La celebre atleta italiana, prima al mondo a gareggiare con protesi a tutti e quattro gli arti, è una delle protagoniste del documentario Netflix Rising Phoenix, dedicato alle Paralimpiadi.
La celebre atleta italiana, prima al mondo a gareggiare con protesi a tutti e quattro gli arti, è una delle protagoniste del documentario Netflix Rising Phoenix, dedicato alle Paralimpiadi.Risata contagiosa e occhi che brillano di gioia di vivere. Bebe Vio è una delle protagoniste di Rising Phoenix, il documentario Netflix dedicato alle Paralimpiadi. La nota atleta italiana campionessa di scherma è stata colpita da una devastante meningite che l'ha lasciata senza braccia e gambe in tenera età.
Disponibile su Netflix dal 26 agosto, il documentario - tra i nove atleti, straordinari campioni in campo così come nella vita - include la vincitrice di un oro e di un bronzo nel fioretto femminile agli ultimi Giochi di Rio de Janeiro 2016.
Atleta dall’età di soli 5 anni - ha vinto i più importanti tornei di scherma in carrozzina - Bebe è nota ed amata dal grande pubblico per la sua estrema positività: è un lodevole esempio di simpatia. In un tale resoconto, dunque, non poteva mancare di certo.
Bebe vio e la meningite, la storia in breve
Colpita da una meningite dalla quale le possibilità di sopravvivenza erano bassissime, Bebe ha subito danni devastanti agli arti. Dalla terapia intensiva pediatrica dell’ospedale di Padova nella quale è entrata nel novembre 2008, ne è uscita dopo ben 104 giorni, amputata sotto i gomiti e le ginocchia.
Non è stato facile, è certo, ma grazie alla vicinanza della sua famiglia, al supporto psicologico ma, soprattutto, allo straordinario coraggio dell'atleta italiana è, oggi, un grande modello per tutti, disabili e non. Oro paralimpico e campionessa del mondo di scherma, nulla da aggiungere. Bebe Vio è la prima atleta al mondo a gareggiare con protesi a braccia e gambe. E il suo atteggiamento positivo verso la vita, ci scommettiamo, è la chiave delle sue vittorie.
Rising phoenix la storia delle paralimpiadi
Questo è il periodo nel quale avrebbero dovuto svolgersi le Paralimpiadi di Tokyo 2020 che, causa Covid, sono state posticipate di un anno: quale miglior momento per dare la parola ad alcuni dei più straordinari atleti di quello che è considerato, di diritto, il terzo evento sportivo più grande del pianeta?
Su questo è incentrato il documentario diretto da Ian Bonhôte e Peter Ettedgui, opera che celebra la grandezza di quello che è diventato a tutti gli effetti un movimento internazionale che ha cambiato per sempre il modo in cui si intende la disabilità.
Foto di apertura: Stefano Colarieti / LaPresse