La pasta asciutta burro e parmigiano, una ricetta storicamente antifascista è perfetta per festeggiare il 25 aprile. L'arresto di Benito Mussolini e la conseguente fine della dittatura, avennero il 25 luglio 1943 quindi anche se la giornata della Pastasciutta Antifascista non è quella ufficiale, il 25 aprile è un'occasione perfetta per celebrare con questo piatto la Festa della Liberazione.
Il perché ce lo racconta Cucinare Stanca.
La pasta asciutta burro e parmigiano, una ricetta storicamente antifascista è perfetta per festeggiare il 25 aprile. L'arresto di Benito Mussolini e la conseguente fine della dittatura, avennero il 25 luglio 1943 quindi anche se la giornata della Pastasciutta Antifascista non è quella ufficiale, il 25 aprile è un'occasione perfetta per celebrare con questo piatto la Festa della Liberazione.Il perché ce lo racconta Cucinare Stanca.
Quando Che Guevara diceva: “Siate sempre capaci di sentire nel più profondo qualsiasi ingiustizia, commessa contro chiunque, in qualsiasi parte del mondo. È la qualità più bella di un buon rivoluzionario”, non so se pensava all’universalità che avrebbe assunto la sua frase e neanche che questa sarebbe stata imperitura e potente fino ad oggi. Sicuramente si augurava di no, ma tant’è…
Il 25 aprile è la festa della Liberazione, la nostra, dal regime fascista e dall’occupazione nazista. Ma oggi dobbiamo sentire forte e prepotente anche l’ingiustizia commessa contro altri, in un’altra parte del mondo: pensiamo alla resistenza di altri e ad altri partigiani, delineamone i tratti comuni, i risvolti simili e le premesse. Non è un esercizio politico o di stile, è una lezione storica che non abbiamo evidentemente ancora imparato a prevedere, sono i confini e i tratti di una condizione che si ripete.
L'esilio della pasta asciutta
Durante il regime fascista, ne “Il Manifesto della cucina futurista”, Tommaso Marinetti mise al bando la pasta asciutta, considerata un pasto non adatto al “nuovo” italiano: scattante, ben nutrito, in forma per la guerra e altre cose gravi che dicono loro. La definisce: “Assurda religione gastronomica italiana” che comporterebbe “fiacchezza, pessimismo, inattività e neutralismo”.
La storia della pasta asciutta antifascista
Così la pasta asciutta venne messa al bando dal regime, come qualcosa che non nutriva davvero, e che non era così italiana, almeno non come il riso, che veniva preferito nella dieta del perfetto fascista. Proprio in contrapposizione a questa limitazione della libertà, che coinvolgeva anche la tavola, la pasta asciutta divenne il simbolo della Liberazione, e della festa della Liberazione ad oggi.
Nel 1943 la famiglia Cervi, per festeggiare la sfiducia a Mussolini da parte del Gran Consiglio, decise di offrire a tutto il paese, Campegine, un piatto di pasta al burro, emblema di una libertà agognata e quasi ritrovata.
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La ricetta della pastasciutta antifascista
Riprendendo la frase di Tommaso Marinetti: “Si pensa, si sogna e si agisce secondo quel che si beve e si mangia”, oggi mangiamo tutti un piatto di pasta burro e parmigiano, perché pensiamo, sogniamo e agiamo da antifascisti. Di seguito la mia ricetta preferita nel mondo, le dosi sono per una persona che ha tanto da festeggiare: