilità.

Come viene regolato il diritto alla disconnessione

Il diritto alla disconnessione viene regolato dai contratti individuali e collettivi, in cui devono essere specificate le modalità che garantiscono la facoltà di non rispondere a mail o telefonate oltre l'orario di lavoro. Ciò vale anche per chi svolge lo smart working.

Sanzioni per le aziende

Le aziende che non rispettano il diritto alla disconnessione possono incorrere in sanzioni e contenziosi con i dipendenti, soprattutto se impongono reperibilità non prevista dai contratti. La violazione del diritto alla disconnessione, stando alla bozza di articolato presentata a novembre 2024, comporterebbe la sanzione amministrativa pecuniaria del pagamento di una somma da 500 euro a 3.000 euro per ogni lavoratore interessato.

Tuttavia, in quell’area grigia in cui si raccolgono i collaboratori e consulenti, può essere difficile far valere il diritto alla disconnessione. Infatti, in assenza di una chiara regolamentazione degli orari di lavoro, come accade nei rapporti di collaborazione e consulenze, alcune aziende potrebbero esigere risposte fuori orario, creando situazioni di stress lavorativo. Sta ai professionisti dettare i tempi di risposta, richiedere compensi extra nei casi in cui sia richiesta una reperibilità 24/7 o, semplicemente, silenziare il telefono una volta spento il computer. Il benessere psicologico viene prima di qualunque lavoro.

Le novità del Ddl Sensi

Il 6 novembre 2024 al Senato è stato presentato il Ddl 1290, detto anche Ddl Sensi, che reca “Disposizioni in materia di diritto alla disconnessione nei rapporti di lavoro”, con il dichiarato fine di creare una nuova cultura ed evitare tecnostress e sindrome da burnout. Target non solo i dipendenti, ma anche autonomi e professionisti.

Nel Ddl si definiscono cosa sono le comunicazioni: si fa riferimento a qualsiasi forma di contatto tra datori di lavoro e lavoratori, o tra lavoratori stessi, effettuato tramite telefono, email, servizi di messaggistica istantanea o piattaforme di collaborazione. Ma, molto più importante, si dà una definizione compiuta di diritto alla disconnessione, che deve durare minimo 12 ore consecutive dopo la fine del turno di lavoro. Le comunicazioni inviate al di fuori di queste fasce orarie non comportano obblighi per il lavoratore.

Tuttavia, in situazioni di necessità o urgenza, eventuali comunicazioni devono essere adeguatamente motivate, e il lavoro svolto in risposta deve essere considerato straordinario e quindi regolato dai contratti collettivi nazionali.

Nelle aziende con più di quindici dipendenti, se le comunicazioni di servizio o le attività lavorative avvengono principalmente tramite device digitali, il datore di lavoro deve fornire tali strumenti e coprire i relativi costi di gestione. Inoltre, all'inizio di ogni rapporto di lavoro, il referente deve informare il lavoratore sulle modalità di esercizio del diritto alla disconnessione. Una copia di queste informazioni deve essere firmata dal lavoratore e inviata alla direzione territoriale del lavoro competente. Inoltre, tali informazioni devono essere incluse nelle attività formative sulla sicurezza sul lavoro.

Per i lavoratori autonomi, il nuovo Ddl prevede che gli ordini e le associazioni professionali adeguino i propri codici deontologici entro sei mesi dall'entrata in vigore della legge.

Il 23 dicembre 2024 il Ddl è stato assegnato per l'esame alle commissioni competenti del Senato, ma ad oggi non è stato né discusso né votato in aula.

Diritto alla disconnessione: sì o no?

Il lockdown ci ha svelato le meraviglie dello smart working, ma anche le sue condanne. La stanchezza da schermo e la sindrome da always on hanno segnato le giornate più dure di quel periodo di isolamento. Per questo il diritto alla disconnessione è diventato uno dei pilastri della contrattazione lavorativa, soprattutto per le generazioni più giovani.

Allo stesso modo i liberi professionisti hanno iniziato a valutare i pro e i contro dell’essere sempre connessi e disponibili, imparando ad assegnare un valore al tempo aggiuntivo concesso al cliente che, senza guardare l’orologio, irrompe con le sue necessità anche durante una cena di famiglia.

Ogni volta che il telefono squilla si pensa possa esserci un’opportunità da cogliere. Ma quando non si inizia a parlare con un call center, quasi sempre si finisce col pentirsi della disponibilità offerta al datore di lavoro o a un qualsiasi cliente. Del resto, tutelare il proprio spazio di silenzio e riposo è anche un modo per essere più lucidi e produttivi il giorno dopo.

Foto di apertura: Immagine Freepik