Secondo lo studio Rainbow Europe l'Italia sembra non essere più un Paese per famiglie arcobaleno, migranti LGBT+ e persone trans
Secondo lo studio Rainbow Europe l'Italia sembra non essere più un Paese per famiglie arcobaleno, migranti LGBT+ e persone transMentre i più importanti brand mondiali come IBM e Apple fanno rainbow washing al contrario, eliminando i colori dell'arcobaleno dai loro loghi, l'Italia perde punti nella classifica dei paesi più attenti ai diritti LGBTQ+. Infatti, secondo lo studio Rainbow Europe pubblicato ogni anno da Ilga sullo stato dell’uguaglianza nei Paesi europei, il Bel Paese sarebbe scivolato addirittura sotto l'Ungheria di Viktor Orbán, la cui Costituzione vieta tutti gli eventi LGBTQ+.
Tutta colpa delle crociate che il Governo Meloni sta portando avanti contro persone trans, famiglie arcobaleno, migranti LGBTQ+. Non solo, anche lo stralcio dei fondi destinati all'educazione affettiva nelle scuole, dirottati verso il "reparto" fertilità ha messo l'Italia sotto i riflettori. Basti pensare che, se alle altre nazioni il report dedica al massimo due pagine, per il nostro Paese ne sono state compilate ben quattro. Ecco perché in Italia va sempre peggio quando si parla di diritti LGBT+.
Diritti LGBT+: lo studio Rainbow Europe
Il rapporto, riconosciuto sia dalla Commissione europea sia dalle Nazioni Unite, indaga le condizioni delle persone gay, lesbiche, trans e intersex in Europa e Asia Centrale. La classifica viene compilata tenendo presenti i dati e casi raccolti da gennaio a dicembre 2024. In base all'indagine, al primo posto si conferma per il nono anno consecutivo Malta (con l'87,83%), al secondo l’Islanda (83,01%) e al terzo posto il Belgio (78,48%).
Il caso Italia
Lo studio dedica all'Italia quattro pagine in cui vengono messe in evidenza le mancanze del Paese sul fronte diritti LGBTQ+. La lunghezza della sezione dedicata all'Italia rappresenta la preoccupazione del board dietro l'indagine circa la politica repressiva del governo Meloni. Tra raid omofobi o ai danni di persone transgender e decisioni come quella di mettere tra i "paesi di origine sicuri" nazioni in cui l'omosessualità è criminalizzata (Bangladesh, Egitto, Sri Lanka, Tunisia, Algeria, Marocco, Senegal, Ghana e Gambia) senza prevedere eccezioni per persone a rischio persecuzioni, l'attuale esecutivo dimostra di avere e alimentare un atteggiamento di esclusione e, quando va male, odio per le persone LGBTQ+.
Tra le pagine dedicate all'Italia spunta il nome della ministra della Famiglia Eugenia Roccella. Le sue posizioni contro gli individui transgender sono note. Ma anche Anna Maria Bernini si è ritagliata uno spazio nel report grazie alla sua scelta di aprire un'istruttoria formale sul corso di Teorie di genere e queer lanciato dall'Università di Sassari, nonché sul Laboratorio per bambin* trans e gender creative svoltosi presso l'Università Roma Tre lo scorso 28 settembre. In più, anche il ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara ha contribuito a innalzare il livello di allarme circa la situazione in Italia, scegliendo di cancellare ogni riferimento agli omosessuali deportati nei campi di sterminio dalla circolare redatta in occasione della Giornata della Memoria.
L'onorevole leghista Laura Ravetto ha firmato una proposta di legge contro la teoria gender. Nel dossier dedicato alla Salute si possono leggere preoccupanti riferimenti alla guerra agli adolescenti transgender dichiarata dal governo, citando l'ispezione effettuata al centro per l'incongruenza di genere di Careggi (FI) per documentare l’uso negli adolescenti trans dei bloccanti per mettere in pausa lo sviluppo puberale.
Non dimentichiamo che una proposta di Fratelli d'Italia ha trasformato la gestazione per altri in un reato universale, atto che andrà a colpire solo le coppie dello stesso sesso, in quanto per loro si tratta di una scelta immediatamente visibile.
Il report si chiude con alcune azioni consigliate dall'Ilga all'Italia. Dal riconoscimento del matrimonio egualitario per consentire il riconoscimento della genitorialità tra coppie dello stesso sesso, al divieto di interventi chirurgici se non necessari sui minori intersessuali. Inoltre, è stata anche chiesta lo stralcio dall'elenco delle patologie delle identità trans.
Dividi et impera
Dividi et impera, diceva Luigi XI di Francia. Questa antica strategia politica mira a mantenere il potere sfruttando la divisione e la rivalità tra gruppi per impedire loro di unire le forze contro il dominatore.
Alimentare paura e contribuire a polarizzare il dibattito pubblico su temi legati alla persona come i diritti LGBT+ è un modo per esercitare maggiore controllo sugli individui, nonché plasmare una società con sempre meno libertà e inclusione per tutti i cittadini. L'erosione dei diritti è progressiva, mai troppo evidente. Può colpire potenzialmente tutti perché privare anche una sola persona delle proprie libertà personali, anche solo potenziali, significa permettere che possa succedere a tutti.
Foto di apertura: Freepik