Non è la madeleine di Proust, ma ha il sapore di ricordi lontani. Ricordi "medi", dice Sofia, che consiglia di prepararla ascoltando Gabriella Ferri.
Non è la madeleine di Proust, ma ha il sapore di ricordi lontani. Ricordi "medi", dice Sofia, che consiglia di prepararla ascoltando Gabriella Ferri.Avevo promesso che non avrei mai iniziato un articolo in tutta la mia vita scrivendo “da bambina”.
Non lo sto facendo, voglio solo dire che questa crostata me la mangiavo con papà quando ancora non avevo disponibilità economiche personali, ero bassa, non avevo ancora le decine nell’età, e non avevo diritto di voto, insomma avete capito quando.
La mangiavamo all’ex ghetto ebraico di Roma, alla pasticceria Boccione, storico negozio romano della tradizione ebraico-romanesca: io prendevo sempre la crostata e lui i mostaccioli.
Il mio vanto più grande fino a poco tempo fa, intendo fino a quando devo aver avuto un allentamento delle sinapsi evidentemente, era la mia forte memoria. Mi ricordavo sempre tutto, come erano vestite le persone la prima volta che le incontravo, i compleanni, le torte preferite ecc. Recentemente - forse perché ho 33 anni e ho iniziato ad accumulare troppe informazioni, o forse sono solo sulla via del tramonto - inizio a ricordarmi solo poche cose, e me ne vengono in mente altre che fino a poco tempo fa non ricordavo. Eliminando i ricordi meno belli, perché ancora non vi ho eletto miei terapeuti, mi rendo conto che i ricordi più importanti che ho non sono legati a nessun evento particolare, ma sono fatti di vita comune che, sul momento, non avrei mai ritenuto degni di alcuna nota specifica.
Il sapore dei momenti "medi"
Quando andavo all’asilo mio padre mi accompagnava lungo tutto il vialetto di alloro e, nutrendo infondate speranze che io mi appassionassi alla sua carriera di ingegnere chimico, voleva spiegarmi la scienza: a settembre mettevamo una graffetta di metallo attaccata a un ramo di alloro, e vedevamo ogni tot come si modificava grazie agli agenti atmosferici, fino ad ossidarsi completamente.
Un’altra volta eravamo in macchina, tornando da una gita ai castelli romani e c’era molto traffico. Come sempre rompevo l’anima perché ero stanca e mi annoiavo e lui mi disse: “Dormi, tanto guida papà. Ti sveglio quando arriviamo”, avevo un muro di roccia davanti con delle erbacce e un pezzo di rete metallica e mi ricordo perfettamente la sensazione di tranquillità e distensione che provavo mentre mi addormentavo.
Ultimo ricordo, forse mangiavo assai salato, ma la notte mi svegliavo sempre urlando: “Papà acquaaaa” e lui arrivava in un tempo che, almeno dai miei ricordi, mi sembrava brevissimo, e gli chiedevo come fosse possibile che dopo un minuto fosse già vicino al mio letto con l’acqua in mano. Lui mi rispondeva che dormiva solo un orecchio, l’altro era sempre sveglio per ascoltarci.
Mo non è una sviolinata a mi padre, eh! Sono più i momenti in cui mi fa arrabbiare e preoccupare ormai rispetto ai momenti di tenerezza, voglio solo dire che non so se è così anche per voi, ma i ricordi più belli che ho non sono legati a eventi straordinari.
Non mi sento nella posizione di dirvi a cosa dovete mirare nella vostra vita, perché principalmente nessuno me lo ha chiesto. Ma soprattutto io a volte non sono neanche sicura se il giorno dopo riesca ad alzarmi o meno, figuratevi se ho dei validi consigli.
Voglio solo dirvi una cosa che con me non funziona: i grandi momenti, le grandi situazioni, quando sento di vivere la mia ‘best life’, ecco, l’effetto mi dura solo per quel momento. Le cose belle che mi ricordo sono sempre più legate a momenti medi, senza particolari avvenimenti, sono più che altro parole o micro sensazioni.
Non mi accollate quelle frasi da scemi su Instagram: “la bellezza delle piccole cose”, no, mai, rompiamo l’amicizia. Accollatemi solo la ricerca delle situazioni apparentemente ininfluenti, quotidiane, niente di grandioso, non ci dovete neanche fare caso, come l’altra frase che vi piace: “se siete felici fateci caso”. Calmerei solo l’affanno nel creare situazioni degne di nota, perché sono sicura che quando sarete incapacy anziani, sarà solo un ricordo faticoso il pensiero di quanto vi siete adoperati per inseguire l’estetica della vita, tanto quanto vi siete sderenati per scrivere la tesina delle superiori su D’Annunzio: l’opera d’arte_stanca.
Mio padre è diventato pigro e io lo seguo a ruota, non passeggiamo più per l’ex ghetto ebraico, però ci ricordiamo molto bene il sapore di quella crostata, che non è esattamente uguale alla mia, ma posso dire che si avvicina abbastanza all’originale.
Cosa vi serve per questa epifania: