Educare i figli, non solo a scuola ma anche in famiglia. Ecco allora che le decisioni educative diventano un altro banco di prova per la solidità di coppia.
Educare i figli, non solo a scuola ma anche in famiglia. Ecco allora che le decisioni educative diventano un altro banco di prova per la solidità di coppia.“Lo mandiamo in gita oppure no?”. “E’ giusto fargli capire chi comanda!”. “Lui deve studiare pianoforte”. “Lei diventerà una ballerina”. “Ma non era in punizione?”.“Non fargli guardare i cartoni animati giapponesi”. “Guai a giustificarlo se non ha fatto i compiti”. “Non dargli da mangiare merendine confezionate!”. “All’asilo no, io non lo mando”.
E così via. Perché le decisioni che riguardano i figli vanno avanti fino a quando l’educazione non finisce. Entrambi i genitori sono coinvolti, o per lo meno dovrebbero.
Ci sono casi in cui uno dei due affida tutta la responsabilità all’altro: “fai tu”, “tu sai”, “come vuoi”.
Altre volte, invece, uno dei due vuole comandare e fare esclusivamente di testa propria, prevaricando l’importanza, il ruolo e le idee del partner. Può capitare che si discuta, quindi. Ma anche che ci si disinteressi.
Ci sono poi altre situazioni, in cui entrambi i genitori cercano di venirsi incontro, di scendere a compromessi educativi.
Di mettere da parte i loro sogni mancati (“se non sono riuscita a fare la ballerina di danza classica io, la farà mia figlia”) e l’orgoglio. Allora si decide insieme il meglio, maturando la consapevolezza di poter indirizzare i propri figli ma solo”a metà”.
Nessuna educazione genitoriale condizionerà al 100% la personalità del figlio. C’è qualcosa di indipendente e più profondo, chiamata indole, con cui nasciamo e che non cambia nel corso della nostra vita.
Saper scendere a compromessi educativi con il partner permette comunque di progettare un’educazione più matura ed equilibrata che tenga conto dei valori di entrambe le figure. Perché lì dove c’è incontro genitoriale ci sono anche crescita e casa per i figli.
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