Costa più dell’oro e viene coltivato nei giardini dell’antica dinastia dei Ming. Andiamo alla scoperta del tè più caro del mondo.
Costa più dell’oro e viene coltivato nei giardini dell’antica dinastia dei Ming. Andiamo alla scoperta del tè più caro del mondo.Un grammo costa 1300 euro, per una tazza si arriva 9mila: in pratica 30 volte più dell’equivalente peso in oro. E’ il Da Hong Pao, la varietà di tè più costosa al mondo.
Viene coltivato in un piccolo appezzamento della provincia di Fujan, sui monti Wu Yi, in Cina, in quelli che un tempo erano i giardini dell’antica dinastia cinese degli imperatori Ming
Una rarità, perché nei secoli ne sarebbero sopravvissute solo 6 piante e in molti, negli anni, hanno provato a utilizzare i semi per ripiantarle, ma senza riuscirci.
Un tè mistico e leggendario, che guarisce corpo e anima: leggenda vuole che abbia curato la madre di un imperatore della dinastia Ming da una grave malattia. In segno di riconoscenza l’imperatore donò un grande telo di stoffa preziosa perché le delicate piantine di questo tè fossero riparate dal freddo dell’inverno. Da qui l’origine del nome: “Da Hong Pao”, ovvero “grande vestito rosso”.
Sulla scia di queste leggende il prezzo del Da Hong Pao è salito vertiginosamente negli anni: la quotazione è più che decuplicata nell’ultimo anno
A incidere sul prezzo è anche la lunga lavorazione: le foglie vengono lavate con latte di capra, dopodiché vengono cotte e lasciate essiccare per molti anni.
Le rare foglie, lunghe e arricciate e di colore marrone scuro screziato di verde, vengono offerte al presidente cinese. Il rimanente viene venduto all’asta. E c’è chi per acquistarlo è disposto a pagare qualsiasi cifra, convinto che nessun altro tè al mondo abbia lo stesso sapore, dolce e morbido, con delicate note di cacao che sfumano verso l’essenza di un bouquet floreale.
Non potete permettervelo? In commercio esistono versioni “low cost” del Da Hong Pao, a base di piante di tè dello stesso tipo, ma cresciute in luoghi diversi. Il prezzo? "Solo" 100 euro al chilo.
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