Tutte abbiamo un incubo ricorrente. Nel caso di Sofia, in arte 'Cucinare Stanca', il suo ha un nome e un cognome: torta mimosa. Se proprio dovete prepararla, ma lei ve lo sconsiglia, cominciate con un Pan di Spagna degno di questo nome!
Tutte abbiamo un incubo ricorrente. Nel caso di Sofia, in arte 'Cucinare Stanca', il suo ha un nome e un cognome: torta mimosa. Se proprio dovete prepararla, ma lei ve lo sconsiglia, cominciate con un Pan di Spagna degno di questo nome!Mercoledì scorso la mia terapeuta mi ha chiesto di descriverle un incubo.
Ho risposto: "Ristorante, cinque amiche, mimose sparpagliate sul tavolo, mimose a mo’ di segnaposto, mimose per terra, mimose in bagno, polline ovunque, allergia: Bentelan".
Insomma quello che a molte donne sembra la maniera più ragionevole di festeggiare la Giornata Internazionale della Donna.
L’8 marzo però la realtà supera l’incubo, quando lo scenario appena descritto si arricchisce di un altro duro colpo al buon gusto: lei, la torta mimosa.
Parliamoci chiaro: la mimosa è il simbolo della vita, quindi di qualcosa che nel profondo non piace a nessuno completamente, ma che alla fine uno si deve mangiare per forza, perché altrimenti non si può lamentare della festa (e della vita). Chi afferma il contrario mente, anche non sapendo di mentire, per entrambe le questioni.
Fenomenologia di una torta da incubo
La mimosa è una torta dall’aspetto abbastanza sincero, proprio come alcune persone: le guardi a lungo, non ti ispirano - in alcuni casi ti fanno proprio schifo - però te le prendi lo stesso, perché sei troppo pigro per capire precisamente cosa non vada.
Ritenuta la torta che celebra la presenza nel mondo di queste creature tanto meravigliose quanto demoniache, meglio conosciute come donne, è il dolce più sopravvalutato mai creato.
Sono certa che, quando nel 1945 la partigiana e parlamentare comunista Teresa Mattei, scelse questo fiore per omaggiare le donne, che provenivano dal dimenticatoio del ventennio fascista, il suo intento non fosse esattamente quello di infestare locali, pasticcerie e strade di mimose, ma di individuare un fiore forte e popolare, facilmente reperibile, per celebrarci. Ma noi come al solito siamo riusciti a rovinare tutto.
Ma c’è ancora qualcosa di peggiore della mimosa in sé? Dico peggiore di quella che prevede la bagna alcolica?
Il peggio del peggio: la mimosa all'ananas
Certo che c’è. Da un sondaggio sottoposto a un campione di donne, e truccato da me in prima persona, risulta essere la mimosa all’ananas che aggiunge, a un’estetica di per sé già dubbia, un contenuto inaspettato e subdolo, l’ananas candito e altri mostri.
La torta mimosa è stata inventata a Rieti, da un pasticciere che sto cercando ancora di perdonare, perché, da buona Mother of the Darkness, non conosco bene la parola “perdono”. Per un periodo non s’era più vista in giro, poi come tutte le fortune che ci passano accanto ma che non cogliamo, è tornata in voga grazie al Festival di Sanremo.
A dimostrazione di quanto dico, sappiate che quando al ristorante per il vostro compleanno dite "per la torta fate voi", inconsapevolmente state pronunciando la frase che attiva la lobby delle mimose, e il ristoratore sarà obbligato da codice deontologico a sottoporvela.
Negli anni tuttavia mi sono rammollita - così dicono - quindi ho compreso, a malapena, che esistono anche gli altri. Nell’ottica di limitare i danni vi vorrei dare gli strumenti per fare un Pan di Spagna decente, sperando ci facciate altro.
Iniziamo dalle basi: come si fa il Pan di Spagna
ll Pan di Spagna è una massa montata a base d’uovo, che non prevede, almeno nella versione classica, l’utilizzo del lievito chimico. Lo vedo che quando nessuno vi guarda ce ne mettete un pochino per non fallire, you are better than that.
Il meccanismo che permette al Pan di Spagna di crescere è una lievitazione di tipo fisico, in cui le proteine delle uova, opportunamente sbattute, si rilassano e creano una membrana elastica che intrappola bolle d’aria che, grazie al movimento, rimpiccioliranno in volume ma aumenteranno in numero. Lo sviluppo in forno è determinato dalla fisica: il calore permette all’aria intrappolata di espandersi e di far aumentare il volume della massa, sostenuta dalle proteine dell’uovo, che cotte stabilizzano la struttura.
Metodo a caldo o a freddo
I metodi sono diversi, a seconda della temperatura di lavorazione si può pensare di fare un Pan di Spagna a caldo o a freddo. Nel primo caso portiamo zucchero e uova alla temperatura di 35-40°C , nel secondo caso utilizziamo gli ingredienti a temperatura ambiente, intorno ai 15-20°C.
Andiamo per gradi: partiamo dal metodo a freddo e nessuno si farà male davanti a una triste frittata.
La realizzazione di una ricetta deve essere fatta con una logica contraria: prima individuare dove andare a parare, e da lì partire.
Quindi per prima cosa preparate la tortiera (24 cm di diametro andranno bene), imburratela e lasciatela da parte.
Perché nel tempo che cercate dove sono le teglie, il burro e la vostra vita, l’impasto pronto si sarà ampiamente smontato.
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