Per corto circuito si intende un collegamento fra due punti di un circuito elettrico che presenta una resistenza vicina a zero: questa situazione determina una tensione praticamente nulla ai capi e nessun vincolo sulla corrente elettrica che passa attraverso di esso, che pertanto può assumere valori molto elevati.
Dunque un corto circuito elettrico si verifica quando avviene un passaggio di corrente di forte intensità, determinato da un tratto di circuito danneggiato in un impianto.
Tale fenomeno si spiega a livello fisico con la legge di Ohm secondo cui l’intensità della corrente che attraversa un conduttore è inversamente proporzionale alla sua resistenza.
I corto circuiti rappresentano uno dei motivi più frequenti di disservizio di un impianto elettrico in un edificio e possono verificarsi in maniera accidentale oppure in seguito a un cattivo funzionamento dell’apparecchiatura elettrica.
A volte può anche capitare che il corto circuito sia causato da un disservizio della società elettrica che fornisce elettricità alla propria abitazione: in tal caso basta controllare se le case dei vicini hanno la corrente elettrica.
Quando si verifica un corto circuito, la prima cosa da fare è cercare di individuare su quale circuito si è verificato il corto. Se si avverte odore di plastica bruciata, bisogna avvicinarsi alle prese di corrente oppure alle spine inserite e capire da dove proviene l’odore di bruciato.
Nel caso non si riuscisse a individuare subito la fonte, occorre immediatamente staccare la corrente generale e chiamare l’elettricista senza toccare nulla: il rischio di rimanere fulminati è elevato.
Se si arriva addirittura a vedere fumo o persino fiamme, si deve usare solo un estintore per spegnerle e non si deve assolutamente versare acqua su prese o cassette elettriche perché, anche in questo caso, si rischia la folgorazione.
Dunque non si deve mai e poi toccare i cavi e i fili scoperti con le mani: con la corrente elettrica non si scherza e, se non si è esperti, si corrono solo gravi rischi.
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