Conoscere persone nuove e interessanti diventa sempre più difficile con il trascorrere del tempo: anche il coronavirus ci ha messo del suo.
Conoscere persone nuove e interessanti diventa sempre più difficile con il trascorrere del tempo: anche il coronavirus ci ha messo del suo.Quando sei giovane sei un foglio bianco immacolato che non è ancora stato macchiato, stropicciato o fatto a pezzi da qualcun altro. Conoscere persone nuove è facile: che sia un amico o qualcuno destinato a diventare qualcosa di più, non c’è niente che ti frena.
Fidarsi degli altri è immediato. Nessuno ti ha ferito, illuso, sbattuto in faccia (facendoti molto male) la certezza che tante persone preferiscono mentire piuttosto che dire le cose così per come stanno.
Poi cresci e ti ritrovi ad avere problemi relazionali stratosferici, e all'inizio non te ne rendi nemmeno conto. Alla tua nebulosa di pensieri, ecco che si aggiunge un nuovo peso, pronto a farti credere che non sarai più in grado di avere a che fare con il genere umano, figuriamoci con l’altro sesso: il coronavirus.
Coronavirus e incontri: quando le app di dating non bastano più
La pandemia non ha fatto altro che aumentare il numero di iscritti alle app di incontri: quando non c’è più l’incontro settimanale con il tipo tamarro della palestra, o l’aperitivo delle 18:00 per acchiappare, rischi di trovare affascinanti tutti i corrieri che ogni giorno ti consegnano i pacchi di Amazon, il tuo nuovo migliore amico.
Così, ti rifugi in un luogo di traumi condivisi – le app di online dating, per l'appunto - dove il bisogno di fugaci incontri occasionali, dei quali ti dimentichi presto il nome, si trasforma in qualcosa di più grande: condividere momenti, cercare contatto, alleviare un senso di solitudine e apocalisse che non avevi mai provato prima.
Le conversazioni scritte sono il tuo forte, ma poi eccola che arriva: la mancanza di sguardi che sanno di flirt, di mani che si sfiorano per la prima volta camminando, di abbracci. E ti chiede quando e come quella relazione potrà diventare fisica. Lo schermo non ti soddisfa più. Sei triste e hai anche un po’ paura.
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Immaginare un incontro
Se un tempo bastava fare domande sulla politica o sui diritti LGBTQ+ per non rischiare di ritrovarsi a un appuntamento con un fan di Salvini che fa battute sui gay, la pandemia ha complicato tutto.
Perché dietro uno schermo potresti incontrare un no vax, che però te lo dice solo alla fine, quando ormai ti sei tolta maschere e mascherine. O potresti beccare la combo no mask-no vax, che non ha ancora capito che, se non ha perso un nonno in famiglia, la sua è solo fortuna.
Provi a stilare una nuova lista di domande, per sapere tutto. Ché la precauzione di questi tempi non è mai abbastanza. Poi il loop si riapre e la tua fiducia crolla ancora: e se non fosse sincero? E se fosse uno di quelli che alla fine non faranno il vaccino?
Torni offline ancora una volta. Speri in un futuro in cui qualcuno ti mostrerà il suo libretto con il vaccino anti-covid senza che sia tu a doverglielo chiedere. E nel frattempo, immagini un incontro: occhi che brillano, incisivi al vento. Una birra ghiacciata e il mare davanti. Le mani sui suoi capelli. I brividi sulla pelle.