I carciofi alla giudia sono una ricetta che richiede pochi ingredienti, ma molte accortezze e grande concentrazione. Che è forse quello che ci serve per comprendere meglio le esigenze degli altri, adulti e bambini.
I carciofi alla giudia sono una ricetta che richiede pochi ingredienti, ma molte accortezze e grande concentrazione. Che è forse quello che ci serve per comprendere meglio le esigenze degli altri, adulti e bambini.L’altro giorno Ilaria torna a casa con una chiave in tasca e mi dice: «Oggi Flavio è venuto ad allenarsi con questa chiave, che deve essere di una porta di casa sua e io, per non fargliela perdere e per paura che si facesse male gli ho detto che gliela tenevo io in tasca, ma alla fine mi sono dimenticata di ridargliela».
La mamma di questo bambino la stessa sera scrive sul gruppo degli allenamenti chiedendo: «qualcuno ha trovato una chiave?» e Ilaria subito: «Sì, io, mi sono dimenticata di restituirla a Flavio ma venerdì prossimo ve la riporto». Il venerdì ovviamente Ilaria se la dimentica e Flavio, che ha 6 anni, gliela chiedeva con insistenza perché doveva riportarla a sua madre assolutamente, perché era la chiave del loro bagno e gli ha piantato una mezza grana.
Ilaria che è matta come me, se non di più, torna a casa piuttosto scocciata e dice che lei sicuramente è sbadata ma questo casino per una chiave le sembrava eccessivo.
Non odiate Ilaria per favore, la volta dopo se la dimentica di nuovo, per poi decidere di lasciarla in macchina direttamente e dargliela alla prima occasione.
Il mercoledì successivo finalmente riporta questa maledetta chiave a Flavio, solo che quel giorno sua madre è morta, e lui alla fine la chiave non gliel’ha potuta riportare. Prima di sapere della morte della madre di Flavio, Ilaria si scusa tanto con lui, e lui la tranquillizza dicendole: “non fa niente tanto non sono stato molto a casa in questi giorni, non mi serve più”.
Le vite degli altri
Quella sera io e Ilaria a cena abbiamo pianto tutte le nostre lacrime. Io mi sono martoriata a pensare al motivo per il quale Flavio si fosse portato quella chiave dietro, perché la rivoleva con così tanta insistenza, ma soprattutto mi sono arrovellata a pensare a una banalità enorme: chissà cosa significano le cose per gli altri, e chissà cosa succede nella vita degli altri mentre noi ci dimentichiamo di loro, mentre li sminuiamo, senza intenzione sia chiaro, semplicemente perché è più rapido applicare la nostra scala di valori. Una chiave di una porta di casa è una chiave, che sarà uguale ad almeno altre 3 chiavi dentro la stessa casa, non fa niente, uno pensa, e invece fa, per qualcuno fa. Cosa succede agli altri quando noi sbagliamo qualcosa, ingenuamente, nei loro confronti? Che per noi è una cretinata, mentre per gli altri può essere tutto? Una chiave poteva essere una promessa, una dimostrazione di attenzione e di responsabilità.
Non c’è una conclusione, come sempre, io penso solo che un bambino di 6 anni non ha riportato una chiave a sua madre che la aspettava, non è niente? Invece dentro di me è una tragedia, se inserita nell’arco temporale della vita di Flavio: una chiave presa per sbaglio (o per un motivo a noi ignoto), una chiave tolta dalla tasca di Flavio per paura che si facesse male allenandosi, una chiave dimenticata più volte, un evento devastante, la restituzione di questa chiave a Flavio, che obiettivamente adesso non sa che farci.
Ilaria è una bravissima allenatrice e si dedica ai bambini in un modo speciale, la mamma di un’amichetta di Flavio le ha detto che lui è sereno solo quando si allena con lei e con tutti gli altri bambini.
Devo fare i carciofi alla giudia, non c’è nessun collegamento con questo racconto, ho solo pensato di avere il bisogno di riflettere insieme su quanto sia importante concentrarsi e interpretare anche le esigenze degli altri, bambini e adulti.
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