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Perché si deve discutere (ancora) di patriarcato dopo le parole di Valditara

Le parole del ministro Giuseppe Valditara mettono in evidenza un fatto: la strada da fare è ancora molto lunga

Le parole del ministro Giuseppe Valditara mettono in evidenza un fatto: la strada da fare è ancora molto lunga

Non vi è mai capitato di pensare che, con tutte le cose terribili che accadono nel mondo, parlare - ancora! - di patriarcato sia, come dire, tempo sprecato? Sarà capitato anche a voi di pensare che, alle soglie della terza guerra mondiale, con la potenziale escalation nucleare in Ucraina e il genocidio in atto nella striscia di Gaza, parlare di violenza sulle donne, femminicidi e altre questioni di genere appaia una delle famose questioni di lana caprina. Eppure, i fatti di cronaca e dichiarazioni come quelle del ministro dell’Istruzione del merito Giuseppe Valditara ci dicono che sì, purtroppo dobbiamo - ancora! - parlare di patriarcato.

Perché riflettere sulle parole del ministro Giuseppe Valditara

In primo luogo, perché anche solo pensare che questa sia una faccenda meno importante di tutti i guai in atto sul pianeta, è un atto figlio del patriarcato e ne consolida le storture. 

Le tesi del ministro Valditara su donne, famiglia, violenza e femminicidi sembrano figlie di un ragionamento di pancia. Non ci sono dati che le confermino. Ad esempio, nel video sostiene che il patriarcato “come fenomeno giuridico è finito con la riforma del diritto di famiglia del 1975 che ha sostituito alla famiglia fondata sulla gerarchia la famiglia fondata sulla eguaglianza”. In un Paese in cui una donna su cinque non ha un conto in banca e, quindi, è costretta a chiedere al marito o al padre il denaro per sostentarsi, la prima tesi di Valditara sembra a dir poco fantasiosa. L'indipendenza economica è il primo metro di misura per la libertà degli esseri umani. Tante volte questo strumento è simbolicamente affidato alla donna, cointestandole il conto. Ma, di fatto, restano poi gli uomini a gestire i flussi economici. 

Poi, Valditara tira in ballo i femminicidi. Sostiene che non siano generati dal patriarcato, bensì da “una grave immaturità narcisistica del maschio che non sa sopportare i no”. Una grave falla nel sistema educativo e sociale, alimentata da un sistema culturale che giustifica questi atti. Tutto giusto, ma anche decisamente lontano da tutto ciò che questo Governo, che continua a tagliare i fondi a servizi essenziali come la scuola, sta facendo.

Infine, un tocco da maestro. Le violenze sessuali dipendono dall'immigrazione irregolare. Sono "loro" - gli altri, quelli "che arrivano da noi con i barconi" - che portano idee di sottomissione della donna all'uomo. Idee non contenute nella Costituzione, che invece sottolinea come non siano ammesse discriminazioni basate sul sesso. 

Ma i dati dicono altro. Le donne continuano a morire tra le mura di casa, a causa dell'odio di chi sta loro vicino. Anche se i dati statistici scarseggiano - e anche questa è una notizia - le cronache sottolineano come gli autori dei femminicidi siano per lo più partner o ex partner di nazionalità per lo più italiana. Come Filippo Turetta.

Ma perché Valditara ha girato questo video? 

A un anno dalla morte di Giulia Cecchettin per mano dell'ex fidanzato Filippo Turetta, il padre della vittima, Gino, ha voluto intitolare alla figlia una fondazione - la Fondazione Giulia Cecchettin. Le parole del Ministro sono arrivate proprio durante la presentazione del progetto a Montecitorio attraverso un videomessaggio.

A Il Fatto Quotdiano Gino Cecchittin ha dichiarato: “Valditara ha asserito che non esiste più il patriarcato. Forse intendeva dire che ci sono le leggi che impediscono un determinato tipo di reato, ma questo non significa che nonostante ci siano le leggi i reati non vengano commessi. Probabilmente faceva riferimento alla legge dell’81 con cui sono stati aboliti dal Codice penale il delitto d’onore e il matrimonio riparatore. Ma con quella legge gli stupri e le violenze non sono cessati. Anzi, sappiamo bene che certi comportamenti sono radicati nel modo di vivere e quindi prima di estirpare quelle violenze, c’è un percorso da fare. Con la Fondazione Cecchettin stiamo cercando di incentivare questo percorso attraverso messaggi positivi, cioè far comprendere che il valore della donna non è minoritario rispetto a quello dell’uomo”.

E rispondendo alla parte in cui, sempre secondo Valditara, la violenza sulle donne sarebbe perpetrata da immigrati illegali, Cecchettin si è limitato a dire che Filippo Turetta era un ragazzo bianco e italiano.

Lunedì 25 novembre è la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. Che è ovunque. In ogni parte del mondo. Educare all’amore e al rispetto è l’unica via da seguire, con una bussola ben precisa: il patriarcato è tutt’altro che morto. La strada è ancora lunga.