Il 25 novembre è la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Eppure, anche le agenzie pubblicitarie non hanno imparato come comunicare sul tema
Il 25 novembre è la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Eppure, anche le agenzie pubblicitarie non hanno imparato come comunicare sul temaNon c’è bisogno di vivere a Milano per essere colpiti dall’ultima campagna realizzata da Atm per la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Un capolavoro di mansplaining e boomerismo come non se ne vedevano da un po’. Anche nelle remote province le foto di donne e uomini milanesi arrivano come un grido di aiuto e dicono: ma davvero siamo ancora a questo punto?
La campagna antiviolenza che fa discutere
Distribuite lungo un'ideale linea di metropolitana si leggono le seguenti parole: "La violenza / Non si manifesta / Subito / Si mostra / Un po' / Alla volta / Riconoscila / Prima / Che sia / Troppo tardi". Al capolinea, la call to action: "Chiama il 1522". Che poi, più che un capolinea, è la tappa fondamentale per un nuovo inizio. Ma non stiamo qui a sottilizzare. La vera chicca di questa campagna è la frase posta al di sotto della linea. "Diamo alle donne i mezzi per combattere la violenza". Non ci vuole certo un genio per capire che questa è una frase che germoglia dalla stessa radice della violenza. Sì, ancora lui. Ancora il patriarcato.
La campagna è stata realizzata da Child The Agency, l’agenzia di Alessandro Egro e Giovanni Chiarelli. I signori avranno pensato che sia tempo di offrire alle donne - incapaci di salvarsi da sole, evidentemente - gli strumenti per riconoscere la violenza di genere. Casomai i 96 femminicidi compiuti nel 2024 non spieghino abbastanza bene il fenomeno. Cercando di essere in linea con una certa idea - tutta loro, è evidente - di femminismo, dicono “Che le donne si salvino da sole, diamine, ma con gli strumenti che gli diamo noi maschi”.
«Il 25 novembre di ogni anno diverse associazioni ed enti pubblici comunicano su questo tema. Per questo abbiamo accolto la richiesta di ATM con grande responsabilità, vista la delicatezza dell’argomento. E abbiamo pensato a una campagna semplice e diretta, con un messaggio coerente con il ruolo sociale di servizio pubblico che ATM svolge ogni giorno», spiegano Egro e Chiarelli. Quindi il ruolo sociale di ATM è quello di spiegare a noi donne come salvarci? Non di garantire spostamenti efficienti e salubrità mentre andiamo da una parte all’altra nelle nostre matte vite disperate?
Colpisce anche un’altra cosa. La frase spezzettata, che intitola le singole fermate di questa linea immaginaria, vuol comunicare che la violenza non si manifesta tutta insieme, ad alta velocità, bensì piano piano. Be’, è evidente che chi ha scritto questa campagna non sa che anche un singolo “Sei mia” arriva dritto alla testa e alla pancia come un pugno ben assestato. È un piccolo segnale, ma importante, che può cambiare la prospettiva di un rapporto.
Non serve abitare a Milano per sentirsi offesi dalla campagna di ATM realizzata in occasione del 25 novembre. Non serve abitare a Milano per dire basta anche a questa sofisticata forma di violenza, sottile e sopraffina, che vuole dipingere noi donne come piccole, povere pulzelle incapaci di salvarsi da sole. Sarebbe utile, invece, dare agli uomini gli strumenti per combattere la violenza contro le donne. Prima nella loro testa e, di conseguenza, anche nelle nostre vite.