Le donne transgender vengono discriminate anche dalle donne cisgender: riflessioni su come costruire, insieme, una società più inclusiva.
Le donne transgender vengono discriminate anche dalle donne cisgender: riflessioni su come costruire, insieme, una società più inclusiva.Il dizionario inglese Oxford Language definisce il vocabolo transgender come un aggettivo "che descrive una persona il cui senso di identità personale e di genere non corrisponde al proprio sesso di nascita, o che non è conforme alle nozioni convenzionali di sesso e genere".
Le persone transgender vengono spesso chiamate transessuali: in realtà, esiste una differenza tra le due parole in quanto nel secondo caso si indicano gli individui che desiderano ricorrere a un’operazione chirurgica per modificare il proprio sesso biologico.
Transgender è, dunque, un termine ombrello che comprende tutte quelle persone la cui identità di genere non corrisponde al genere e/o sesso che è stato loro assegnato alla nascita.
Essere transgender non ha niente a che vedere con il proprio orientamento sessuale: si può infatti essere eterosessuali, omosessuali, bisessuali, asessuali o rifiutarsi di designare, con un’etichetta, lo stesso orientamento sessuale.
Da dove nasce l’omotransfobia
Le persone transgender vengono viste dai più come una minaccia al sistema binario: non è un caso che i bagni e gli spogliatoi, simbolo dell’ordine costituito che divide il mondo in maschi e femmine, sono da sempre il luogo in cui avvengono le peggiori battaglie.
Le donne transgender sono state spesso denunciate per aver utilizzato i bagni femminili, con l'accusa di rappresentare un pericolo per le donne cisgender, contro le quali potrebbero commettere chissà quali nefandezze.
La verità è che non esiste una correlazione tra l'utilizzo della toilette femminile da parte delle donne transgender e l’aumento degli abusi sessuali. Perché la cronaca non ci ha ancora restituito episodi in cui una persona cisgender sia stata uccisa da un individuo transgender per puro odio. Il contrario, purtroppo, non si può affatto dire.
Donne che odiano le donne: quando le discriminazioni non hanno genere
La comunità queer è stata portavoce, nel corso degli ultimi anni, della forma più pura di libertà che possa esistere: quella in cui non è la biologia a determinare chi sei, ma sono i tuoi desideri, le tue scelte, i tuoi pensieri. Perché il tuo corpo, alla fine, è solo un involucro.
Il nodo cruciale della questione è formato da tutte quelle donne che millantano un femminismo spicciolo e di facciata, ma poi sono le prime a puntare il dito contro le donne transgender.
Il femminismo, però, dovrebbe difendere i diritti umani di tutte le donne contro quelli che rappresentano – da sempre – gli ostacoli reali: avere di meno e dover lottare di più solo perché non sei nata uomo (bianco) cisgender. È il patriarcato il vero nemico contro cui schierarsi.
Il femminismo (vero) non può essere di parte
Le femministe sono state le prime a voler scardinare i rapporti sociali ingessati, la rigida assegnazione dei ruoli, i limiti imposti da un paradigma arcaico, che fin dall’infanzia targetizza giochi, colori e mestieri in maschili e femminili.
Le donne di tutto il mondo, anche quelle che non hanno bisogno di autoproclamarsi femministe, sanno quanto sia difficile essere “femmina” oggi. E che le sfide affrontate ogni giorno – dal mondo del lavoro al tornare a casa da sole, a piedi, la sera - possono solo essere ancor maggiori per una donna trans.
Tutte le volte in cui trasformano le donne transgender in paria e le obbligano a utilizzare il bagno dei maschi, sono le femministe etero cisgender la vera minaccia contro l’inclusione sociale. Non siamo alleate perché ci accomunano due seni, un utero, il ciclo mestruale o il fatto di poter partorire.
Siamo donne con forme, convinzioni, umori e idee diversi, ma unite dallo stesso bisogno di giustizia sociale, di diritti civili, di parità di genere, di uguaglianza salariale. Che, in altre parole, significa una sola cosa: l’accettazione, totale, di un sistema non-binario.
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