A seguito dell'emergenza mondiale dovuta al Covid-19, si fanno sempre più insistenti le richieste di chiusura dei wet market.
A seguito dell'emergenza mondiale dovuta al Covid-19, si fanno sempre più insistenti le richieste di chiusura dei wet market.Gabbie fatiscenti, sangue e viscere sparse sul pavimento, animali macellati nella più totale assenza di qualsiasi elementare norma igienica: stiamo parlando dei wet market.
È proprio in uno di questi mercati di Wuhan, in Cina, che a fine 2019 si è verificato il passaggio del SARS-CoV-2 dagli animali all’uomo, quel "salto di specie" che ha fatto esplodere la pandemia di Covid-19, ancora in corso.
Cosa sono i wet market?
I wet market, sono mercati in cui si vende carne fresca e altri prodotti deperibili provenienti da animali sia selvatici che d’allevamento.
In questi mercati, spesso non regolamentati, gli animali sono stipati in gabbie anguste e non vengono rispettate neanche le più elementari condizioni igieniche.
Qui animali di ogni specie come polli, anatre, maiali, conigli, pipistrelli, roditori, rettili e pesci, ma anche cani e gatti, vengono venduti e macellati su richiesta dell’acquirente, direttamente sul posto.
Il termine wet market, traducibile letteralmente con “mercati umidi”, fa riferimento ai liquidi come sangue e acqua che inondano il pavimento sotto alle bancarelle.
Wet market: perché sono così diffusi in Cina
In Cina i wet market rappresentano il punto vendita alimentare più diffuso nonostante si sia registrato un aumento delle catene di supermercati a partire dagli anni ’90.
Anche se dal 2003 in Cina è stata proibita la vendita di animali selvatici nei wet market, di fatto queste realtà continuano a essere molto frequentate dalla popolazione, legata alla tradizione, soprattutto nelle comunità più piccole.
Non solo Cina: dove sono i wet market nel mondo
Oltre che in Cina, i wet market sono diffusi un po’ in tutti i paesi in via di sviluppo: dai paesi africani a quelli asiatici, soprattutto in Vietnam e India, ma anche Filippine, Indonesia, Malesia, Singapore, Thailandia e Taiwan.
I wet market e la questione culturale
Nei paesi asiatici l’acquisto di carne macellata al momento, su richiesta, è molto radicato nella mentalità della popolazione, che è convinta di acquistare “carne fresca”.
In realtà, poiché vengono ignorate le più fondamentali norme igieniche, il rischio di diffondersi di virus e batteri è enorme, per non parlare poi delle sofferenze inflitte agli animali.
Inoltre, per ragioni prettamente culturali, le carni di animali selvatici vengono considerate una vera e propria prelibatezza e come tali sono molto richieste.
I wet market e il pericolo spillover
I wet market sono da diversi anni al centro del dibattito internazionale e ora, dopo la diffusione della pandemia da Covid-19, lo sono ancora di più, perché costituiscono una reale minaccia alla salute pubblica.
Questi mercati, in cui convivono ammassati in gabbie strettissime animali selvatici e di allevamento, costituiscono i luoghi ideali per la diffusione di zoonosi.
In pratica nei wet market si verifica lo spillover o “salto di specie”, cioè quell’evento in cui un agente patogeno passa da una popolazione serbatoio ad una nuova popolazione ospite appartenente a una specie differente.
Chiudere per sempre i wet market per evitare future pandemie, la nuova sfida del mondo libero
La scienza ha chiaramente dimostrato il legame tra epidemie e wet market, ecco perché la comunità internazionale si sta mobilitando per chiederne la chiusura definitiva.
L’attuale pandemia da coronavirus e prima ancora, negli anni precedenti, la Sars, la Mers e l’influenza suina H1N1 hanno tutte avuto origine in questi posti.
Proprio per questo motivo l’associazione internazionale Animal Equality ha lanciato in queste settimane una campagna mondiale per chiedere alle Nazioni Unite di vietare immediatamente l’attività di questo genere di mercati in modo da evitare future pandemie.