Attendere troppo, per poi rimanere delusi o bruciare le tappe (e non solo), col rischio di rimanere scottati? È questo il dilemma che si accompagna ai panzerotti, un perfetto esercizio per imparare che c'è un momento giusto per tutte le cose.
Attendere troppo, per poi rimanere delusi o bruciare le tappe (e non solo), col rischio di rimanere scottati? È questo il dilemma che si accompagna ai panzerotti, un perfetto esercizio per imparare che c'è un momento giusto per tutte le cose.Secondo me, incapacy miei, in cucina non c’è una cosa che ci insegni l’equilibrio e l’importanza di mettere a freno le nostre smanie meglio dei panzerotti.
Mi spiego meglio, i panzerotti, così come le mozzarelline fritte, sono quel cibo che se te lo mangi freddo perché hai paura di scottarti è una delusione tremenda, ma se ti fai prendere dall’ingordigia, secondo me abbastanza giustificata, e dalla fretta, ti puniscono regalandoti un’ottima ustione di secondo grado sotto al mento.
La lezione dei panzerotti
I panzerotti io li ho sempre visti mangiare l’ultimo dell’anno, forse perché uno si illude che possano fungere da piatto unico e ci si smazza una sola preparazione, un po’ lunga, ma alla fine sono tutti contenti e sazi (spoiler: non ce la farete mai, vorrete sempre fare di più, infognandovi in contorni e antipasti). O forse si preparano come simbolo dei nostri buoni propositi, quelli che disattendete quasi sempre già il 2 gennaio. Io sono quasi sicura della seconda opzione, i panzerotti ci insegnano che c’è davvero un momento giusto per tutte le cose e che se attendere troppo è controproducente, anche volere tutto e subito ci fa allontanare dal processo necessario a raggiungere almeno 1 dei nostri 100 buoni propositi.
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È vero che c’è un momento giusto per tutte le cose, ma non dobbiamo guardarlo in modo angosciante, perché davvero con gli occhi un po’ più vigili del solito, non è così impossibile riconoscere il momento giusto per dare sto morso e il momento in cui bisogna frenare perché sfregiarsi è un attimo.
Fate pratica con i panzerotti, io non vi dirò dopo quanto mangiarli, perché nessuna cosa più del metodo empirico vi insegna a campà e poi, la soglia di sopportazione e di resistenza al calore varia di persona in persona.
Per questo esercizio cosa vi serve: