Si tuffano e restano in apnea per ben due minuti, alla ricerca di ricci, abaloni e polpi. Le Haenyeo con i proventi di questa attività, mandano avanti intere famiglie. Ora rischiano di estinguersi perché le ragazze hanno voglia di carriere più moderne. E intanto l'Unesco le ha dichiarate patrimonio immateriale dell'umanità.
Si tuffano e restano in apnea per ben due minuti, alla ricerca di ricci, abaloni e polpi. Le Haenyeo con i proventi di questa attività, mandano avanti intere famiglie. Ora rischiano di estinguersi perché le ragazze hanno voglia di carriere più moderne. E intanto l'Unesco le ha dichiarate patrimonio immateriale dell'umanità.Le acque gelide non le spaventano: le haenyeo, le donne del mare, si mettono le mute, le maschere e si tuffano. Per due minuti rimangono sott'acqua alla ricerca di frutti di mare da rivendere ai ristoranti di città. Con quello che guadagnano mandano a scuola e all'università figlie che sognano un futuro lontano dall'isola di Jeju, in Corea del Sud.
Tuttavia, nonostante il pericolo di invecchiare sempre di più senza il giusto ricambio generazionale, le haenyeo continuano ad immergersi, esempio di pesca eco-sostenibile, mentre il mondo si fa ancora affascinare dalla storia di queste donne contro gli stereotipi.
Chi sono le haenyeo
Le haenyeo (in coreano "donne del mare") sono note da secoli per le loro immersioni e pesca in apnea nell'sola di Jeju, in Corea del Sud. Queste pescatrici di abaloni, ricci di mare e polpi mantengono in vita una tradizione che ha oltre 1.500 anni. Infatti, nel 434 dopo Cristo erano solo gli uomini ad immergersi con qualche donna.
L'esplosione delle sub donne in Corea del Sud si ebbe intorno al XVIII secolo, quando molti uomini morirono durante la guerra. Si ritiene ancora oggi che le donne siano più adatte a questa attività, dato che la maggiore percentuale di grasso corporeo le rende più resistenti alle rigide temperature delle profondità marine.
Grazie alla particolare storia di questa comunità di pescatrici, all'esempio dell'eco-sostenibilità di questa pratica e alla valorizzazione del lavoro della donna, la comunità delle Haenyeo è diventata nel 2016, patrimonio intangibile dell’umanità UNESCO, che ne ha raccontato la storia in questo video.
L'addestramento
Le Haenyeo si dividono in tre categorie, in base al livello di esperienza raggiunto: Hagun (principianti), Junggun (intermedie), Sanggun (le quali guidano le altre, in quanto più esperte). Molti ritengono che la carriera di una haenyeo arrivi al suo apice dopo i 60 anni: occorre molto tempo infatti per consolidare la resistenza fisica e le abilità per raggiungere i migliori terreni di pesca.
Le haenyeo iniziano ad immergersi in acque spesso gelide già a dieci anni, imparando a scendere fino a venti metri di profondità e a trattenere il respiro fino a due minuti di seguito. Un gesto difficile, che queste donne ripetono per sette ore al giorno. L'addestramento dura per sette anni.
Prima di ogni immersione, pronunciano preghiere rivolte a Jamsugut, dea del mare, chiedendole protezione durante l’immersione e una pesca prolifica. Nonostante si tratti di un'attività pericolosa e impegnativa, una Haenyeo viene pagata circa duecento dollari al mese, a differenza delle pescatrici di perle giapponesi. Le Ama infatti in una singola sessione di immersioni guadagnavano più di un uomo in un intero anno di lavoro.
L'equipaggiamento
Oggi le donne del mare indossano moderne tute da sub, ma nel passato venivano indossati anche costumi aperti sui lati, in modo da poter continuare le immersioni anche durante la gravidanza. Ora hanno a disposizione anche una maschera.
Del loro equipaggiamento fanno parte un raffio (uncino collegato a un'asta di metallo, che serve per afferrare oggetti distanti), una pala per raschiare, i guanti, dei pesi pettorali per migliorare l'immersione, e una rete attacata a un dispositivo di galleggiamento chiamato tewak. Niente bombole d'ossigeno per le haenyeo.
Una stirpe senza futuro?
La popolazione delle donne del mare invecchia ma senza il necessario ricambio generazionale. Nel 1970 le haenyeo erano più di 14mila, ma nel corso dei decenni il loro numero si è ridotto in maniera drastica, arrivando oggi a circa 4.500. La maggior parte di loro supera i 50 anni. Alcune ne hanno 90, di anni, ma continuano ad immergersi.
L'apertura di una scuola per haenyeo, di un museo dedicato alla loro storia e all'attività di pesca subacquea in continuo sviluppo, a Jeju ha attirato su di sé l'attenzione internazionale. Il turismo sull'isola è cresciuto e con esso lo status sociale della donna. Infatti ora sono considerate delle vere e proprie matriarche.
Tuttavia si teme per il futuro di questa nobile stirpe di coraggiose pescatrici. La speranza è che la forza e la passione di queste donne donne, la loro grande resistenza mentale e fisica che ongi giorno le porta ad attraversare quella sottile linea tra la vita e la morte nel mare, si tramandi anche alle future generazioni.
Foto di apertura: Kia Cheng Boon© 123RF.com